Orologi e Passioni

Posts written by ffederico®

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    Secondo Angelo Panebianco, editorialista del Corriere (e non solo lui), la condanna definitiva di B. per frode fiscale non dipende dal fatto che B. è un frodatore fiscale, ma dallo “squilibrio di potenza fra magistrati e politica”. Perché in Italia la politica sarebbe “un potere debole e diviso” che non riesce a riformare il “potere molto più forte e unito” della magistratura. Solo separando le carriere, abolendo l’azione penale obbligatoria, trasformando il pm in “avvocato dell’accusa”, spogliando il Csm, cambiando la scuola e il reclutamento delle toghe e rimpolpando i poteri del governo nella Costituzione si eviteranno sentenze come quella del 1° agosto. Forse Panebianco non sa che in tutte le democrazie del mondo, anche quelle che hanno da sempre nel loro ordinamento le riforme da lui auspicate, capita di continuo che uomini politici vengano condannati se frodano il fisco, con l’aggiunta che vengono pure arrestati e, un attimo prima, cacciati dalla vita politica. Ma soprattutto il nostro esperto di nonsisachè ignora la carriera criminale di B., che froda il fisco da quando aveva i calzoni corti. E se non fu scoperto all’epoca è perché con i fondi neri corrompeva politici, Guardia di Finanza e giudici che avrebbero potuto scoperchiare le sue frodi fin dagli anni 70. Chi conosce il curriculum del neo-pregiudicato non si stupisce per la condanna dell’altro giorno, ma per il fatto che un tale delinquente matricolato sia rimasto a piede libero fino a oggi.
    La prima visita. Il 12 novembre 1979 una squadretta della Guardia di Finanza ispeziona l’Edilnord Centri Residenziali Sas che sta realizzando a Segrate la città satellite di Milano2, sospettata di varie irregolarità tributarie. Nel cantiere, con alcuni operai, c’è un omino spelacchiato e imbrillantinato che si presenta come “semplice consulente” della società. È Silvio Berlusconi, il proprietario, iscritto da un anno alla loggia deviata P2. I finanzieri vogliono sapere perché abbia prestato fideiussioni personali in favore di Edilnord e Sogeat, società il cui capitale è ufficialmente controllato da misteriosi soci svizzeri. Ma lui fa lo gnorri e mette a verbale: “Ho svolto un ruolo molto importante nei confronti dell’Edilnord Centri Residenziali e della Società generale attrezzature Sas, perché entrambe mi hanno fin dall’inizio affidato l’incarico professionale della progettazione e della direzione del complesso residenziale Milano 2”. Anziché ridergli in faccia e approfondire le indagini, il maggiore Massimo Maria Berruti che guida la squadra si beve tutto, chiude l’ispezione in meno di un mese, nonostante le anomalie finanziarie riscontrate e archivia tutto con una relazione rose e fiori. Poi, il 12 marzo 1980, si dimette dalle Fiamme Gialle. Per qualche mese lavora per l’avvocato d’affari Alessandro Carnelutti, titolare a Milano di un importante studio legale con sedi a New York e Londra, dove si appoggia all’avvocato inglese David Mackenzie Mills. Poi Berruti inizia a lavorare per il gruppo Fininvest, specializzandosi in operazioni finanziarie estere e in contratti per i calciatori stranieri del Milan. Gli altri due graduati che erano con lui nel blitz del ’79 sono il colonnello Salvatore Gallo e il capitano Alberto Corrado. Il nome di Gallo verrà trovato nelle liste della loggia P2. Corrado verrà arrestato nel ’94 e poi condannato con Berruti per i depistaggi nell’inchiesta sulle mazzette Fininvest. Versate a chi? Alla Guardia di finanza, naturalmente.
    San Bettino vede e provvede. Nel 1980 Berlusconi rischia di ritrovarsi un’altra volta la Finanza in casa. Allarmatissimo, scrive una lettera all’amico Bettino Craxi, leader del Psi che sostiene il governo Cossiga: “Caro Bettino, come ti ho accennato verbalmente, Radio Fante ha annunciato che dopo la visita a Torino, Guffanti e Cabassi, la Polizia tributaria si interesserà a me... Ti ringrazio per quello che crederai sia giusto fare” (lettera pubblicata dal fotografo di Craxi, Umberto Cicconi, in Segreti e misfatti, Roma 2005).
    Che si sappia, anche quella volta le Fiamme Gialle si tengono alla larga dal Biscione. Che evidentemente ha sempre più cose da nascondere.
    Giudici venduti e no
    Il 24 maggio 1984 il vicecapo dell’Ufficio Istruzione di Roma, Renato Squillante, interroga B., assistito dall’avvocato Cesare Previti e imputato “ai sensi dell’articolo 1 della legge 15/12/69 n. 932” per interruzione di pubblico servizio a causa delle presunte antenne abusive sul Monte Cavo che interferiscono nelle frequenze radio della Protezione civile e dell’aeroporto di Fiumicino. Gli imputati sono un centinaio. Ma la posizione di B. viene subito archiviata il 20 luglio 1985, mentre altri 45 rimarranno sulla graticola fino al 1992 e se la caveranno solo grazie all’amnistia. Non potevano sapere che Squillante e Previti avevano conti comunicanti in Svizzera. Insomma, che il giudice romano era a libro paga della Fininvest.
    Il 16 ottobre 1984 i pretori di Torino, Pescara e Roma, Giuseppe Casalbore, Nicola Trifuoggi e Adriano Sansa, sequestrano gli impianti che consentono a Canale 5, Italia 1 e Rete 4 di trasmettere in contemporanea in tutt’Italia in spregio alla legge. Craxi neutralizza le ordinanze con due “decreti Berlusconi”.
    Mills e la Fininvest occulta
    Nel 1989 l’avvocato Mills, consulente Fininvest da alcuni anni, costituisce per conto del gruppo Berlusconi la All Iberian e decine di altre società offshore (la Kpmg, per conto della Procura di Milano, arriverà a contarne 64) domiciliate nelle isole del Canale (all’ombra di Sua Maestà britannica), nelle Isole Vergini e in altri paradisi fiscali. Ordine è partito dai responsabili della finanza estera del gruppo, Candia Camaggi e Giorgio Vanoni. Nasce così il “Comparto B” della Fininvest, “very discreet”, cioè occulto e in gran parte mai dichiarato nei bilanci consolidati, alimentato perlopiù dalla Silvio Berlusconi Finanziaria Sa (società lussemburghese regolarmente registrata a bilancio), ma anche da denaro proveniente dal Cavaliere in persona (in contanti, tramite “spalloni” che lo portano da Milano oltre il confine elvetico). Sul conto svizzero di All Iberian, in soli sei anni, transitano in nero quasi mille miliardi di lire. Usati per operazioni riservate e inconfessabili, come confermeranno le sentenze definitive All Iberian, Mills e Mediaset. Anzitutto, B. versa 23 miliardi a Craxi tra il 1990 e il ’91. Gira soldi di nascosto ai suoi prestanome Renato Della Valle e Leo Kirch: non potendo, per la legge Mammì, detenere piú del 10% di Telepiú, B. finanzia occultamente le teste di legno che rilevano le sue quote eccedenti. Acquista per 456 miliardi il capitale di Telecinco, la tv spagnola, di cui per la legge antitrust di Madrid non potrebbe controllare più del 25%. Presta soldi a Giulio Margara, presidente di Auditel e direttore di Upa, l’associazione utenti pubblicitari. Gira 16 miliardi a Previti, in parte per pagarlo in nero in parte perché versi tangenti a giudici romani come Squillante e Vittorio Metta (autore della sentenza comprata che nel 1990 scippa la Mondadori a De Benedetti per regalarla alla Fininvest). Scala di nascosto i gruppi Rinascente, Standa e Mondadori in barba alla normativa Consob. E soprattutto, tramite alcune offshore, intermedia l’acquisto di film dalle major di Hollywood, facendone lievitare i costi per 368 milioni di dollari e dunque abbattendo gli utili di Mediaset per tutti gli anni 90, consentendo al gruppo di pagare meno imposte e al beneficiario dei conti esterni, cioè a se stesso, di accumulare una fortuna extrabilancio ed esentasse. E cosí via. Resta pure il sospetto che parte del denaro di destinazione ignota sia servito a pagare i politici del pentapartito per la legge Mammì del 1990 sull’emittenza: quella che consente a B. di tenersi tutt’e tre le reti Fininvest in barba a qualunque minimo principio antitrust. Lo testimoniano i responsabili della Fiduciaria Orefici, che aiuta il Cavaliere a foraggiare il conto All Iberian: il dirigente Fininvest Mario Moranzoni confidò loro che “i politici costano, c’è in ballo la Mammí”. Per le presunte tangenti Fininvest in cambio di quella legge, la magistratura romana indagherà Gianni Letta e Adriano Galliani, ma l’ufficio Gip guidato da Squillante negherà il loro arresto, e l’inchiesta finirà nel nulla.
    Le fiamme sporche
    Nel 1989 il responsabile servizi fiscali della Fininvest, Salvatore Sciascia, altro ex finanziere passato alla corte del Cavaliere, si libera di una verifica fiscale a Videotime (la società Fininvest che racchiude Canale5, Rete4 e Italia1) versando ai finanzieri una tangente di 100 milioni di lire. Lo stesso fa nel 1991 con 130 milioni scuciti per ammorbidire un’ispezione a Mondadori. E poi nel 1992 con altri 100 milioni per una visita delle Ffinanzieri chiudano un occhio, o possibilmente due, durante un blitz disposto dalla Procura di Roma e dal Garante per l’editoria sulla reale proprietà di Telepiù: che, se dovesse risultare ancora in mano a B. tramite i soliti prestanome (così com’è nella realtà), porterebbe all’immediata revoca delle concessioni per Canale5, Rete4 e Italia1. Ma anche quella volta i finanzieri corrotti se ne vanno con gli occhi bendati. Nel ’94, appena un sottufficiale confessa a Di Pietro di aver ricevuto parte di una tangente Fininvest, esplode lo scandalo Fiamme Sporche, che in poche settimane porta all’arresto di un centinaio di finanzieri corrotti e all'incriminazione di oltre 500 imprenditori e manager corruttori (il Gotha dell’imprenditoria milanese). Confessano quasi tutti. Tranne uno: Silvio B., che non può ammettere nulla perché è appena divenuto presidente del Consiglio. Sciascia dice che ha fatto tutto per ordine di Paolo Berlusconi, Silvio non c’entra nulla. Intanto l’avvocato Berruti chiama l’ex collega Corrado (quello dell'ispezione del 1979), ormai in pensione, perché tappi la bocca sulle mazzette Fininvest il capobanda, colonnello Angelo Tanca. E così avviene. Quando il pool Mani Pulite ha pronta la richiesta di cattura per Sciascia e Paolo, il governo di Silvio vieta la manette per corruzione col decreto Biondi. È il 14 luglio ’94. L’Italia si ribella, Bossi e Fini si defilano, B. è costretto a ritirare il decreto a furor di popolo, così finiscono dentro Sciascia, Paolo, Corrado e Berruti. Il quale, si scopre, prima di orchestrare il depistaggio è volato a Roma per incontrare il premier a Palazzo Chigi. La prova che ha fatto tutto Silvio, non Paolo. Di qui l’invito a comparire durante la conferenza Onu di Napoli e poi il processo. Primo grado: condannati Silvio e Sciascia, assolto Paolo. Appello: prescritto Silvio, condannato Sciascia. Cassazione: condannato Sciascia, assolto per insufficienza di prove Silvio, perché potrebbe essere stato Paolo, che però non può essere riprocessato una volta assolto. La prova contro Silvio potrebbe, anzi dovrebbe fornirla Mills, sentito come testimone al processo: purtroppo è stato corrotto con 600mila dollari e mente ai giudici, salvando il Cavaliere.
    9 processi aboliti per legge
    Ma le tangenti c’erano, e quello che il gruppo Berlusconi ha da nascondere alla Guardia di Finanza è più che evidente. Lo dimostra la miriade di processi nati da quei fondi neri negli anni 90, quando i giudici e i finanzieri corrotti iniziano a scarseggiare. Non potendoli neutralizzare a monte a suon di mazzette, B. li cancella a valle con una raffica di leggi ad personam: falso in bilancio, condoni fiscali ed ex Cirielli. Risultato: 2 processi fulminati perché il reato non c'è più, cancellato dall’imputato (All Iberian-2 e Sme-2) e 8 caduti in prescrizione. L’ultimo, per il semplice decorrere del tempo, sulla divulgazione dell’intercettazione della telefonata segreta e rubata tra Fassino e Consorte. Gli altri 7: corruzione del giudice Metta per la sentenza Mondadori e caso All Iberian-1 per i 23 miliardi a Craxi (prescritti grazie alle attenuanti generiche); falsi in bilancio Fininvest anni 90; altri falsi in bilancio per i 1550 miliardi di lire di fondi neri sottratti al consolidato col sistema All Iberian; fondi neri nel passaggio del calciatore Lentini dal Torino al Milan; corruzione giudiziaria del teste Mills (prescritti grazie all’ex Cirielli); appropriazioni indebite e i falsi in bilancio e la gran parte delle frodi fiscali sui diritti Mediaset (prescritti grazie al combinato disposto della legge sul falso in bilancio e all’ex Cirielli). I reati superstiti, e cioè le frodi fiscali del 2002 e 2003, per un totale di 7 milioni di euro (su un totale di 360 milioni di dollari, ormai evaporati), sono miracolosamente giunti in Cassazione per la sentenza definitiva del 1° agosto prima della solita falcidie.
    Sarebbe questo il sintomo di una politica debole e di una giustizia forte? E che c’entra, con questa fogna, la politica?

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/08...a-mills/679749/

    Edited by ffederico® - 8/8/2013, 08:41
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    Anche io scriverò le cazzate che scrive Veneziani se mi pagassero fior di quattrini.

    Non mi farei nessun problema etico :D
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    CITAZIONE (zytrossh @ 5/8/2013, 22:22) 
    CITAZIONE (ffederico® @ 5/8/2013, 21:36) 
    a parte che io non ho scritto nulla circa il fatto che se stai morendo e non paghi, muori!

    per cortesia, prova a leggere quello che scrivo e non a interpretarlo a modo tuo.

    secondo, questa cosa dovremmo fare in modo che Boldrin la spieghi non tanto a me o a Cota o al pubblico di un talk show politico, ma anche ad un certo presidente Obama, che, contro le lobby assicurative, sta portando avanti una battaglia, dura, affinchè si cominci a pensare ad una sanità pubblica.

    a me, le seguenti caratteristiche (una parte che andrà in vigore a breve) introdotte dalla riforma sanitaria di Obama, mi fanno riflettere.

    "Le immediate innovazioni riguardano due provvedimenti che puntano diretti al cuore degli interessi dell’industria assicurativa: a) il primo vieta alle assicurazione di negare l’iscrizione a coloro che hanno malattie preesistenti (es: diabete) o di rescindere il contratto per gravi patologie sopravvenute (es: tumori); b) il secondo vieta alle assicurazioni di stabilire un tetto massimo ai rimborsi, tetto che danneggia i pazienti portatori di malattie particolarmente gravi e costose."

    a me sembra che l'obiettivo sia quello di garantire una tutela alla salute che probabilmente, guardando i semplici bilanci, non si percepisce.

    e scusami, ma ribadisco, che questa cosa non la dico io, ma un certo presidente degli stati uniti. probabilmente un comunista, ma questa è un'altra storia.

    @ciaca, le cose che ho scritto e parafrasato, non sono solo esclusivamente farina del mio sacco, ma sono parte di una teoria che ha fatto vincere, all'inizio degli anni 70, ad un economista americano, il premio nobel.

    Fede gli economisti sono quelle persone che spiegano a posteriori perché una loro previsione non si é avverata...... È lo so bene :-)

    Creò che sia meglio un buon politico brava persona che un Mario monti
    Ciò non toglie che la sanità italiana sia una delle poche cose da salvare,ma é gestita da politici.......

    Andrea, è esattamente quello che dico io è che diceva Troisi meglio di me.

    Il problema è che questi ragazzi giocano alla politica come allo stadio.

    Pazzaglia sarebbe un modo spicciolò per rendere simpatico Boldrin.
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    CITAZIONE (pk_diver @ 5/8/2013, 10:23) 
    CITAZIONE (ffederico® @ 5/8/2013, 10:04) 
    Nel campo della sanità pubblica per esempio, se è vero che funziona male, l'averla, è comunque un traguardo di civiltà che, per esempio, gli USA, si sognano.

    Metterla nella mani dei privati o delle assicurazioni affinchè "funzionino" i bilanci, mi sembra un imbarbarimento civile inaccettabile.

    Almeno scriviamo cose vere e non le solite banalità che "se in America ti sparano se non paghi muori"... :sick:


    a parte che io non ho scritto nulla circa il fatto che se stai morendo e non paghi, muori!

    per cortesia, prova a leggere quello che scrivo e non a interpretarlo a modo tuo.

    secondo, questa cosa dovremmo fare in modo che Boldrin la spieghi non tanto a me o a Cota o al pubblico di un talk show politico, ma anche ad un certo presidente Obama, che, contro le lobby assicurative, sta portando avanti una battaglia, dura, affinchè si cominci a pensare ad una sanità pubblica.

    a me, le seguenti caratteristiche (una parte che andrà in vigore a breve) introdotte dalla riforma sanitaria di Obama, mi fanno riflettere.

    "Le immediate innovazioni riguardano due provvedimenti che puntano diretti al cuore degli interessi dell’industria assicurativa: a) il primo vieta alle assicurazione di negare l’iscrizione a coloro che hanno malattie preesistenti (es: diabete) o di rescindere il contratto per gravi patologie sopravvenute (es: tumori); b) il secondo vieta alle assicurazioni di stabilire un tetto massimo ai rimborsi, tetto che danneggia i pazienti portatori di malattie particolarmente gravi e costose."

    a me sembra che l'obiettivo sia quello di garantire una tutela alla salute che probabilmente, guardando i semplici bilanci, non si percepisce.

    e scusami, ma ribadisco, che questa cosa non la dico io, ma un certo presidente degli stati uniti. probabilmente un comunista, ma questa è un'altra storia.

    @ciaca, le cose che ho scritto e parafrasato, non sono solo esclusivamente farina del mio sacco, ma sono parte di una teoria che ha fatto vincere, all'inizio degli anni 70, ad un economista americano, il premio nobel.
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    CITAZIONE (krunz47 @ 4/8/2013, 22:15) 
    Il tempo necessario che la Storia maturi e venga scritta equamente farà piena luce sui citati fatti e moltissimi beceroni dovranno vergognarsi. Per il momento continuino a stappare bottiglie e badino di non strafogarsi. Giustizia è fatta. Illusi.

    E' verissimo, così finalmente sapremo il grado reale di delinquenza di alcuni personaggi, elevati a statisti in questi anni, tra i più bui della democrazia di questo paese.

    Arriveremo al punto che se ne parlerà sotto voce, perchè i nostalgici di sempre, avranno una bella difficoltà a mostrarsi (come oggi a dichiararsi di quella parte).

    Sarà molto dura per i figli sopportare gli errori dei padri.

    Sarà un altro periodo tragico per questa società civile.

    :D
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    CITAZIONE (ciaca @ 4/8/2013, 09:39) 
    CITAZIONE
    Le teorie economiche non sono idee. E Fare è solo una serie, corretta quanto si vuole, di teorie economiche.

    A me invece pare che di buone idee, ovviamente supportate dalle teorie economiche, ve ne siano molte e molte siano anche state enunciate. Idee anche molto pratiche, su come (per esempio) ridurre i livelli di spesa pubblica in modo veloce e per nulla traumatico, e conseguentemente quelli di pressione fiscale.
    Perché l'unica "teoria" alla base di fare è proprio questa: 1) ridurre la spesa pubblica improduttiva, 2) riqualificare quella produttiva, 3) ridurre la pressione fiscale, 4) distruggere il capitalismo clientelare e relazionale e lo statalismo feudale che ne è garante con la sua classe politica ele conseguenti corti e baronie, trasformare questo stato feudale in uno moderno e capace di esprimere una classe dirigente all'altezza del propio ruolo e dei bisogni del paese.
    E mi sembrano buone idee, per questo alle elezioni raccolgono le briciole, perché gran parte di questo paese di pulcinella non vuole cambiare e sta bene così.

    riscrivo quello che hai affermato circa Fare, come lo avrebbe detto Riccardo Pazzaglia.

    1) Volete una PA che diminuisca o azzeri la spesa improduttiva, oppure che l'aumenti a dismisura?
    2) volete una PA che aumenti e riqualifichi la spesa produttiva, oppure che la azzeri?
    3) volete uno stato che vi tartassi di tasse, oppure che ve le riduca al minimo se non a zero?
    4) volete un capitalismo feudale, immaturo, clientelare, statalista, oppure un capitalismo moderno ?

    questo per dirti che, se estrapoli da un concetto una sola frase, non è che fai sempre un buon lavoro.

    CITAZIONE (ciaca @ 4/8/2013, 09:39) 
    CITAZIONE
    Se una cosa funziona, non è detto sia migliore.

    Mentre se non funziona per nulla e costa un botto, sicuramente non lo è.
    Almeno non lo è per chi dovrebbe fruirne, capisco che invece per chi fa finta di lavorarci dentro come dice boldrin l'importante è passare all'incasso mensilmente anche senza far nulla e rispondere di nulla, per "quelli li" ovviamente funziona benissimo.

    Anche qui mi sembra un po' come il famoso "filosofo".

    Il concetto è più ampio ed era riassunto nella battuta di massimo Troisi: se una cosa è giusta, ma funziona male, non è detto che devi eliminarla per far quadrare i bilanci. Bisogna correggerla.

    Nel campo della sanità pubblica per esempio, se è vero che funziona male, l'averla, è comunque un traguardo di civiltà che, per esempio, gli USA, si sognano.

    Metterla nella mani dei privati o delle assicurazioni affinchè "funzionino" i bilanci, mi sembra un imbarbarimento civile inaccettabile.

    Stessa cosa per quanto riguarda le università.

    CITAZIONE (ciaca @ 4/8/2013, 09:39) 
    CITAZIONE
    Questo paese ha bisogno di altro.

    Questo paese ha bisogno di chiarezza, concretezza e onestà intellettuale.
    Invece annega nell'ipocrisia, nel caos e nella viltà e vigliaccheria di chi non è disposto in alcun modo a rinunciare a rendite, prebende e privilegi (piccoli e grandi) conquistati grazie al sistema delle relazioni clientelari e alle distribuzioni feudali delle risorse. Il così detto "posto al sole" che di fatto ci sta trascinando nell'abisso come zavorra legata ai piedi.

    FARE è l'unico movimento politico che sin dalla sua fondazione ha avuto ben chiare le idee e non ha avuto alcun timore di perorarle senza inutili giri di parole: infatti, ripeto, raccoglie le briciole perchè bene o male qualli che sulla spesa pubblica ci campano e ai quali "va bene così" sono molti milioni e votano compatti determinando, di fatto, lo stallo di questo paese.
    Un baluardo a qualunque cambiamento, un cancro che ci sta ammazzando e si sta giocando il futuro dei nostri/vostri figli che neanche con tutte le raccomandazioni/relazioni quei milioni di pulcinella riusciranno a paraculare come sono riusciti a paraculare se stessi.

    La catena di sant'antonio del paraculismo che da 60 anni rimanda alle future generazioni i guasti delle precedenti è giunta al termine, non ci sono più le risorse per continuare ad alimentarla con il suo enorme debito pubblico che ne è la diretta conseguenza, e la generazione a cui tocca raccogliere i cocci e prendere i cetrioli nel culo è la "nostra" e quelle a venire. Ma questo i tanti mentecatti che ancora si ostinano a difendere il proprio giardinetto mentre fuori è tutto un deserto e una discarica non lo hanno ancora capito, ci vuole il default e il commissariamento europeo per renderlo palese anche a loro.

    Saluti

    Mi sembri davvero molto giovane.

    Davvero non hai mai sentito un leader di partito affermare che questo paese è da riformare dalle radici, estirpando il cancro delle rendite, del clientelismo, dei privilegi ?
    Nessun leader che hai mai ascoltato ti ha parlato di privatizzazioni, così da mandare a casa tutti i nulla facenti della PA ?
    Nessun leader ti ha mai parlato di ridurre la spesa pubblica?

    Fare raccoglie le briciole perché è meno visibile di altri partiti e ha meno potere di Berlusconi in TV, giornali, internet ecc ecc.

    Altrimenti avrebbe il seguito che si merita, proprio in questo paese, dove, la confusione tra bilanci e princìpi è elevata, al punto tale da confondere i primi con i secondi.

    (che era un po' il succo del mio discorso, se non avessi preso la tangente a farmi un'analisi sociologica di questo paese).
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    Auguri Attilio. :)
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    Mi dispiace, ma Fare, secondo me, è un progetto sbagliato in partenza.

    Boldrin, che è sicuramente un bravo tecnico, riesce ad essere convincente, solo perché in questo paese regna una confusione assoluta.

    Il principio fondamentale su cui si basa il fare politica, sono le idee. Quelli come Boldrin hanno senso solo se mettono le proprie capacità al servizio delle idee. Diversamente non si va da nessuna parte. Le teorie economiche non sono idee. E Fare è solo una serie, corretta quanto si vuole, di teorie economiche.

    Non mi piace di Fare, neanche il modo in cui vede la figura dello stato. Pensare di rendere l'Italia come gli Stati Uniti, è ridicolo. Se una cosa funziona, non è detto sia migliore. Questo è un tipico errore da tecnico. E mi riferisco in particolare alla visione di Boldrin relativamente alla scuola, alle assicurazioni e alla sanità.

    Come diceva Massimo Troisi: non c'era bisogno di fare una marcia su Roma per far arrivare i treni puntuali. Bastava cambiare il capo stazione.

    Affrontare la crisi di un paese con teorie economiche e senza idee è un errore macroscopico, che non si riesce a vedere solo perché manca una coscienza politica agli italiani.

    Questo paese ha bisogno di altro.

    Studiare (teoria, tecnica) e non meditare (politica, discussione, idee) è inutile.
    Meditare (politica, discussione, idee) e non studiare (teoria, tecnica) è pericoloso.
    (Lao Tze)
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    Organizzati con gmail, così la prossima volta il passaggio sarà quasi indolore.
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    CITAZIONE (President Reserve @ 1/8/2013, 19:56) 
    Potrei anche essere daccordo qualora il metodo applicato ed il budget stanziato per questa persecuzione fosse stato il medesimo usato per perseguire tutti gli altri filibustieri di destra e di manca.

    Misero paesuncolo...

    Purtroppo è un cane che si morde la coda.

    Non succederà altro di eclatante.

    Gli italiani che hanno dato fiducia a Berlusconi per tanti anni, lo hanno aiutato a spostare l'asticella sempre più in alto.

    Adesso i filibustieri di destra, sinistra sopra è sotto, sono troppo distanti per avere timori di ripercussioni dirette.

    Doveva andare in galera nel '94. C'erano tutti i giusti presupposti. In quel caso sarebbe successo qualcosa di clamoroso, una valanga, come qualcuno spera adesso.

    Ma non succederà proprio niente. Al massimo si alterneranno governucoli finti, rimpasti, tecnici e cazzate simili.

    Ed i soliti a rimetterci, saranno sempre di più i nostri figli (Noi ormai quello che avevamo da perdere, lo abbiamo quasi tutto perso)
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    Scusate ma in cosa sono stati assolti?

    A me sembra che per ora i due stilisti abbiano collezionato due condanne dal tribunale tributario ed una a 1 anno e otto mesi, da quello penale.

    Almeno fino a giovedì sera questa era la situazione.

    È successo qualcosa di nuovo?

    D&G, qualcuno spieghi loro la virtù del silenzio
    Di Bruno Tinti


    LA COMMISSIONI Provinciali e Regionali e il Tribunale di Milano hanno detto che Dolce e Gabbana sono evasori fiscali. La storia è questa.
    I due, fino al 2004, erano proprietari, al 50% per uno, della holding D&G s.r.l. che controllava Dolce & Gabba- na s.r.l. Questa era licenziataria dei marchi (Dolce&Gabbana, D&G e altri) di proprietà personale dei due stilisti; per il che gli pagava le relative royalties. Dolce & Gabbana s.r.l deteneva anche la maggioranza di Dolce & Gabbana Industria s.p.a., che era la società produttiva. Insomma i due si arricchivano sia con i dividendi distribuiti da Dolce & Gabbana Industria; sia con le royalties. Su questi redditi pagavano le relative tasse.
    Nel 2004 tutto cambia. Sono costituite in Lussemburgo Dolce & Gabbana Luxembourg s.a.r.l. e Gado s.a.r.l. La catena di controllo a questo punto funziona così: D&G srl (italiana) controlla Dolce & Gabbana Luxembourg che a sua volta controlla Gado (lussemburghese) e Dolce & Gabbana srl (italiana). Subito dopo i marchi (vi ricordate, erano di proprietà di Dolce e Gabbana persone fisiche) sono venduti a Gado per 360 milioni di euro. Gado concede i marchi in licenza a Dolce & Gabbana srl (italiana) che le paga royalties molto più elevate di quelle pagate fino ad allora ai due stilisti: 3/8 % contro lo 0,5/2,5%. Insomma, gli utili che prima andavano alle società italiane e ai due stilisti, adesso finiscono a Gado, dunque non più in Italia, ma in Lussemburgo. Gado contratta con il Lussemburgo le imposte che dovrà versare: la sentenza dei giudici tributari le definisce “irrisorie”. Infine Dolce&Gabbanasrl(italiana) abbatte i propri utili deducendo i costi rappresentati dalle royalties (non a caso elevate) che deve pagare a Gado. Una pacchia: soldi in Lussemburgo, tasse minime, utili ridotti per le società italiane con conseguenti risparmi di imposta.
    Dicono i giudici tributari che questa cosa non si può fare; non ci sono “valide ragioni economiche” per allocare in Lussemburgo la catena di controllo dell’attività di Dol- ce e Gabbana: tutto è stato fatto per non pagare le tasse. E la stessa cosa dice il Tribunale di Milano che li ha condannati a 1 anno e 8 mesi di reclusione. Questastoria,naturalmente, non è finita. Nel processo tributario, il prossimo gradino è la Cassazione; e, in quello penale, Appello e Cassazione. Al momento diciamo che Dolce e Gabbana stanno perdendo 3 a zero. Adesso le domande sono due.
    n MA ALMENO starsene zittiefarfintadinientenon sarebbe meglio? “Siamo indignati, chiudiamo per sdegno”, hanno sproloquiato i due. Ma de che? Siete indignati perché sembra che vi abbiano pescato con le mani nel sacco dei soldi, intenti a portarli via dall’Italia? Qui gli unici che dovrebbero indignarsi sono i lavoratori italiani ammazzati dalle imposte.
    E, per le cosiddette Autorità istituzionali, Maroni che offre i locali della Regione Lombardia per le sfilate; l’assessore D’Alfonso che si rimangia la sua sacrosanta (questa sì) indignazione (“un pubblico ufficiale deve prendere le distanze da gente così”); e il sindaco Pisapia che ritiene “improvvida” l’osservazione di D’Alfonso: ma che vi dice la testa? Ma allora è vero che gli evasori (la presunzione di innocenza riguarda i Tribunali, non le valutazioni politiche) non sono delinquenti, solo un po’ birichini? Ma vi sembra sensato un atteggiamento del genere nell’Italia di oggi?

    www.ilfattoquotidiano.it/blog/btinti/
  12. .
    CITAZIONE (ciaca @ 25/7/2013, 12:17) 
    CITAZIONE
    Jovanotti, come tutti gli autori di musica leggera, ha alle spalle una scuola incredibile: il jazz.

    Ma per piacere, Jovanotti il Jazz ha imparato a conoscerlo (forse) in età adulta e a successo già ampiamente conseguito, al massimo quella scuola può avercela Saturnino. C'è più jazz nei vecchi successi di Albano e Romina che non nei primi successi di Jovanotti, che è un fenomeno di cassetta partorito da quel bonaccione di Cecchetto sulla falsariga della gioca jouer... :lol:
    Poi paragonare la musica classica al jazz con riferimento al ritmo è da manuale, come criticare le auto di formula 1 perchè consumano troppo :D ed è anche improprio, perchè anche la classica (inclusa quella di LWB) ha il suo ritmo, basta saperlo riconoscere :lol:
    Certo, non irregolare e asimetrico, sincopato a levare come quello del jazz, non martellato da percussioni di ogni tipo e contrappuntato dal contrabasso, come nel jazz, ma pur sempre "ritmo".

    Ad Allevi e a chi la pensa come lui consiglio prima di studiare e a tal proposito allego la seguente definizione:
    Il ritmo è definito come una successione di accenti, intendendo con accento il maggior rilievo (variazione di intensità o di enfasi) che alcuni suoni hanno rispetto ad altri nell'ambito di un brano o una frase musicale. Avremo allora suoni più accentati (accento forte), meno accentati (accento debole) o non accentati. La sequenza degli accenti di un brano musicale tende normalmente a ripetersi a intervalli regolari ed è questa ripetizione che viene chiamata ritmo del brano: la più breve sequenza non periodica (quella che viene ripetuta) viene anche chiamata cellula ritmica. L'accentuazione dei suoni di un brano musicale può anche avere altre funzioni, e gli accenti vengono così distinti in diverse tipologie: di accento metrico, ritmico, dinamico, agogico, melodico o patetico.)

    Poi consiglio un bell'ascolto della nona sinfonia, e magari anche della sonata al chiaro di luna, sono sicuro che il "ritmo" sapranno riconoscerlo.

    Saluti

    Ciaca, non ti offendere, ma tu non sai bene di cosa stai parlando. Il che ci può anche stare. Ma fare il sardonico su cose che apparentemente non conosci, non ti fa fare una bella figura.

    Ascolta queste due voci.

    http://m.youtube.com/watch?v=N8hVOMAmY-s

    La differenza esiste tra il modo di fare ritmo nella classica e nel jazz. È basta parlare con un qualsiasi musicista diplomato al conservatorio per sentirselo dire.

    Se Jovanotti conosce il jazz non lo so e poco mi interessa. È la musica legGera che ha certe caratteristiche ritmiche tipiche del jazz (da cui nasce).

    Se Allevi dice che ha scoperto quel modo di fare ritmo ascoltando Jovanotti, sono fatti suoi.

    Magari l'avesse fatto ascoltando Max Roach sarebbe stato meglio. Ma di sicuro un vero musicista classico lo riconosci proprio da come sta sul tempo.

    Ti accorgi, per esempio, se un clarinettista suona o Meno musica jazz, ascoltandolo mentre introduce la Rapsodia in blue di Gershwin.

    Come ho gia scritto, il ritmo è tipico della musica, tutta, ma è il modo in cui lo si usa che fa la differenza. Ed è quello che ha scoperto, pare ascoltando Jovanotti, il buon Allevi.

    Tutto qua.

    E Poco importa se tra 100 anni ti ricorderai di Mozart o di Alllevi

    Quello a cui dovremmo puntare, è di poterli ricordare tutti o quanti più è possibile e non di ghettizzarli in musica di seria A e di serie B, solo perché in si chiamano Beethoven o Allevi.

    La qualità di un ascoltatore si vede proprio da questo. Dalla possibilità di ascoltare i migliori come i meno noti.

    Se vuoi un altro esempio, molto facile da organizzare: prova ad ascoltare Jarrett quando suona Bach (di cui è un pregevole e stimato interprete) e prova ad ascoltarlo quando in trio suona jazz.

    È sempre dallo stesso musicista ma con un approccio completamente differente al ritmo, come in Radiance (questo si un cd da 10, artisticamente parlando, altro che quei tre giocolieri di Friday night in San Francisco!).
  13. .
    CITAZIONE (pietro962 @ 25/7/2013, 09:45) 
    La cosa più strana, è che nessuno ha sottolineato (a parte l'infelicità di certe sparate da bambino mai cresciutio), è che proprio in Allevi e jovanotti ( ma aggiungiamo anche einaudi e non pochi altri), quello che manca è il "ritmo".
    Mi piace la musica, e l'unica volta che mi sono addormentato in 30 anni di concerti è stato proprio a sentire einaudi. Allevi è un'altro einaudi che non fa che ripeteresenza sosta le "scale" del piano, , suadenti per 2 minuti ma soporifere. Sono quelle che insegnano ai principianti per muovere le dita, non per fare musica.

    con questi siamo al discount dei compositori da jingle per sottofondo alla pubblicità, e mi sembra già tanto.
    La musica è un'altra cosa

    Mi stupisce l'intervento di Federico che so appassionato di musica.
    Ti manderò un cd :D

    :D

    quando parlo di musica con qualcuno, mi piace spararmi la seguente posa, proprio a proposito di ritmo:

    da ascoltare nell'ordine esatto:

    - Waltz for Debby (Bill Evans)
    - Take Five (Paul Desmond)
    - Money (Pink Floyd)
    - 9 over raggae (Pat Metheny)
  14. .
    tra i miei preferiti in assoluto.
  15. .
    un piccolo difetto l'ho trovato credo.

    non posso comandare io l'apertura e la chiusura della tastiera.
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