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Palantir (Andrea).
Eminence of the Forum
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Tecnicamente, quella scuola rappresenta un "istituto di tendenza" (istituzioni religiose, sindacali, politiche...).
Di fronte alla natura non imprenditoriale dell'ente (e mi pare che ci siamo) ed a quella delle mansioni esercitate dal licenziato, esso licenziamento non gode della tutela dell'art. 18.
Sarebbe diverso, secondo sentenze in argomento, se le mansioni del "reo" fossero non collegate al pubblico o non idonee ad inficiare la particolare tendenza dell'istituzione.
Nel caso specifico, le mansioni di insegnante gay in una scuola di matrice sono certamente tali da permettere a quel soggetto di porsi in contrasto con l'ente. Se il licenziato avesse avuto mansioni, per esempio, di tecnico della caldaia o altro ruolo privo di contatto con terzi o con utenti, le cose sarebbero state diverse.
Vi pare sbagliato?
A me pare assolutamente giusto.
Vi pare discriminatorio?
A me pare minimo strumento di garanzia della soggettivitá specifica.
Ma scusate: un partito di estrema sinistra potrebbe tollerare di avere un addetto alle relazioni pubbliche di estrema desta, che magari non lo abbia detto prima dell'assunzione?
Non vorremo mica negare la prerogativa a questi, solo perchè sono cattolici cattivi...e magari garantirla domani a qualche madrassa al centro delle nostre cittá....
Per chiudere: che un ministro della repubblica arrivi a minacciare sanzioni e severitá quando determinate decisioni sono consentite da norme di legge (e direi, norme intelligenti, non come quelle partorite negli ultimi anni) dimostra tanto della tragicitá del punto a cui siamo approdati.
Non dico altro perchè potrei incorrere io in sanzioni, qui...mi rendo conto di quando sto per concedere briglia sciolta alle mie dita e allora scelgo di fermarmi...
Un saluto.