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Ciao a tutti , ultimamente mi pongo questa domanda , ho notato "come gia' sapete" circa le nuove politiche delle case a chiudere il loro rapporto con diversi concess. dei marchi noti per motivi che ovvio non sta' a me discutere , rendendo sempre piu' selettiva la distribuzione attraverso le aperture delle loro boutique di propieta' monomarca ,dedicando a queste modelli esclusivi , creando un ambiente senza distrazione di altri marchi ed abbattendo forse anche il fattore sconto .
percio' vi chiedo , secondo voi la strategia del futuro dei brands sara' boutique monomarca e contatto diretto azienda/utente finale? gia' diverse aziende hanno/stanno tastando e stimolando tramite il loro sito gli utenti finali tramite le personalizzazioni etc , il fine sara' quello della trattativa diretta?
cosa si inventeranno i grandi manager dei numeri a capo dei brands nei prox decenni? potrebbero saltare i passaggi intermediari?
personalmente adoro il rapporto con il negozio di fiducia "plurimarche" cosi' da poter scegliere e decidere "come in famiglia" sul da farsi , ma quanto riusciranno a tenere , secondo voi il giocoforza i conc. vs le case madri? che fine faranno i nostri sconti , agevolazioni sull'assistenza e quant'altro fa' un conc. per tenersi il cliente?. -
ciaca.
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Visto il ridimensionamento del mercato italiano, che oggi opera di fatto come parallelista su altri più floridi mercati, con effetti distorsivi sia sulla concorrenza che su certi fenomeni di inflazione del marchio, una ristrutturazione della rete di vendita, figlia di un'epoca (gli anni '80) di grande floridità ormai purtroppo divenuta solo un lontano ricordo, era inevitabile.
Le case hanno enormi difficoltà distributive su mercati come quello cinese, in cui non possono fisiologicamente avere una distribuzione capillare per l'ampiezza del territorio da presidiare e l'eterogeneità dello stesso, e i cinesi stanno puntando molto sulla vendita diretta, saltando a piè pari gli intermediari (come molti concessionari italiani erano diventati) e trattando direttamente con le case stesse scontistiche che agli stessi concessionari italiani non sono consentite.
Molti concessionari, anche di lunga tradizione, in Italia sono destinati a chiudere o hanno già chiuso, e ció è inevitabile. La distribuzione sarà sempre meno diffusa sul territorio e concentrata nelle poche città che ancora garantiscono un volume di vendite sufficiente oltre che nelle poche boutique monomarca; il mercato al dettaglio in italia è praticamente esangue.
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Per molti marchi di orologeria indipendente la via della boutique monomarca è una strada costosa ma obbligata. Perché io alla figura dell'orologiaio di fiducia che consiglia al meglio i clienti non credo più. I grandi concessionari multimarca hanno interesse economico a privilegiare poche marche a scapito delle altre: e lo si capisce anche solo dai diversi spazi espositivi. E poichè tendono sempre a privilegiare quelle che hanno meno bisogno perché più cool e riconosciute dal mercato è una cosa triste. In generale poi sempre meno sono le figure dei concessionari multi brand di alto livello anche solo a livello di competenza nel settore. Allora meglio la boutique. Poi si darà: ma i prezzi sono più alti. Vero, ma forse si riuscirebbe anche a rendere i listini un po' più veritieri in termini di prezzo di quanto siano oggi. Alla fine si spenderà più all'acquisto ma forse i nostri orologi terranno un po' di più il valore. Guardate Louis Vouitton: forse la sua fortuna sta proprio nel fatto che è riuscita a mantenere sotto controllo la distribuzione direttamente. Altrimenti anche lì sarebbero solo sconti selvaggi dappertutto. In sintesi quindi se questo servisse a rendere più serio il settore, ad esporre più orologi ai clienti, allora avrebbe la mia piena approvazione. . -
ciaca.
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Quello che scrivi si staglia però contro la realtà che su altri mercati è completamente diversa.
Se ciò che dici accadesse in tutto il mondo allora avresti ragione, in realtà dove c'è grande domanda ci sono anche grandi sconti all'ingrosso, e quindi ampi margini di trattabilità del prezzo, come ci sono stati in Italia in passato.
Quindi questo fenomeno virtuoso di riallineamento dei listini con riflessi sulla tenuta del valore degli orologi acquistati continuerà a non esserci, mentre continuerà ad esserci quella migrazione di orologi da un mercato all'altro a secondo delle differenti condizioni d'acquisto.
Negli anni 90 i Daytona si compravano ad Hk e si rivendevano sopra listino in Italia, in questi anni gli orologi si sono comprati con sconti fino a quasi il 50 in italia per poi rivenderli ad HK.
È una ruota che gira proprio perchè c'è questa asimmetria costante a farla girare come forza propulsiva, con gli orologi che vanno dov'è c'è una più sostenuta domanda (e non è difficile ipotizzare che in un futuro non troppo remoto molti degli orologi finiti in Asia potrebbero tornare indietro ed invadere i mercati europei)
Edited by ciaca - 20/10/2014, 16:42. -
Donnie Darko.
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Una boutique monomarca con tutti i modelli, che è realmente al servizio del cliente, e non certo con i vernissage e i party, ma con tecnici preparati pronti a risolvere qualsiasi problema, listiini reali e bloccati, allora sì che comprerei.....sto sognando..vero...? . -
loving2000.
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Il mercato gira al contrario per le Maison orologiere: di solito se si compra direttamente in fabbrica (leggi boutique monomarca) lo sconto è maggiore rispetto ad acquistare da un intermediario. . -
enricoc2.
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CITAZIONE (ciaca @ 20/10/2014, 16:23)Visto il ridimensionamento del mercato italiano, che oggi opera di fatto come parallelista su altri più floridi mercati, con effetti distorsivi sia sulla concorrenza che su certi fenomeni di inflazione del marchio, una ristrutturazione della rete di vendita, figlia di un'epoca (gli anni '80) di grande floridità ormai purtroppo divenuta solo un lontano ricordo, era inevitabile.
Le case hanno enormi difficoltà distributive su mercati come quello cinese, in cui non possono fisiologicamente avere una distribuzione capillare per l'ampiezza del territorio da presidiare e l'eterogeneità dello stesso, e i cinesi stanno puntando molto sulla vendita diretta, saltando a piè pari gli intermediari (come molti concessionari italiani erano diventati) e trattando direttamente con le case stesse scontistiche che agli stessi concessionari italiani non sono consentite.
Molti concessionari, anche di lunga tradizione, in Italia sono destinati a chiudere o hanno già chiuso, e ció è inevitabile. La distribuzione sarà sempre meno diffusa sul territorio e concentrata nelle poche città che ancora garantiscono un volume di vendite sufficiente oltre che nelle poche boutique monomarca; il mercato al dettaglio in italia è praticamente esangue.
Ciao Ciaca mi spieghi meglio il passaggio evidenziato? Non riesco a cogliere gli effetti distorsivi da te paventati. Sia quello sulla concorrenza sia quello sui fenomeni di inflazione del marchio. In sostanza io pensavo che le case produttrici producessero un certo numero di orologi in relazione alle richieste del mercato. Venderli in Italia o in Cina a loro cosa cambia e in che modo si creano fenomeni inflazionistici? Grazie se vorrai rispondere.
Ciao. -
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E' chiaro che anche le boutique non bastano a controllare la distribuzione se si produce troppo o si distribuisce male. Gli sconti ci sono perché c'è troppo prodotto in rapporto ai prezzi stellari. Quindi, meno prodotto, controllo diretto della distribuzione, oppure prezzi più rapportati alle quantità, e allora forse unj po' di credibilità può tornare altrimenti no. Ma per me il multimarca ha fatto il suo tempo. . -
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Ho sentito dire che alcuni di questi concessionari si stanno specializzando nella vendita a collezionisti stranieri (cinesi, russi...),
che arrivano e comprano in blocco diversi pezzi. -
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a parte i grossi concessionari storici (che riescono ancora a fatturare grazie all'export) il resto dei punti vendita sarà surclassato dai negozi monomarca.
a Roma, ad esempio, per alcuna marche (Omega - IWC), sono rimasti tre concessionari e le Boutique.
a breve sarà molto difficile acquistare orologi di queste Maison con gli sconti di una volta.
il futuro è ormai tracciato, soprattutto perché i guadagni della boutique (che fa sconti irrisori) sono di gran lunga superiori a quelli dei dettaglianti.
mi sembra di capire che la politica perseguita sia quella di: "meglio meno pezzi venduti nel complessivo, ma con margini superiori, rispetto a tanti orologi (s)venduti con sconti stratosferici.. -
enricoc2.
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Si ma tutto questo come va ad incidere con il mercato parallelo dei Reseller ? Che il conce sia mono-marca o pluri-marca, nel momento in cui si trova del prodotto invenduto tenderà sempre ed in ogni caso a farlo muovere, anche ed a maggior ragione per tenersi la concessione. In tutto questo ammetto che mi manca qualche tassello . -
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Usando boutique si accorcia la filiera distributiva aumentando i margini di guadagno e il prestigio del marchio
Usando i "commessi monomarca" si elimina il rapporto personale tra cliente e commerciante in modo molto asettico dando la sensazione di entrare in un "santuario" dove se tu in funzione del marchio e non viceversa...
Personalmente la stessa sgradevole sensazione che ho avuto entrando (e subito uscito, PC per tutta la vita!!!) da un centro Apple. -
bubba48.
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Personalmente la stessa sgradevole sensazione che ho avuto entrando (e subito uscito, PC per tutta la vita!!!) da un centro Apple
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È un percorso che purtroppo sembra non più invertibile.prendendo atto di ciò, sarebbe interessante vedere la tendenza del mercato del secondo polso.Quotazioni per l'usato in ascesa oppure subito grossa perdita di valore? E la mia domanda è posta considerando i soliti pezzi noti al mercato, alla fetta più importante. . -
.Una boutique monomarca con tutti i modelli, che è realmente al servizio del cliente, e non certo con i vernissage e i party, ma con tecnici preparati pronti a risolvere qualsiasi problema, listiini reali e bloccati, allora sì che comprerei.....sto sognando..vero...?
Se prezzi e distribuzione fossero bloccati e unificati globalmente attraverso le boutique sarebbe un sogno, valore reale e nessuna possibilità di speculazione.
Boutique di ogni marca e vera concorrenza tra le varie Case porterebbero a un rapporto più veritiero tra costi di produzione/distribuzione e prezzo finale..