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Fai il comico? Perché sennò sulla 7 c'è una trasmissione per nuovi comici...
Faresti fortuna. -
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Ecco .. Come dicevo prima .. Chiaro esempio .. Meglio parlare d'altro se non si sa quello che si dice . -
SHADE.
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Ci ho pensato tutta la giornata, se rispondere o meno a questa discussione. Poi ho pensato che poteva essere interessante, anche solamente per me stesso, mettere per iscritto la mia idea, che va ben oltre il concetto "Common Project", parte da molto più lontano.
Per parlare di un prodotto di design o meno, bisogna in anzitutto comprenderne gli archetipi e il perché di un determinato disegnato tecnico-stilistico, perché non dimentichiamoci che quando parliamo di un prodotto, parliamo di un oggetto che nasce dal disegno e dal bisogno dell'uomo di costruire e sviluppare qualcosa che migliora l'essere umano, anche solamente ad un livello personale ed interiore. Queste probabilmente non sono parole mie, anzi sono le parole che riassumo un'intervista di Philippe Starck (www.starck.com) sull'idea di design contemporaneo, che non è altro che un pensiero che c'è da sempre. I migliori prodotti di design sono quelli che migliorano l'uomo, ma allo stesso tempo non ne cambiano le abitudini e le forme, che siano capaci di passare in modo "naturale" nel corso delle persone. Si un paio di scarpe, come una sedia, come un telefonino sono decisamente esercizi di design, che devono completare un bisogno. Però ogni oggetto che acquistiamo porta con se una storia.
Probabilmente il 90% delle persone che seguono oggi la sezione, non si ricordano che circa 4-5 anni fa iniziai a parlare di questo prodotto di design, questo disegno di un pure linee. È un prodotto che nasce sugli archetipi dell'idea di sneakers: Adidas Stan Smith, Maison Martin Margiela e Converse Chuck Taylors . Probabilmente la prima e l'ultima nota a tutti, la seconda è un prodotto leggendario, che fa parte di collezioni d'arte internazionali, come la Fondazione Beyeler a Basilea oppure il Centre Pompidou di Parigi, per citarne due. Probabilmente, anzi sicuramente, il culto per dei prodotti così iconici da parte di Peter Poopat (ex Former di V magazine) Flavio Girolami (brand consultant) ha portato alla ricerca dell'essenziale e della qualità. Non è assolutamente lontano da quello che Mies Van Der Rohe ha fatto con la poltrona Barcelona, partendo dall'archetipo della seduta romana oppure Le Corbusier con la Lc2, che sono stati capaci di coltivare l'amore per la tecnica (se conoscete l'international style degli anni 20) e l'ergonomia del corpo umano, ma rispettato il proprio design e il proprio tratto. Tutto questo per tornare a dire che il gesto di una sneakers dalle linee che riprendono un modernismo americano, andando a ricercare la loro essenza, segnando il tutto con un semplice gesto: un codice. Probabilmente non sapete nemmeno che 10 anni fa, i due aprirono CP con lo scopo di cercare qualcosa di quasi utopico, il totale minimalismo nelle linee e nei colori: Bianco, Nero e grigio. Nulla di più, nulla di meno. Due modelli, tre colorazione, sette misure. We didn’t want to wear Converse anymore,” era la frase che porto all'inizio di un percorso di design nella moda degli ultimi 15 anni.
Sicuramente molti di voi, dicono; vabbé; ma a me cosa m'interessa? Avete ragione, però l'amore per la qualità e per il design, non posso non portarti a considerare le Common Project come un gesto anonimo nel panorama del design delle scarpe. Può non piacere, assolutamente. Però non è considerabile come un prodotto anonimo. Viene disegnata ed ideata a New York, ma prodotte nella migliore fabbrica di scarpe delle Marche, a per la cronaca produce anche Brunello e Santoni, utilizzando i migliori prodotto di pellami e gomme nel mercato.
Il discorso si vuole ampliare. Qui ho letto qualche commento su l'idea di banalità nella scarpa. Mi viene da riflette su una cosa, questi commenti vengono da utenti che puntano sempre tutto sulla qualità e sull'understatement. Dov'è il senso di spendere 200-250 euro per una camicia bianca di grande fattura? Probabilmente la medesima camicia da 50-80 euro fa quasi il medesimo scopo ed utilizzo; ma la grandezza sta nei dettagli, nella costruzione di un prodotto. Perché una bella camicia bianca si nota subito, perché un bel paio di white sneakers si nota subito. Ho posseduto tante CP, le possiedo ancora tutte, ho posseduto tante Stan Smith, Nike, Saint Laurent, COS, Balenciaga, perfino Loro Piana; ma nessuna si è mai avvicinata alla qualità e MIA personale visione della white sneakers.
Evidentemente, non deve essere così per tutti, come dice Mario Botta è "selezione naturale". In più io trovo fondamentale e di gusto avere il privilegio di indossare qualcosa che non conosce quasi nessuno, che tutti le confondono, tranne chi davvero conosce il prodotto. È qualcosa di per me geniale.
Per me non c'è nulla di più ideale di questa pulizia architettonica, mi ricordano i tempi d'oro di Margiela.
Raffronti:
Margiela Vs Bundess Shoes
Andando oltre a quello che sono le sneakers non è tanto altro che un gesto già spesso compiuto nell'arte e nella storia del design, di minimizzare l'essenza. Di annullare completamente il colore e renderlo un esercizio di linee, chiari e scuri. Yves Klein insegnava con i suoi blu quello che sarebbe stato poi essenzialità nel design di metà 20esimo secolo ad oggi; ma questa è un'altra storia e probabilmente non interessa a nessuno qui.
Però, anche se non le comprate, io non sono così triste, le compro io.. -
SHADE.
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Potresti far pubblicare questo intervento da Adelphi, in un piccolo pamphlet da 5 pagine
Raglio d'asino non va in cielo, dicono.
Perdi un'altra occasione di discussione, ma va bene così. Io non ci perdo nulla. Più che altro mi da la riprova, che non ha assolutamente senso scrivere in questa sezione.
Edited by SHADE - 10/5/2016, 00:56. -
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Ci ho pensato tutta la giornata, se rispondere o meno a questa discussione. Poi ho pensato che poteva essere interessante, anche solamente per me stesso, mettere per iscritto la mia idea, che va ben oltre il concetto "Common Project", parte da molto più lontano.
Per parlare di un prodotto di design o meno, bisogna in anzitutto comprenderne gli archetipi e il perché di un determinato disegnato tecnico-stilistico, perché non dimentichiamoci che quando parliamo di un prodotto, parliamo di un oggetto che nasce dal disegno e dal bisogno dell'uomo di costruire e sviluppare qualcosa che migliora l'essere umano, anche solamente ad un livello personale ed interiore. Queste probabilmente non sono parole mie, anzi sono le parole che riassumo un'intervista di Philippe Starck (www.starck.com) sull'idea di design contemporaneo, che non è altro che un pensiero che c'è da sempre. I migliori prodotti di design sono quelli che migliorano l'uomo, ma allo stesso tempo non ne cambiano le abitudini e le forme, che siano capaci di passare in modo "naturale" nel corso delle persone. Si un paio di scarpe, come una sedia, come un telefonino sono decisamente esercizi di design, che devono completare un bisogno. Però ogni oggetto che acquistiamo porta con se una storia.
Probabilmente il 90% delle persone che seguono oggi la sezione, non si ricordano che circa 4-5 anni fa iniziai a parlare di questo prodotto di design, questo disegno di un pure linee. È un prodotto che nasce sugli archetipi dell'idea di sneakers: Adidas Stan Smith, Maison Martin Margiela e Converse Chuck Taylors . Probabilmente la prima e l'ultima nota a tutti, la seconda è un prodotto leggendario, che fa parte di collezioni d'arte internazionali, come la Fondazione Beyeler a Basilea oppure il Centre Pompidou di Parigi, per citarne due. Probabilmente, anzi sicuramente, il culto per dei prodotti così iconici da parte di Peter Poopat (ex Former di V magazine) Flavio Girolami (brand consultant) ha portato alla ricerca dell'essenziale e della qualità. Non è assolutamente lontano da quello che Mies Van Der Rohe ha fatto con la poltrona Barcelona, partendo dall'archetipo della seduta romana oppure Le Corbusier con la Lc2, che sono stati capaci di coltivare l'amore per la tecnica (se conoscete l'international style degli anni 20) e l'ergonomia del corpo umano, ma rispettato il proprio design e il proprio tratto. Tutto questo per tornare a dire che il gesto di una sneakers dalle linee che riprendono un modernismo americano, andando a ricercare la loro essenza, segnando il tutto con un semplice gesto: un codice. Probabilmente non sapete nemmeno che 10 anni fa, i due aprirono CP con lo scopo di cercare qualcosa di quasi utopico, il totale minimalismo nelle linee e nei colori: Bianco, Nero e grigio. Nulla di più, nulla di meno. Due modelli, tre colorazione, sette misure. We didn’t want to wear Converse anymore,” era la frase che porto all'inizio di un percorso di design nella moda degli ultimi 15 anni.
Sicuramente molti di voi, dicono; vabbé; ma a me cosa m'interessa? Avete ragione, però l'amore per la qualità e per il design, non posso non portarti a considerare le Common Project come un gesto anonimo nel panorama del design delle scarpe. Può non piacere, assolutamente. Però non è considerabile come un prodotto anonimo. Viene disegnata ed ideata a New York, ma prodotte nella migliore fabbrica di scarpe delle Marche, a per la cronaca produce anche Brunello e Santoni, utilizzando i migliori prodotto di pellami e gomme nel mercato.
Il discorso si vuole ampliare. Qui ho letto qualche commento su l'idea di banalità nella scarpa. Mi viene da riflette su una cosa, questi commenti vengono da utenti che puntano sempre tutto sulla qualità e sull'understatement. Dov'è il senso di spendere 200-250 euro per una camicia bianca di grande fattura? Probabilmente la medesima camicia da 50-80 euro fa quasi il medesimo scopo ed utilizzo; ma la grandezza sta nei dettagli, nella costruzione di un prodotto. Perché una bella camicia bianca si nota subito, perché un bel paio di white sneakers si nota subito. Ho posseduto tante CP, le possiedo ancora tutte, ho posseduto tante Stan Smith, Nike, Saint Laurent, COS, Balenciaga, perfino Loro Piana; ma nessuna si è mai avvicinata alla qualità e MIA personale visione della white sneakers.
Evidentemente, non deve essere così per tutti, come dice Mario Botta è "selezione naturale". In più io trovo fondamentale e di gusto avere il privilegio di indossare qualcosa che non conosce quasi nessuno, che tutti le confondono, tranne chi davvero conosce il prodotto. È qualcosa di per me geniale.
(IMG:https://uninkco.files.wordpress.com/2014/06/img_5153.jpg)
Per me non c'è nulla di più ideale di questa pulizia architettonica, mi ricordano i tempi d'oro di Margiela.
Raffronti:
(IMG:http://i68.tinypic.com/fci2oj.jpg)
(IMG:http://images.complex.com/complex/image/up...4vruinurrag.jpg)
(IMG:http://images.complex.com/complex/image/up...d6vcclnpqws.jpg)
Margiela Vs Bundess Shoes
Andando oltre a quello che sono le sneakers non è tanto altro che un gesto già spesso compiuto nell'arte e nella storia del design, di minimizzare l'essenza. Di annullare completamente il colore e renderlo un esercizio di linee, chiari e scuri. Yves Klein insegnava con i suoi blu quello che sarebbe stato poi essenzialità nel design di metà 20esimo secolo ad oggi; ma questa è un'altra storia e probabilmente non interessa a nessuno qui.
(IMG:http://zoolander52.tripod.com/sitebuilderc...pg.w560h258.jpg)
Però, anche se non le comprate, io non sono così triste, le compro io.
perfettamente d'accordo! inoltre la storia dell'essenzialità del design partita da Yves Kleina fino ad oggi a me e credo a moltissimi utenti interesserebbe davvero molto!
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È proprio bello leggerti quando sei infervorato dal sacro fuoco del design/architettura/arte.
Grazie MichyS. -
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Io tornerei a parlare di sneaker, dato che l'argomento del thread è questo.
Personalmente dopo averle avute non metto in dubbio la qualità superiore rispetto ad una SS, ed aggiungo che ci mancherebbe pure non fosse così dato che parliamo di una scarpa che costa quattro volte una SS. Semplicemente trovo eccessivo attribuire un aura di semi sacralità ad una sneaker basata su un concetto tanto geniale quanto inflazionato. Anche perché, diciamocelo nei denti, è una scarpa per le masse. La vende Antonia (ed altri N shop), non un artigiano marchigiano dalle mani sapienti. Negare che il seriale sia messo lì senza una ragione di marketing è voler non vedere l'evidenza, perché quel numeretto, qualora (o quando) fosse partita la moda delle CP sarebbe servito allo stesso scopo della stella per le GGDB: e cioè a dire "guarda, ho delle scarpe da 350€, pezzente!". Non a caso molto spesso i due marchi sono presenti simultaneamente negli stessi negozi.
Purtroppo probabilmente questa moda non è (ancora?) partita, e si cerca di far passare come di nicchia un prodotto che tale non è. -
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Grande Miki . -
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A me le CP, come detto più volte, è una scarpa che piace e non piace allo stesso tempo .. Mi piace un sacco in foto, adoro il concetto dietro, mi piace la semplicità, adoro la qualità .. E le consiglio sempre ad amici che cercano qualcosa di simile ... Ma le trovo ai piedi troppo "slim" .. Troppo affusolate ..
Ma questo non mi ha impedito di prenderne un'altro paio l'altro giorno .. Al massimo me le ammiro nell armadio. -
.In più io trovo fondamentale e di gusto avere il privilegio di indossare qualcosa che non conosce quasi nessuno, che tutti le confondono, tranne chi davvero conosce il prodotto. È qualcosa di per me geniale.
Concordo con tutto ciò che hai scritto, ma in particolare mi sono ritrovato al 100% in questa frase sopra citata: in realtà hai saputo descrivere una sensazione che ho e che ricerco nei prodotti (ovviamente la qualità ci deve essere) e che non sono mai riuscito a spiegare agli amici.
Mi lascio prendere in giro per aver speso tutti quei soldi per un paio di SS tarocche, ma in realtà sono completamente soddisfatto e appagato. Me le godo ancora di più.
E comunque, sono uno di quelli che non si ferma alle apparenze o alla forma, ma va ad indagare anche sulla sostanza e filosofia: a me serve per capire fino in fondo cosa sto osservando e valutando, e se riesco a capirlo lo apprezzo sempre di più.
Ritornando al discorso sneakers di semplice linea, mi potresti dare un tuo parere sulle Zespa se le conosci?. -
.Raglio d'asino non va in cielo, dicono.
Perdi un'altra occasione di discussione, ma va bene così. Io non ci perdo nulla. Più che altro mi da la riprova, che non ha assolutamente senso scrivere in questa sezione.
Ci ho pensato nove giorni se scrivere o meno: si nota di più se scrivo oppure se non scrivo? Oppure ancora se scrivo ma me ne sto un po' in disparte o se scrivo ogni tre settimane.
Scrivo.
Io mi chiedo se ogni tanto vi leggete in quello che scrivete: no perché certe frasi sono delle perle da rotocalco settimanale.
Tutta questa solfa per una banale scarpa commerciale, piacevole, carina ma, destinata solo a vendere e basta. La tanto decantata "esclusività" con cui ve la cantate e suonate non l'ho mai vista: tempo una stagione e Milano era invasa da questa sneakers.
La pulizia della linea abbinata ad un codice a barre poi è una massima di design!
Filosofia e creatività finite su Yoox: bella ricerca!
A loro interessa vendere, a voi giustificare un prodotto come tanti altri.
E non citiamo l'arte ogni 3x2. L'arte non è un gioco, è una cosa seria. Questa ostentazione di sapienza da bar dello sport è stucchevole ma anche stancante. Capisco che qua tutti sono impegnati più a fare shopping nei negozi che a frequentare musei, mostre o artisti perché sé così fosse ci si metterebbe a sorridere in quello che scrivi.
Non pensare di essere l'unico a conoscere l'arte. Sempre se la conosci anziché fermarti ai libri Taschen o a qualche libro di Storia dell'Arte.
Cordialità.. -
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Io tutta questa decantata esclusivitá non la vedo, o quantomeno non più...all'inizio forse, ma ora le conoscono in molti,perché come tutte le cose, se piacciono, si fanno conoscere ed è giusto così, perché non credo che il signor "Common Project" stia lì per fare beneficenza o per essere il vanto di qualche figlioccio di papá che stanco di comprare le SS le compra per vantarsi con gli amici agli aperitivi di avere qualcosa di esclusivo...Poi sulla qualitá nulla da eccepire, sono d'accordo. . -
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Comincia ad essere veramente difficile attenersi al tema del post, se ogni intervento deve cominciare come fosse una concessione d'elemosina verso i poveri comuni mortali. E mi chiedo che altro senso possano avere queste frasi se non quello di nutrire il proprio ego. Peccato che ogni post in cui non ci si trova d'accordo debba finire in una dimostrazione a chi ce l'ha più lungo.
Il bagaglio culturale, ovviamente. -
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Che poi io la spasmodica ricerca dell'esclusività la vedo al pari dell'apparire a tutti i costi, della serie : gli estremi quasi si toccano...sará perchè ho sempre comprato ciò che mi piaceva fregandomene delle "tirature"... . -
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Io personalmente devo capire se sia una scarpa che fa per me oppure no. Esteticamente mi piacciono da impazzire, ma ciò che mi frena è il fatto che siano così basse. In passato ho avuto sneakers basse, non sarebbe la prima volta, ma poco tempo dopo le ho sformate tutte, soprattutto la scarpa destra, per via dei miei piedi che convergono verso l'interno. Passando a sneakers un po' più alte, come ad esempio New Balance made in U.S.A., il problema si è attenuato parecchio, senza contare il fattore comodità, sono eccezionali da quel punto di vista.
La mia paura sarebbe quella di comprarle e farle finire in fondo alla scarpiera nel dimenticatoio perché non le trovo comode o, peggio ancora, che i miei piedi le sformino in maniera indecente.
Comunque nel grande scontro tra Common Projects e Golden Goose, la mia preferenza va senz'altro alle prime, ciò che ho letto tra le pagine di questa sezione riguardo alle seconde è vergognoso per un prodotto che viene venduto a quelle cifre.
Un saluto a tutti!.