Il civilissimo iran

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  1. Palantir (Andrea)
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    Iran, Reyhaneh è stata impiccata: aveva ucciso il suo stupratore

    25 ottobre 2014

    Sono stati inutili gli appelli e la mobilitazione internazionale: Reyhaneh Jabbari è stata impiccata a Teheran a mezzanotte. La 26enne era stata condannata a morte con l'accusa di omicidio, commesso sette anni fa: la vittima era un personaggio `eccellente´, un ex impiegato del ministero dell'Intelligence iraniana, Morteza Abdolali Sarbandi, che secondo il racconto della ragazza aveva cercato di stuprarla.

    Proprio la determinazione di Reyhaneh nel non ritrattare la sua versione, negando lo stupro come le chiedeva la famiglia della vittima in cambio del «perdono», le è costata la vita. I fatti risalgono al 2007. Reyhaneh aveva confessato immediatamente l'omicidio, commesso a suo dire per autodifesa. Ma durante la deposizione non le è stato consentito di avvalersi di un avvocato. La prima condanna a morte da parte di un tribunale penale di Teheran è arrivata nel 2009. La sentenza è stata poi confermata dalla Corte Suprema, pochi mesi dopo. A marzo di quest'anno i familiari di Reyhaneh sono stati informati che la giovane sarebbe stata giustiziata il 15 aprile, ma l'esecuzione era stata poi sospesa. L'esecuzione è stata quindi annunciata per il 30 settembre e successivamente rinviata per altri dieci giorni. Il rinvio è stato poi di fatto prorogato mentre erano in corso trattative fra la famiglia di Reyhaneh e quella di Sarbandi, dato che l'ordinamento della Repubblica Islamica prevede che la pena capitale sia annullata se i familiari della vittime perdonano l'assassino.

    Nel frattempo era partita una campagna internazionale per salvare Reyhaneh. Il 30 settembre la madre della giovane, Sholeh Pakravan aveva anche lanciato un appello tramite Aki-Adnkronos International chiedendo alle autorità italiane e vaticane di attivarsi per salvare la vita della figlia. All'appello avevano risposto il ministro degli Esteri Federica Mogherini e altre autorità politiche e religiose. Ieri sera dopo aver abbracciato la figlia in carcere per l'ultima volta, la madre aveva lanciato un nuovo disperato appello per salvare la vita della figlia. Il perdono della famiglia della vittima avrebbe salvato Reyhaneh dalla forca, ma il figlio dell'uomo ha chiesto che la ragazza negasse di aver subito un tentativo di stupro e lei si è sempre rifiutata di farlo. Secondo le fonti di Aki-Adnkronos International, è stato proprio il figlio di Sarbandi a togliere lo sgabello sotto i piedi della ragazza al momento dell'impiccagione, avvenuta a mezzanotte. Anche l'ong Neda Day aveva chiesto una mobilitazione internazionale per scongiurare l'esecuzione, invitando tra l'altro tutti gli italiani a recapitare un messaggio di protesta all'ambasciata iraniana a Roma, nel tentativo di riuscire a fermare l'esecuzione di Reyhaneh. Il caso era seguito inoltre da Iran Human Rights (Ihr), un'ong che si batte contro la pena di morte nella Repubblica islamica e che il 30 settembre aveva riferito come decine di persone si fossero radunate il giorno prima davanti al carcere di Rajaishahr dove era detenuta la ragazza, per protestare contro la condanna. Reyhaneh era stata poi trasferita al carcere di Varamin, a sud di Teheran. Ieri l'ultimo trasferimento in un carcere imprecisato, dove è avvenuta l'esecuzione
     
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