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Buon giorno a tutti,
vorrei dedicare questo spazio alle immagini più o meno rappresentative del secolo scorso. Un'occasione per ricordare storie ed emozioni di quello che è stato.
Spero di non aver postato qualcosa di già fatto ( nel caso mi scuso )
Bene, oggi inizio con una celeberrima foto di Mulberry Street (Lower East Side), intorno al 1900.
Piccola nota:
Questa immagine in particolare, fu realizzata dall’agenzia fotografica Detroit Publishing Co. per il proprio catalogo dimostrativo. L' originale è in B/N e questa che ho postato è stata realizzata con la tecnica cromolitografia.
Fra il 1880 e il 1915 approdano negli Stati Uniti quattro milioni di italiani, su 9 milioni circa di emigranti che scelsero di attraversare l'Oceano verso le Americhe.
Luigi Villari, osservando la popolazione dei suoi connazionali a New York nel 1912, notò:
"Alcuni quartieri sono abitati esclusivamente dagli oriundi di una data regione; in uno non troviamo che siciliani, in un altro i soli calabresi, in un terzo gli abruzzesi; vi sono poi certe strade dove non si trova che gente di un dato comune; in questa via è la colonia di Sciacca, in quello la colonia di San Giovanni in Fiore, in quell'altra la colonia di Cosenza".
Grazie O&P per lo spazio. -
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Bella, bella. . -
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Foto stupenda! se ne trovi altre postale. . -
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Qui una fotografia che ritrae un venditore di molluschi in Melburry, c.a. 1900 - anche qui l'originale era in B/N
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Quando non c'era l'aria condizionata. Bambini si divertono ad improvvisare una piccola piscina.
Little Italy, Mulberry St / Lower East Side, Luglio 1936
Nel link - da dove ho preso la foto - ci sono altre immagini inerenti al grande caldo:
http://www.dailymail.co.uk/femail/article-...nditioning.html. -
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Il grande Lewis Hine documenta in questa celebre foto del 1905, una famiglia di immigrati Italiani a Ellis Island, in attesa di poter entrare negli Stati Uniti.
www.szellemkeponline.hu/foto/lewis-hine/
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Da una relazione dell' Ispettorato Americano del 1912, pare ci fosse scritto:
Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura.
Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane.
Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.
Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina.
Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.”
“Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare.
Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario.
Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia.
Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più.
La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione.
Il testo si dice essere tratto da una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912.
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Corsi e ricorsi storici. . -
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Fin quando l'uomo continuerà a preferire il proprio tornaconto rispetto al bene comune, non se ne esce.. -
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Post dedicato all'utente Alexan16, di cui ne è estimatore, su un uomo che è ricordato come il più grande poliziotto Italiano d'oltreoceano.
Una breve introduzione biografica:
Nato a Padula, in provincia di Salerno, il 30 agosto 1860, di famiglia modesta, non povera: con il suo lavoro di sarto, il padre era riuscito a far studiare i suoi quattro figli maschi; emigrò con la famiglia a New York nel 1873 e crebbe nel sobborgo di Little Italy. Il piccolo Giuseppe per vivere si era messo a vendere giornali, a lucidar scarpe e a studiare la lingua inglese. Nel 1877, Joe (come ormai si chiamava) prese la cittadinanza statunitense, facendosi assumere l’anno dopo come netturbino dall’amministrazione newyorkese. Era caposquadra quando, una dopo l’altra, erano cominciate ad arrivare in America le fitte schiere degli emigranti italiani.
Questo fenomeno aveva posto le autorità americane di fronte a gravissimi problemi, primo quello dell’ordine pubblico. I poliziotti, quasi tutti ebrei o irlandesi, non riuscivano a capire gli immigrati né a farsi capire da loro: questo generava un clima a favore delle organizzazioni criminali che giunsero in breve a controllare tutta la Little Italy, ghetto malsano, fetido, superaffollato, dove una povera umanità sradicata (e che s’era portata appresso la propria sfiducia nell’autorità costituita) doveva lottare ogni giorno per la vita. Little Italy era il terreno ideale per la pianta del crimine. Con gli emigrati ansiosi di lavoro erano sbarcati negli Stati Uniti avventurieri, evasi e latitanti.
Joe Petrosino primo a sx, 1905
Dipendente dal Dipartimento di polizia come spazzino, Petrosino era stato poi impiegato come informatore; nel 1883, non senza difficoltà, era stato ammesso alla polizia. Faceva un certo effetto vedere quell’uomo basso e atticciato (non superava il metro e sessanta), tra i giganteschi poliziotti irlandesi. In compenso Petrosino aveva spalle larghe, bicipiti possenti e, ciò che più contò per il suo arruolamento, grinta ed intelligenza, tutto ciò che gli aveva permesso di superare le difficoltà di essere l’unico poliziotto italiano, dileggiato dai connazionali e guardato con un certo sospetto dai colleghi.
Determinante ai fini della sua carriera, oltre al suo impegno, era stata la stima riposta in lui da Theodore Roosevelt, assessore alla polizia (e poi presidente degli Stati Uniti): grazie al suo appoggio nel 1895 Petrosino era stato promosso sergente, liberato dal servizio d’ordine pubblico, e quindi dalla divisa, e destinato alla conduzione d’indagini. I criminali di Little Italy si erano trovati improvvisamente di fronte ad un nemico che parlava la loro stessa lingua, che conosceva i loro metodi, che poteva entrare nei loro ambienti. Joe Petrosino nutriva una sorta di cupo, rovente rancore verso quei delinquenti che stavano dissipando il patrimonio di stima che gli immigrati italiani avevano costruito.
Per chi ne volesse sapere di più:
www.idis-petrosino.org/content/ascrizione.htm. -
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Post dedicato all'utente Alexan16, di cui ne è estimatore, su un uomo che è ricordato come il più grande poliziotto Italiano d'oltreoceano.
Una breve introduzione biografica:
Nato a Padula, in provincia di Salerno, il 30 agosto 1860, di famiglia modesta, non povera: con il suo lavoro di sarto, il padre era riuscito a far studiare i suoi quattro figli maschi; emigrò con la famiglia a New York nel 1873 e crebbe nel sobborgo di Little Italy. Il piccolo Giuseppe per vivere si era messo a vendere giornali, a lucidar scarpe e a studiare la lingua inglese. Nel 1877, Joe (come ormai si chiamava) prese la cittadinanza statunitense, facendosi assumere l’anno dopo come netturbino dall’amministrazione newyorkese. Era caposquadra quando, una dopo l’altra, erano cominciate ad arrivare in America le fitte schiere degli emigranti italiani.
Questo fenomeno aveva posto le autorità americane di fronte a gravissimi problemi, primo quello dell’ordine pubblico. I poliziotti, quasi tutti ebrei o irlandesi, non riuscivano a capire gli immigrati né a farsi capire da loro: questo generava un clima a favore delle organizzazioni criminali che giunsero in breve a controllare tutta la Little Italy, ghetto malsano, fetido, superaffollato, dove una povera umanità sradicata (e che s’era portata appresso la propria sfiducia nell’autorità costituita) doveva lottare ogni giorno per la vita. Little Italy era il terreno ideale per la pianta del crimine. Con gli emigrati ansiosi di lavoro erano sbarcati negli Stati Uniti avventurieri, evasi e latitanti.
(IMG:https://upload.forumfree.net/i/ff11839344/i...3_24_25_26.jpeg)
Joe Petrosino primo a sx, 1905
Dipendente dal Dipartimento di polizia come spazzino, Petrosino era stato poi impiegato come informatore; nel 1883, non senza difficoltà, era stato ammesso alla polizia. Faceva un certo effetto vedere quell’uomo basso e atticciato (non superava il metro e sessanta), tra i giganteschi poliziotti irlandesi. In compenso Petrosino aveva spalle larghe, bicipiti possenti e, ciò che più contò per il suo arruolamento, grinta ed intelligenza, tutto ciò che gli aveva permesso di superare le difficoltà di essere l’unico poliziotto italiano, dileggiato dai connazionali e guardato con un certo sospetto dai colleghi.
Determinante ai fini della sua carriera, oltre al suo impegno, era stata la stima riposta in lui da Theodore Roosevelt, assessore alla polizia (e poi presidente degli Stati Uniti): grazie al suo appoggio nel 1895 Petrosino era stato promosso sergente, liberato dal servizio d’ordine pubblico, e quindi dalla divisa, e destinato alla conduzione d’indagini. I criminali di Little Italy si erano trovati improvvisamente di fronte ad un nemico che parlava la loro stessa lingua, che conosceva i loro metodi, che poteva entrare nei loro ambienti. Joe Petrosino nutriva una sorta di cupo, rovente rancore verso quei delinquenti che stavano dissipando il patrimonio di stima che gli immigrati italiani avevano costruito.
Per chi ne volesse sapere di più:
www.idis-petrosino.org/content/ascrizione.htm
Ecco mi pare giusto sottolineare una volta che oltre ad avere esportato tanta delinquenza (che poi non era un esclusiva italiana, in America di delinquenti ce n'erano già) abbiamo esportato personaggi che hanno reso grande l America.
Lui per me è il primo, poi da personaggi dello spettacolo, politici, sportivi ecc. ecco, ricordiamoci anche questo!. -
.Ecco mi pare giusto sottolineare una volta che oltre ad avere esportato tanta delinquenza (che poi non era un esclusiva italiana, in America di delinquenti ce n'erano già) abbiamo esportato personaggi che hanno reso grande l America.
Lui per me è il primo, poi da personaggi dello spettacolo, politici, sportivi ecc. ecco, ricordiamoci anche questo!
Metterò anche quelli. Comunque il topic è aperto a tutti!!! Chi volesse postare è invitato a farlo !!!. -
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Il futurismo, in una immagine.
Russolo, Carrà, Marinetti, Boccioni e Severini nel 1912 davanti la sede di Le Figaro.. -
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Milano e gli alberi in Corso Buenos Aires, 1920
http://www.lifegate.it/persone/news/cerano...-milano-sparita. -
.Milano e gli alberi in Corso Buenos Aires, 1920
(IMG:https://upload.forumfree.net/i/ff11839344/i...5_26_27_28.jpeg)
www.lifegate.it/persone/news/cerano...-milano-sparita
Il 1920 non può essere perché le auto tengono la destra (a Milano la regola fu introdotta nel 1926), comunque da quel poco che si riesce a vedere ingrandendo la foto credo che siamo nel primissimo dopoguerra..