Che cosa significa essere italiani?

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  1. Averolditime
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    Non è precisamente un fatto del giorno, ma credo che la domanda abbia una sua bruciante attualità.
    All'università lessi Che cosa significa essere americani?...libricino del politologo liberal Micheal Walzer...e già allora immaginavo lo stesso interrogativo applicato alla nostra genia. Dietro la contrapposizione, forse a somma zero, fra il genio italiano e l'italiano medio, un po' caricaturale in entrambi i casi...c'è l'oggettiva difficoltà nel mettere a fuoco un popolo che non esiste, non è mai esistito, eppure ci abbiamo a che fare tutti i giorni.

    Privo di certezze, mi attacco ai procedimenti dimostrativo-deduttivi...che soli aiutano a non cadere in errore.
    Se io dico: "gli italiani sono squallidi parassiti senza palle o visione"...o al contrario..."gli italiani sono avanti, depositari di sacralità e bellezza"...non importa quale delle due proposizioni sia vera o se lo siano tutte e due; ha rilevanza il fatto che si possano concepire "gli italiani" come un popolo, come un particolare-universale. Questi italiani sempre italiani, dalla mattina alla sera! come diceva Longanesi.

    Quindi la prima domanda da porsi è: in quest'entità plurale che chiamiamo "italiani" qual è il minimo comune denominatore, l'acido deossiribonucleico che li/ci definisce? Che unisca il napoletano e il triestino? Il calcio? La passera? Un certo non so che?

    Credo di poter affermare che negli ultimi 50 anni questa astrazione reale, o questa idealizzazione vivente, dell'italiano...mi fa schifo. E' una sintesi ben bilanciata di tutto ciò che mi disturba nella razza umana: mediocrità, furberia, il volare in soccorso dei vincitori, approssimazione, il conformismo vestito da originalità, volgarità, vigliaccheria, superficialità ciarliera, ostentazione dell'imbecillità e dell'immoralità, tono di voce alto, il simulato sospiro, gli umori estroversi. Eppure...c'è un substrato di virtuosa "italianità" che scivola in epoche in cui non c'era l'Italia e non c'erano gli italiani, ma di cui questa lacrima di terra si è impregnata...difficile da disconoscere...anche se questa formulazione è a stretti termini...un paradosso. Che non è quella del marketing cretino, non è il "made in Italy"...sole, mare e fantasia. Ma un giudizio riflettente in cui la realtà si riflette qui diversamente da come fa in ogni altro luogo. Qualcosa che abbiamo ereditato, assorbito, di cui siamo impastati...che lo sì sappia o meno...che lo si recuperi o meno. E che si rileva soprattutto viaggiando, stando all'estero a lungo.
    Sono poca cosa quando mi misuro, molto quando mi confronto. E se è vero che vivere in Italia è un'agonia, oggi, e farlo in alcuni altri Paesi (solo alcuni...perché...provate a fare una passeggiata per strada a Buenos Aires o cenare in casa di irlandesi; certo, i liguri fanno incazzare e la Calabria è al degrado, ma siete mai stati al mare a Broadstairs?) è più facile e gratificante, la barzelletta che siamo ai nostri stessi occhi e a quelli degli altri, fa ridere per una ragione precisa. L'effetto comico che produciamo non è determinato dalla nostra inettitudine, che in se stessa non farebbe ridere, come non fa ridere un handicappato. Ma dal contrasto fra ciò che siamo e ciò che potremmo essere. Come vedere un T-Rex che cerca di fare il letto. Se il napoletano che gesticola mentre parla fa ridere...lo fa perché Napoli è stata capitale di gusto e civiltà. Mentre un coreano, quando sembra un babbuino automatizzato, non fa ridere nessuno. Quando sono stato all'estero...ho sempre avuto una indefinibile sensazione di "superpoteri" che non è identificabile strettamente in ciò che sono come individuo. Ma che zampilla da ciò che c'è nella mia singolarità di "italiano". Qualcosa che so senza sapere. Un approccio post-convenzionale, un gusto, un istinto della ragione, un'empatia con il reale che gli altri non hanno.
    Ricordo una frase di Francis Ford Coppola su Gastone Moschin che può servire da emblema: "quando entrava in scena lasciava solo scorrere quello che era in quello che la parte richiedeva, e ciò bastava per rendersi memorabile. Solo un grande italiano può farlo". Forse è retorica da italoamericano, forse no.

    Scusate la lungaggine, ma è un argomento che non credo sia facile esaurire...
     
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    Cosa significa?....non significa nulla!

    Gli italiani non esistono e l'itaglia non è che "un'espressione geografica"....agli italiani mancano tutti gli elementi storici fondamentali che fanno di un popolo una nazione.

    Definirei il tuo discorso un tentativo di "cavare sangue da una rapa"
     
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    Essere italiani è tante cose.
    Farne un elenco o cercare di coglierne l'essenza sarebbe, da parte mia e qui, un tentativo maldestro, perchè obiettivamente hai detto molto, lo hai detto con garbo e acume: non potrei arricchire il tuo scritto. E credo che tu abbia colto la veritá quando hai parlato dell'impasto di cui siamo fatti, di una sorta di ereditâ diciamo culturale che, unica fortuna oggi, abbiamo alle spalle.
    Ti sono grato per questo thread. E per come lo hai concepito.
    Per come io la vedo, essere italiani è anche farsi venire in mente un topic del genere.

    Un abbraccio
     
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    CITAZIONE (Palantir @ 4/9/2014, 07:17) 
    Essere italiani è tante cose.
    Farne un elenco o cercare di coglierne l'essenza sarebbe, da parte mia e qui, un tentativo maldestro, perchè obiettivamente hai detto molto, lo hai detto con garbo e acume: non potrei arricchire il tuo scritto. E credo che tu abbia colto la veritá quando hai parlato dell'impasto di cui siamo fatti, di una sorta di ereditâ diciamo culturale che, unica fortuna oggi, abbiamo alle spalle.
    Ti sono grato per questo thread. E per come lo hai concepito.
    Per come io la vedo, essere italiani è anche farsi venire in mente un topic del genere.

    Un abbraccio

    Nella domanda il tempo del verbo è l'indicativo....
     
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  5. tonyhr0x
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    Non riesco bene a definirlo. Ma so che ne cado tanto fiero eche quando si ne parlano male mi viene da piangere. Grazie per il 3d. Un abbraccio
     
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    CITAZIONE (sidereusnuncius @ 4/9/2014, 07:30) 
    Nella domanda il tempo del verbo è l'indicativo....

    Nella mia risposta i tempi verbali mi paiono corretti.
    analogamente nella tua, che la precede.
    Nel merito, ciascuno può farsi l'idea che crede.
     
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    bellissimo intervento di averoldtime, fa riflettere ed è scritto in un italiano perfetto, virtù e abilità che apprezzo infinitamente

    forse manca un po' di concretezza, che è un vezzo italiano, basato sulla 'forma' più che sulla sostanza: e questo è un difetto.

    Manca di una conclusione chiara e gioca sull'equivoco del 'sembra ma...'

    D'altra parte l'Italia è il paese della 'forma' e ha dato i natali ai più grandi artisti della storia proprio perché la forma, il gusto per il bello estetico appartiene a noi e non ai coreani tedeschi messicani

    ma questo gusto e questa abilità nella forma ci differenzia dagli stati che hanno puntato sulla sostanza, come tedeschi, americani, coreani appunto ma la lista è lunga

    arriviamo fino a 90 e gli ultimi 10 gradini della scala ci riposiamo, guardiamo attorno, 'cincischiamo' come si usa dire

    per questo lasciamo incompiuto tutto: i governi, le autostrade, le norme attuative, i processi

    non riusciamo a 'quagliare' a raccogliere i frutti della semina, ci imbarchiamo in progetti che non concludiamo

    per noi conta il 'viaggio' non la meta

    inauguriamo le opere e gongoliamo nel tagliare il nastro non nel consegnarle
    esultiamo all'elezione di un governo e poi ce ne stanchiamo subito
    sosteniamo una personalità e poi gli leviamo la sabbia sotto il piedistallo
    reagiamo con Decreti Legge ad emergenze e poi ci dimentichiamo di convertirli in legge o facciamo talmente tanti emendamenti che annacquiamo il risultato
    non sappiamo tutelare il nostro patrimonio artistico e guardiamo con invidia una modernità acciaio-ferro che non fa parte della nostra storia e cultura e così stupriamo la bellezza dei ns paesaggi, delle ns città

    questo significa essere italiani, arrivare fino ad un certo punto e poi mollare, come nella II guerra mondiale. Ci pentiamo. Cambiamo idea

    questo è per me il leitmotiv, la sottile linea rossa comun denominatore

    Una cosa però dell'opener sposo in pieno: noi siamo intrisi di questa cultura anche se a parole la rifuggiamo. E quando andiamo all'estero poi ce ne accorgiamo. E quando rientriamo sentiamo intimamente un soffocato sollievo che è poi quello che induce moltissimi a scegliere l'italia e non pentirsene

    quest'estate il parcheggiatore-manutentore-tuttofare del villaggio turistico in Calabria era un signore di Manhattan di 50 erotti anni. Gli chiesi cosa ci facesse li'. A 40 anni ha deciso di cambiare vita. Dopo un viaggio ha deciso di rimanere. In calabria. Mica a Milano o Roma. In un angolo della Calabria. Oggi ha una moglie. E' felice mi ha detto. Non tornerebbe indietro. L'ho guardato negli occhi e m'e' parso sincero

    Edited by jinfizz2014 - 4/9/2014, 09:20
     
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  8. Averolditime
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    CITAZIONE (sidereusnuncius @ 4/9/2014, 07:13) 
    Cosa significa?....non significa nulla!

    Gli italiani non esistono e l'itaglia non è che "un'espressione geografica"....agli italiani mancano tutti gli elementi storici fondamentali che fanno di un popolo una nazione.

    Definirei il tuo discorso un tentativo di "cavare sangue da una rapa"

    C'è anche molta gente che bestemmia con acrimonia salvo poi affermare la non esistenza di alcun Dio. Io non mi accanisco tanto verso qualcosa che non esiste.
     
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    CITAZIONE (Averolditime @ 4/9/2014, 09:19) 
    C'è anche molta gente che bestemmia con acrimonia salvo poi affermare la non esistenza di alcun Dio. Io non mi accanisco tanto verso qualcosa che non esiste.

    Non è che mi accanisco contro qualcosa che non esiste.
    Confuto, e mi sembra nella fattispecie con pacatezza, le teorie di chi vorrebbe che esistessero (gli italiani).

    In questo 3D, come ho già anticipato, la differenza nei modi dei tempi dei verbi che verranno utilizzati, anche in futuro, sarà dirimente.

    Molti interverranno, alcuni già lo hanno fatto, tu stesso mi pare, spiegando....

    "come gli sembra che siano"
    o

    "come vorrebbero che fossero"

    dimenticando però di provarne e specificarne l'esistenza.
     
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    CITAZIONE (Averolditime @ 4/9/2014, 05:13)
    Non è precisamente un fatto del giorno, ma credo che la domanda abbia una sua bruciante attualità.
    All'università lessi Che cosa significa essere americani?...libricino del politologo liberal Micheal Walzer...e già allora immaginavo lo stesso interrogativo applicato alla nostra genia. Dietro la contrapposizione, forse a somma zero, fra il genio italiano e l'italiano medio, un po' caricaturale in entrambi i casi...c'è l'oggettiva difficoltà nel mettere a fuoco un popolo che non esiste, non è mai esistito, eppure ci abbiamo a che fare tutti i giorni.

    Privo di certezze, mi attacco ai procedimenti dimostrativo-deduttivi...che soli aiutano a non cadere in errore.
    Se io dico: "gli italiani sono squallidi parassiti senza palle o visione"...o al contrario..."gli italiani sono avanti, depositari di sacralità e bellezza"...non importa quale delle due proposizioni sia vera o se lo siano tutte e due; ha rilevanza il fatto che si possano concepire "gli italiani" come un popolo, come un particolare-universale. Questi italiani sempre italiani, dalla mattina alla sera! come diceva Longanesi.

    Quindi la prima domanda da porsi è: in quest'entità plurale che chiamiamo "italiani" qual è il minimo comune denominatore, l'acido deossiribonucleico che li/ci definisce? Che unisca il napoletano e il triestino? Il calcio? La passera? Un certo non so che?

    Credo di poter affermare che negli ultimi 50 anni questa astrazione reale, o questa idealizzazione vivente, dell'italiano...mi fa schifo. E' una sintesi ben bilanciata di tutto ciò che mi disturba nella razza umana: mediocrità, furberia, il volare in soccorso dei vincitori, approssimazione, il conformismo vestito da originalità, volgarità, vigliaccheria, superficialità ciarliera, ostentazione dell'imbecillità e dell'immoralità, tono di voce alto, il simulato sospiro, gli umori estroversi. Eppure...c'è un substrato di virtuosa "italianità" che scivola in epoche in cui non c'era l'Italia e non c'erano gli italiani, ma di cui questa lacrima di terra si è impregnata...difficile da disconoscere...anche se questa formulazione è a stretti termini...un paradosso. Che non è quella del marketing cretino, non è il "made in Italy"...sole, mare e fantasia. Ma un giudizio riflettente in cui la realtà si riflette qui diversamente da come fa in ogni altro luogo. Qualcosa che abbiamo ereditato, assorbito, di cui siamo impastati...che lo sì sappia o meno...che lo si recuperi o meno. E che si rileva soprattutto viaggiando, stando all'estero a lungo.
    Sono poca cosa quando mi misuro, molto quando mi confronto. E se è vero che vivere in Italia è un'agonia, oggi, e farlo in alcuni altri Paesi (solo alcuni...perché...provate a fare una passeggiata per strada a Buenos Aires o cenare in casa di irlandesi; certo, i liguri fanno incazzare e la Calabria è al degrado, ma siete mai stati al mare a Broadstairs?) è più facile e gratificante, la barzelletta che siamo ai nostri stessi occhi e a quelli degli altri, fa ridere per una ragione precisa. L'effetto comico che produciamo non è determinato dalla nostra inettitudine, che in se stessa non farebbe ridere, come non fa ridere un handicappato. Ma dal contrasto fra ciò che siamo e ciò che potremmo essere. Come vedere un T-Rex che cerca di fare il letto. Se il napoletano che gesticola mentre parla fa ridere...lo fa perché Napoli è stata capitale di gusto e civiltà. Mentre un coreano, quando sembra un babbuino automatizzato, non fa ridere nessuno. Quando sono stato all'estero...ho sempre avuto una indefinibile sensazione di "superpoteri" che non è identificabile strettamente in ciò che sono come individuo. Ma che zampilla da ciò che c'è nella mia singolarità di "italiano". Qualcosa che so senza sapere. Un approccio post-convenzionale, un gusto, un istinto della ragione, un'empatia con il reale che gli altri non hanno.
    Ricordo una frase di Francis Ford Coppola su Gastone Moschin che può servire da emblema: "quando entrava in scena lasciava solo scorrere quello che era in quello che la parte richiedeva, e ciò bastava per rendersi memorabile. Solo un grande italiano può farlo". Forse è retorica da italoamericano, forse no.

    Scusate la lungaggine, ma è un argomento che non credo sia facile esaurire...

    CITAZIONE (Palantir @ 4/9/2014, 07:17) 
    Essere italiani è tante cose.
    Farne un elenco o cercare di coglierne l'essenza sarebbe, da parte mia e qui, un tentativo maldestro, perchè obiettivamente hai detto molto, lo hai detto con garbo e acume: non potrei arricchire il tuo scritto. E credo che tu abbia colto la veritá quando hai parlato dell'impasto di cui siamo fatti, di una sorta di ereditâ diciamo culturale che, unica fortuna oggi, abbiamo alle spalle.
    Ti sono grato per questo thread. E per come lo hai concepito.
    Per come io la vedo, essere italiani è anche farsi venire in mente un topic del genere.

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    Sono d'accordo con chi ha definito l'Italia una mera espressione geografica.

    Qui non si vede nulla di ciò che rende "popoli" e "nazioni" molti dei nostri vicini...senso civico, unità, importanza della comunità vs quella del singolo, valori comuni, orgoglio nazionale...da noi semplicemente non esistono. Possiamo solo riempirci la bocca con l'antica Roma che forse è stato l'unico esempio di identità nazionale prodotto dallo stivale.

    Certamente ci sono italiani che davvero si sentono "popolo" e "nazione" ma sono una minoranza, gli altri lo sono solo a parole o quando gioca la nazionale...poi alla prova dei fatti vincono sempre l'interesse personale su quello comune, il campanilismo, la "furbizia" e il chi-se-ne-fotte-tanto-qualcuno-pagherà...altrimenti non saremmo ridotti come siamo.
    Oppure ci sono persone che scappano o sperano di scappare per poter andare a trovare un posto dove potersi finalmente sentire parte di un "popolo" e di una "nazione"...e quelli che scappano, quasi mai ritornano.
    La storia e la cultura non ci stanno aiutando a uscire dalla crisi economica, a cambiare l'architettura di uno stato che si sta distruggendo e sta distruggendo i suoi cittadini/sudditi, a combattere corruzione e malavita e a darci delle regole comuni che rendano l'Italia un paese "normale"...idem il benessere che pure non manca (cibo, clima e posti splendidi) per alcuni è tutto, per tanti non vale nulla.

    L'americano che si è trasferito in Calabria? Sono 20 anni che viaggio abbastanza spesso in Italia e all'estero per lavoro...per ogni straniero che ha fatto una scelta simile ne trovi 10.000 che ti dicono "L'Italia? Il posto più bello del mondo dove trascorrere le vacanze, ma non ci vivrei mai".
     
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  12. andrew14
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    CITAZIONE (sidereusnuncius @ 4/9/2014, 07:13) 
    Cosa significa?....non significa nulla!

    Gli italiani non esistono e l'itaglia non è che "un'espressione geografica"....agli italiani mancano tutti gli elementi storici fondamentali che fanno di un popolo una nazione.

    Definirei il tuo discorso un tentativo di "cavare sangue da una rapa"

    Se per te non significa nulla l'eredità dell'impero romano, essere la culla dell'arte, avere la migliore cultura culinaria e la sede dello stato pontificio.
    Rinnegare la propria patria per un momento di crisi economica e sociale non mi sembra corretto, gran parte della storia e dell'innovazione è stata fatta dall'Italia e dagli italiani, non dimenticarlo.
    Tutt'ora le più importanti ricerche mediche sono svolte da medici italiani, non avremo i mezzi al momento, ma le teste ci sono!
     
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    Una grossa differenza, a mio parere, è che tra americani, britanni e francesi, per esempio, e noi, loro sono divisi da idee politiche, usi e costumi di differenti località interne, ma quando il gioco si fa duro tornano tutti americani, britanni e francesi in modo estremamente compatto e convinto.
    Noi siamo il contrario. Ci battiamo e siamo uniti con i tifosi della stessa squadra, con quelli della stessa contrada, con il nostro paese contro quello al di là del fiume e lì diamo il meglio. Quando invece serve unità nazionale e di intenti, tutti imboscati ognuno a pensare solo al proprio tornaconto e orticello. Basta vedere come la sinistra italiana, per esempio, godeva a sputtanare Berlusconi all'estero, facendo del male al paese, ma favorendo un loro rapido ritorno al potere. E ovviamente, la destra italiana farebbe esattamente lo stesso se questo portasse loro dei benefici immediati o anche solo ipotizzabili.

    Daniele
     
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  14. Gekko::est.90
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    Non saprei rispondere al momento a tale quesito. Forse essere italiani significa essere ipocriti.

    In ogni caso, complimenti per lo scritto, as usual.
     
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  15. ciaca
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    Caro amico, ti rinnovo il bentornato.
    Leggere le tue divagazioni un gustoso passatempo, mai banale.
    Hai perfettamente sintetizzato ció che penso, non saprei cos'altro aggiungere al quesito che poni.
    Mi piace invece mettere l'accento sulle due dimensioni dell'italiano, come popolo e come individuo.
    Dimensioni che hai ben tratteggiato.
    È evidente quindi che come popolo non esistiamo e non funzioniamo, mentre come "fenotipo" individuale è troppo difficile astrarre un discorso generale come cerchi di fare tu riferendoti a quelle caratteristiche "fuori dal normale" come il gusto, l'istinto e l'empatia col reale, ecc ecc.
    Perchè se è vero che passeggiare per le strade di Buenos Aires o Mexico City non è un'esperienza che riconcilia col mondo, è anche vero che il mondo è pieno di italiani che hanno ricreato in altri luoghi enclavi specchio fedele di tutte le storture che si sarebbero dovuti lasciare alle spalle.
    Che siano i pugliesi in via Ripamonti a Milano o i Calabresi in qualche caxxodißtrasse a Berlino.
    Insomma, io questo "fenotipo" individuale dalle qualità fuori dal comune lo riconosco, ma in una piccola minoranza di italiani, la stragrande maggioranza al contrario sono nella loro individualità lo specchio fedele di tutto ció che di gretto rappresentano come collettività.
    E non potrebbe essere diversamente.
     
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90 replies since 4/9/2014, 04:13   1266 views
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