Orologi e Passioni

Posts written by ffederico®

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    quanti ricordi piacevoli. quanta energia!!!

    25 anni fa circa ero un nazionale di San Da. Campione italiano categoria 80-85 kg.

    dopo un paio di anni mi sono dedicato all'insegnamento, in particolar modo ai bambini.

    intorno ai 27 anni ho smesso ma mi sta ritornando la scimmia e chissà che prima o poi ...
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    stavolta ha funzionato. non so perché, ma ha funzionato.
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    CITAZIONE (frisco99 @ 28/10/2013, 14:32) 
    CITAZIONE (ffederico® @ 28/10/2013, 11:18) 
    niente da fare per me.

    sarà mica per il fatto che ho una versione a 64bit?

    No ci mancherebbe.
    Fa girare prima l'assistente aggiornamento e vedi cosa ti dice. http://windows.microsoft.com/it-it/windows...load-online-faq
    Poi facci sapere.

    lanciato.

    a termine dell'esecuzione mi dice che ci sono non so quante unità compatibili e di andare allo store.

    così ho fatto.

    sto riscaricando l'aggiornamento.
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    niente da fare per me.

    sarà mica per il fatto che ho una versione a 64bit?
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    qualcuno ha provato ad installarlo?

    a me dà problemi.

    al riavvio non succede niente. come se restasse bloccato.

    lo spengo forzando e riparte ma ripristina la versione precedente.
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    io farei così.

    600 massimo 650 euro per un corpo reflex.

    il resto per un 35mm f2 usato (che tanto la differenza con il 18-55 sta in un passo e mezzo indietro o avanti).
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    (ciao Rob)

    per le immagini: sinceramente a me fanno schifo! non capisco proprio tutto questo entusiasmo a cosa sia dovuto.
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    leggiamo anche l'altra parte, perchè pare che ci siano delle cose che Ostellino non conosce.

    Che il Banano sia furibondo con i suoi onorevoli avvocati Ghedini e Longo, che l’anno scorso non gl’impedirono, anzi gli suggerirono di votare la legge Severino, aiutandolo a infilare la testa nel cappio e a stringersi il nodo scorsoio intorno al collo, è cosa nota. Che sia molto deluso anche dai superpoteri del principe del foro Franco Coppi, spacciato dai soliti ben informati per un supereroe specializzato nel far assolvere i colpevoli in Cassazione, è risaputo. Ciò che ancora non si sapeva è che avesse già trovato il sostituto, il 64° difensore della sua lunga carriera di imputato: Piero Ostellino. Il quale ieri, sul Corriere, ha voluto gentilmente anticipare la nuova linea difensiva di B. da spendere – si suppone – dinanzi alla Corte di Strasburgo. Analizzando con la consueta perizia giuridica le motivazioni della Cassazione, l’autorevole Ostellino ha scoperto che B. è stato condannato per “una nuova fattispecie giuridica di delinquente della quale finora la giurisprudenza non aveva notizia: l’“ideatore di reato’”. Va detto in premessa che l’Ostellino ha l’occhio bionico per le sentenze: due anni fa, per dire, riuscì a definire “moralmente mostruose” le motivazioni della condanna dei capi della ThyssenKrupp per la strage di Torino ben due mesi prima che venissero scritte e depositate. Ma lui, evidentemente, le conosceva già per scienza infusa. Stavolta invece si occupa di quelle del processo Mediaset, depositate dalla Cassazione il 29 agosto, e riesce a leggervi ciò che nessuno, nemmeno Coppi e Ghedini e Longo messi insieme, nemmeno il Giornale, il Foglio, Libero, Panorama, il Tg4 e Studio Aperto avevano notato. Per esempio ha scoperto che B. è stato condannato da solo, appunto come “ideatore di reato”, mentre “i suoi sodali, pur avendo commesso il reato da titolari di cariche societarie, non sono stati incriminati”.



    Quindi “d’ora in poi chiunque scriva un libro giallo nel quale descriva in dettaglio il modo migliore di rapinare la Banca d’Italia sappia che è passibile di condanna anche se, e quando, altri lo facciano davvero”. Gli sfugge che l’ideatore si chiama anche mandante o concorrente nel delitto ed esiste dall’età della pietra. Ma soprattutto che, insieme a B., sono stati incriminati e processati e condannati i suoi sodali Agrama, Galetto e Lorenzano, senza contare Del Bue e Giraudi salvati dalla prescrizione, Cuomo e Bernasconi defunti e Confalonieri assolto. Ma questi, per un giureconsulto che vola alto come Ostellino, sono solo dettagli. Ciò che conta è la sua sapienza giuridica, che lui distilla sul Corriere spiegando che al massimo B., come ideatore di reato, ha “manifestato una brutta intenzione” o “una cattiva coscienza” e dunque “andava assolto”: solo “l’arbitrarietà di una certa magistratura” poteva processarlo e condannarlo inventandosi “un nuovo reato” per “accusare qualcuno senza prove” e condannarlo “per ragioni politiche”, cioè per “liberarsi del capo di un movimento che si oppone all’egemonia della sinistra”. Il che “dà la misura dell’abisso giuridico e morale in cui è caduto il Paese”, obnubilato da “una sempre ben orchestrata campagna mediatica” a cui – si suppone – contribuiscono anche i cronisti del Corriere , i quali hanno dato ampio conto delle vere motivazioni della sentenza. Che purtroppo non sono quelle descritte da Ostellino, di cui non resta che sperare che non le abbia lette, altrimenti bisognerebbe concludere che non ha capito una mazza. La Cassazione infatti non si limita a dire che B. “ideò” il reato, ma aggiunge e dimostra che “creò”, “organizzò”, “sviluppò” e “beneficiò” dagli anni 80 del “meccanismo del ‘giro dei diritti’ che a distanza di anni continuava a produrre effetti (illeciti) di riduzione fiscale per le aziende” e per lui tramite 64 società offshore create per lui da Mills, in parte sconosciute ai bilanci e usate per “mantenere e alimentare illecitamente disponibilità patrimoniali estere, conti correnti intestati ad altre società a loro volta intestate a fiduciarie di B.”.

    Tutte condotte difficilmente compatibili con quelle del romanziere che narra la rapina alla Banca d’Italia. Affranto per “la salute dello Stato diritto”, per i pericoli incombenti sulla “sicurezza di ogni cittadino” (almeno di quelli con 64 società offshore) e sulla “sopravvivenza della democrazia” peraltro “morta da un pezzo”, Ostellino invita B. a smetterla di “comportarsi come un accusato permanente” (come se fosse una sua posa bizzarra) e a “denunciare l’accusa di ‘ideatore di reato’”, “sollevare in Parlamento il problema della certezza del diritto nei confronti di tutti, soprattutto di chi non dispone delle sue risorse finanziarie per difendersi” (semprechè abbia 64 società offshore) e “accusare un modo di amministrare la giustizia non solo ingiusto, ma pregiudizievole per la sopravvivenza della democrazia”.

    A questo punto, il discorso preparato da B. con l’ausilio di Coppi, Ghedini e Longo va cestinato e riscritto da capo: “Colleghi senatori, sono l’ideatore-mandante di un delitto gravissimo, ma l’amico Ostellino in un articolo pro veritate ha spiegato che, da che mondo è mondo, gli ideatori-mandanti non sono colpevoli, al massimo sono romanzieri. Non lo dico per me, ma per tutti i romanzieri che non dispongono delle mie risorse finanziarie per difendersi. Siamo tutti innocenti, da Riina e Provenzano in giù. Dunque, modestamente, anch’io”. Sarà un trionfo.
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    prendo atto che in questo forum ci sono i migliori avvocati difensori e costituzionalisti italiani e che il Nostro è sfortunato poichè conosce solo i Ghedini, i Coppi, i Previti, i Mills, Squillante i Metta i Craxi e qualche altro sfigato.

    piccola cronostoria dei 360 milioni di evasione (altro che i 7 sbandierati dai vari supporters).

    [...]
    1979

    Il 12 novembre 1979 una squadretta della Guardia di Finanza ispeziona l’Edilnord Centri Residenziali Sas che sta realizzando a Segrate la città-satellite di Milano2, sospettata di varie irregolarità tributarie. Nel cantiere, con alcuni operai, c’è un omino spelacchiato e imbrillantinato che si presenta come “semplice consulente” della società. È Silvio Berlusconi, il proprietario, iscritto da un anno alla loggia deviata P2. I finanzieri vogliono sapere perché abbia prestato fideiussioni personali in
    favore di Edilnord e Sogeat, società il cui capitale è ufficialmente controllato da misteriosi soci svizzeri. Ma lui fa lo gnorri e mette a verbale: “Ho svolto un ruolo molto importante nei confronti dell’Edilnord Centri Residenziali e della Società generale attrezzature Sas, perché entrambe mi hanno fin dall’inizio affidato l’incarico professionale della progettazione e della direzione del complesso residenziale Milano 2”. Anziché ridergli in faccia e approfondire le indagini, il maggiore Massimo Maria Berruti che guida la squadra si beve tutto, chiude l’ispezione in meno di un mese, nonostante le anomalie finanziarie riscontrate e archivia tutto con una relazione rose e fiori. Poi, il 12 marzo 1980, si dimette dalle Fiamme Gialle. Per qualche mese lavora per l’avvocato d’affari Alessandro Carnelutti, titolare a
    Milano di un importante studio legale con sedi a New York e Londra, dove si appoggia all’avvocato inglese David Mackenzie Mills. Poi Berruti inizia a lavorare per il gruppo Fininvest, specializzandosi in operazioni finanziarie estere e in contratti per i calciatori stranieri del Milan. Gli altri due graduati che erano con lui nel blitz del
    ’79 sono il colonnello Salvatore Gallo e il capitano Alberto Corrado. Il nome di Gallo verrà trovato nelle liste della loggia P2. Corrado verrà arrestato nel ’94 e poi condannato con Berruti per i depistaggi nell’inchiesta sulle mazzette Fininvest. Versate a chi? Alla Guardia di finanza, naturalmente.

    1980

    Nel 1980 Berlusconi rischia di ritrovarsi un’altra volta la Finanza in casa. Allarmatissimo, scrive una lettera all’amico Bettino Craxi, leader del Psi che sostiene il governo Cossiga: “Caro Bettino, come ti ho accennato verbalmente, Radio Fante ha annunciato che dopo la visita a Torino, Guffanti e Cabassi, la Polizia tributaria si interesserà a me... Ti ringrazio per quello che crederai sia giusto fare” (lettera pubblicata dal fotografo di Craxi, Umberto Cicconi, in Segreti e misfatti, Roma 2005). Che si sappia, anche quella volta le Fiamme Gialle si tengono alla larga dal Biscione. Che evidentemente ha sempre più cose da nascondere.

    1984

    Il 24 maggio 1984 il vicecapo dell’Ufficio Istruzione di Roma, Renato Squillante, interroga B., assistito dall’avvocato Cesare Previti e imputato “ai sensi dell’articolo 1 della legge 15/12/69 n. 932” per interruzione di pubblico servizio a causa delle presunte antenne abusive sul Monte Cavo che interferiscono nelle frequenze radio della Protezione civile e dell’aeroporto di Fiumicino. Gli imputati sono un centinaio. Ma la posizione di B. viene subito archiviata il 20 luglio 1985, mentre altri 45 rimarranno sulla graticola fino al 1992 e se la caveranno solo grazie all’amnistia.
    Non potevano sapere che Squillante e Previti avevano conti comunicanti in Svizzera. Insomma, che il giudice romano era a libro paga della Fininvest. Il 16 ottobre 1984 i pretori di Torino, Pescara e Roma, Giuseppe Casalbore, Nicola Trifuoggi e Adriano Sansa, sequestrano gli impianti che consentono a Canale 5, Italia 1 e Rete 4 di trasmettere in contemporanea in tutt’Italia in spregio alla legge. Craxi neutralizza le ordinanze con due “decreti Berlusconi”.

    1989

    Nel 1989 l’avvocato Mills, consulente Fininvest da alcuni anni, costituisce per conto del gruppo Berlusconi la All Iberian e decine di altre società offshore (la Kpmg,
    per conto della Procura di Milano, arriverà a contarne 64) domiciliate nelle isole del Canale (all’ombra di Sua Maestà britannica), nelle Isole Vergini e in altri paradisi
    fiscali. Ordine è partito dai responsabili della finanza estera del gruppo, Candia Camaggi e Giorgio Vanoni.
    Nasce così il “Comparto B” della Fininvest, “very discreet”, cioè occulto e in gran parte mai dichiarato nei bilanci consolidati, alimentato perlopiù dalla Silvio Berlusconi Finanziaria Sa (società lussemburghese regolarmente registrata a bilancio), ma anche da denaro proveniente dal Cavaliere in persona (in contanti, tramite “spalloni” che lo portano da Milano oltre il confine elvetico).
    Sul conto svizzero di All Iberian, in soli sei anni, transitano in nero quasi mille miliardi di lire. Usati per operazioni riservate e inconfessabili, come confermeranno
    le sentenze definitive All Iberian, Mills e Mediaset.
    Anzitutto, B. versa 23 miliardi a Craxi tra il 1990 e il ’91. Gira soldi di nascosto ai suoi prestanome Renato Della Valle e Leo Kirch: non potendo, per la legge Mammì, detenere piú del 10% di Telepiú, B. finanzia occultamente le teste di legno che rilevano le sue quote eccedenti.
    Acquista per 456 miliardi il capitale di Telecinco, la tv spagnola, di cui per la legge antitrust di Madrid non potrebbe controllare più del 25%. Presta soldi a Giulio
    Margara, presidente di Auditel e direttore di Upa, l’a ssociazione utenti pubblicitari.
    Gira 16 miliardi a Previti, in parte per pagarlo in nero in parte perché versi tangenti a giudici romani come Squillante e Vittorio Metta (autore della sentenza comprata che nel 1990 scippa la Mondadori a De Benedetti per regalarla alla Fininvest). Scala di nascosto i gruppi Rinascente, Standa e Mondadori
    in barba alla normativa Consob. E soprattutto, tramite alcune offshore, intermedia l’acquisto di film dalle major di Hollywood, facendone lievitare
    i costi per 368 milioni di dollari e dunque abbattendo gli utili di Mediaset per tutti gli anni 90, consentendo al gruppo di pagare meno imposte e al beneficiario dei
    conti esterni, cioè a se stesso, di accumulare una fortuna extrabilancio ed esentasse. E cosí via. Resta pure il sospetto che parte del denaro di destinazione
    ignota sia servito a pagare i politici del pentapartito per la legge Mammì del 1990 sull’emittenza: quella che consente a B. di tenersi tutt’e tre le reti Fininvest
    in barba a qualunque minimo principio antitrust.
    Lo testimoniano i responsabili della Fiduciaria Orefici, che aiuta il Cavaliere a foraggiare il conto All Iberian: il dirigente Fininvest Mario Moranzoni confidò loro che
    “i politici costano, c’è in ballo la Mammí”. Per le presunte tangenti Fininvest in cambio di quella legge, la magistratura romana indagherà Gianni Letta e Adriano Galliani, ma l’ufficio Gip guidato da Squillante negherà il loro arresto, e l’inchiesta finirà nel nulla.

    Nel 1989 il responsabile servizi fiscali della Fininvest, Salvatore Sciascia, altro ex finanziere passato alla corte del Cavaliere, si libera di una verifica fiscale a Videotime (la società Fininvest che racchiude Canale5, Rete4 e Italia1) versando ai finanzieri una tangente di 100 milioni di lire. Lo stesso fa nel 1991
    con 130 milioni scuciti per ammorbidire un’ispezione a Mondadori. E poi nel 1992 con altri 100 milioni per una visita delle Fiamme Gialle a Mediolanum. E ancora nel 1994 con 50 milioni perché i finanzieri chiudano un occhio, o possibilmente due, durante un blitz disposto dalla Procura di Roma e dal Garante per l’editoria sulla reale proprietà di Telepiù: che, se dovesse risultare ancora in mano a B. tramite i soliti prestanome (così com’è nella realtà), porterebbe all’immediata
    revoca delle concessioni per Canale5, Rete4 e Italia1. Ma anche quella volta i finanzieri corrotti se ne vanno con gli occhi bendati.
    Nel ’94, appena un sottufficiale confessa a Di Pietro di aver ricevuto parte di una tangente Fininvest, esplode lo scandalo Fiamme Sporche, che in poche settimane
    porta all’arresto di un centinaio di finanzieri corrotti e all'incriminazione di oltre 500 imprenditori e manager corruttori (il Gotha dell’imprenditoria milanese). Confessano quasi tutti. Tranne uno: Silvio B., che non può ammettere nulla perché è appena divenuto presidente del Consiglio. Sciascia dice che ha fatto tutto per ordine di Paolo Berlusconi, Silvio non c’entra nulla. Intanto l’avvocato Berruti chiama l’ex collega Corrado (quello dell'ispezione del 1979), ormai in pensione, perché tappi la bocca sulle mazzette Fininvest il capobanda, colonnello Angelo Tanca. E così avviene.
    Quando il pool Mani Pulite ha pronta la richiesta di cattura per Sciascia e Paolo, il governo di Silvio vieta la manette per corruzione col decreto Biondi. È il 14 luglio
    ’94. L’Italia si ribella, Bossi e Fini si defilano, B. è costretto a ritirare il decreto a furor di popolo, così finiscono dentro Sciascia, Paolo, Corrado e Berruti. Il quale, si scopre, prima di orchestrare il depistaggio è volato a Roma per incontrare il premier a Palazzo Chigi. La prova che ha fatto tutto Silvio, non Paolo.
    Di qui l’invito a comparire durante la conferenza Onu di Napoli e poi il processo. Primo grado: condannati Silvio e Sciascia, assolto Paolo. Appello: prescritto Silvio, condannato Sciascia. Cassazione: condannato Sciascia, assolto per insufficienza di prove Silvio, perché potrebbe essere stato Paolo, che però non può essere riprocessato una volta assolto. La prova contro Silvio potrebbe, anzi dovrebbe fornirla Mills, sentito come testimone al processo: purtroppo è stato corrotto
    con 600mila dollari e mente ai giudici, salvando il Cavaliere.

    Ma le tangenti c’erano, e quello che il gruppo Berlusconi ha da nascondere alla Guardia di Finanza è più che evidente. Lo dimostra la miriade di processi nati da quei
    fondi neri negli anni 90, quando i giudici e i finanzieri corrotti iniziano a scarseggiare.
    Non potendoli neutralizzare a monte a suon di mazzette, B. li cancella a valle con una raffica di leggi ad personam: falso in bilancio, condoni fiscali ed ex Cirielli. Risultato: 2 processi fulminati perché il reato non c'è più, cancellato dall’imputato (All Iberian-2 e Sme-2) e 8 caduti in prescrizione. L’ultimo, per il semplice decorrere del tempo, sulla divulgazione dell’intercettazione della telefonata segreta e rubata tra Fassino e Consorte. Gli altri 7: corruzione del giudice Metta per la
    sentenza Mondadori e caso All Iberian-1 per i 23 miliardi a Craxi (prescritti grazie alle attenuanti generiche); falsi in bilancio Fininvest anni 90; altri falsi in bilancio per i 1550 miliardi di lire di fondi neri sottratti al consolidato col sistema All Iberian; fondi neri nel passaggio del calciatore Lentini dal Torino al Milan; corruzione giudiziaria del teste Mills (prescritti grazie all’ex Cirielli); appropriazioni indebite e i falsi in bilancio e la gran parte delle frodi fiscali sui diritti Mediaset (prescritti
    grazie al combinato disposto della legge sul falso in bilancio e all’ex Cirielli). I reati superstiti, e cioè le frodi fiscali del 2002 e 2003, per un totale di 7 milioni di euro (su un totale di 360 milioni di dollari, ormai evaporati), sono miracolosamente giunti in Cassazione per la sentenza definitiva del 1° agosto prima della solita falcidie.

    [...]
  10. .
    CITAZIONE (piero7 @ 22/8/2013, 12:02) 
    ma la d7000 è pieno formato come la d700? :huh:

    no, è una Dx
  11. .
    CITAZIONE (piero7 @ 22/8/2013, 01:15) 
    bravo fede, accatati sto coso da montare sul telefono e mi vendi la D7000, ok? ;)

    mmm, l'uno non esclude l'altro. -_-

    ps: ho la D700 non la 7000 :P
  12. .
    lo so che sembra strano, soprattutto da detto da uno che, normalmente, va in giro con 9kg in spalla di attrezzatura fotografica (quando non si porta dietro il cavalletto), ma secondo me invece è un accessorio simpatico.

    chi normalmente compra le macchinette da tasca, credo sia davvero poco interessato alla fotografia.

    ci sono macchinette che fanno belle foto, ma il risultato, a meno di non cominciare a spendere realmente un po' di soldi in obiettivi, è sempre alquanto deludente.

    queste persone, probabilmente, possono apprezzare un accessorio che, delle dimensioni di una macchinetta tascabile se non meno, trasformi il proprio cellulare in qualcosa di più.

    le seguenti foto sono state fatte con il lumia 920. sono così come uscite dallo smartphone.

    con un accessorio del genere, il miglioramento potrebbe renderebbe questi telefoni, se non migliori, almeno uguali ad una macchinetta tascabile (e forse anche a qualche bridge).

    non ci dimentichiamo che, uno smartphone non si nega a nessuno, mentre una macchina fotografica, fa giusto quello.

    WP_20130804_007

    WP_20130811_003

    WP_20130818_014

    crop 100%
    crop
  13. .
    honda__cb_400_n_1984_2_lgw
    Honda cb400n

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    Suzuki gsx1100r, 1989, la versione più bella

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    Yamaha yzf 1000 r thunderace

    f_06-01
    Aprilia rsv mille, 2002, la più sportiva

    mts%201000
    Dal 2004, da quando è nata mia figlia, Ducati mts 1000 ds
  14. .
    CITAZIONE (President Reserve @ 7/8/2013, 10:29) 
    Fed non è più una questione di campane (che peraltro leggo indistintamente) è un problema di totale anarchia, contesto in cui tutti fanno ciò che più fa al loro comodo.
    Questo non è normale e per questo credo che l'unica soluzione sia un hard reset.

    amico mio, bisognerebbe uscire fuori da queste logiche calcistiche e riflettere in maniera più serena, ma come cittadini e non tifosi di una squadra o di un'altra.

    ti avevo suggerito di dare un'occhiata, perchè troppe volte, il baccano dei trombettieri di sua maestà, è così forte da far chiudere gli occhi.

    in questo paese, per colpa dei cittadini di questo paese, siamo diventati il paese dei fessi.

    "Il pregiudicato innocente"

    Poniamo che in un qualunque processo, uno degli 80mila che celebra ogni anno la Cassazione, un giornalista chiedesse a un giudice perché ha confermato la condanna di Tizio e il giudice rispondesse: "Perché era colpevole". Che farebbero i giornali? Non riprenderebbero nemmeno la notizia, essendo assolutamente ovvio che un giudice condanni un imputato che ritiene colpevole. Sarebbe strano il contrario, e lì sì che si scatenerebbe il putiferio, se cioè un giudice che ha appena condannato Tizio dichiarasse: "Secondo me era innocente, ma l'ho condannato lo stesso". Il guaio del presidente Esposito è che il suo non è un processo normale, perché l'imputato si chiama B., che ha nelle sue mani, o ai suoi piedi, il 90% dei giornali e delle tv. Dunque diventa tutto uno scandalo anche la normalità: un giudice che conferma la sentenza d'appello che condanna B. perché non solo sapeva, ma era il "regista" e il "beneficiario" di un gigantesco sistema di frode fiscale durato anni messo in piedi da lui; e poi spiega off record a un giornale scorretto (che concorda con lui un testo e poi ne pubblica un altro e continua a non divulgare l'audio integrale da cui risulta che il giudice non rispondeva a una domanda su B.) che la conferma non si basa sulla sciocchezza del "non poteva non sapere", ma sulla prova provata che B. sapeva (anzi, ordinava). Non solo, ma il fatto di ribadire che B. era colpevole perché sapeva, anzi ordinava, diventa la prova che B. era innocente perché non sapeva e non ordinava. Se non ci fosse da piangere, verrebbe da sbudellarsi dal ridere.

    I giuristi di corte, quelli che non distinguono un codice da un paracarro, sono scatenati. Per Sallusti, un giudice che dà del colpevole a un pregiudicato è, nell'ordine: "scorretto, illegale, vile, inadatto, pericoloso, imbroglione, indegno, scellerato, bugiardo", da "radiare dalla magistratura", mentre la sentenza decisa da lui e da altri 4 giudici (da lui contagiati per infezione) "non dovrebbe avere nessun valore" e va "annullata" come sostengono "alcuni giuristi" di sua conoscenza (Gambadilegno, Macchianera e la Banda Bassotti al completo). Belpietro, altro giureconsulto di scuola arcoriana e libero docente di diritto comparato, ha saputo che "in altri Paesi ciò costituisce immediata causa di ricusazione del magistrato o di revisione della sentenza": poi però non precisa quali siano, questi "altri paesi" della cuccagna dove un giudice che parla dopo invalida la sentenza emessa prima.

    Intanto B., sempre in guerra contro la legge ma soprattutto contro logica, sostiene che questa è la prova che "la sentenza era già scritta": ma se fosse già scritta, perché accusa Esposito di aver parlato prima di scriverla? Strepitoso il duo Brunetta & Schifani: invocano punizioni esemplari contro Esposito perché ha parlato e contemporaneamente una fantomatica "riforma della giustizia" per proibirgli di parlare: e così ammettono che nessuna norma gli vietava di parlare. Secondo Franco Coppi, il fatto è "inaudito" perché "non s'è mai visto un presidente di collegio che anticipa la motivazione della sentenza": invece s'è visto un sacco di volte. L'ultima, quando il presidente della Corte d'appello di Perugia, Claudio Pratillo Hellmann, all'indomani della lettura del dispositivo della sentenza che assolveva Amanda Knox e Raffaele Sollecito per il delitto di Meredith Kercher, incontrò pubblicamente i giornalisti per spiegare perché i due erano innocenti e i giudici di primo grado avevano preso una cantonata. Nessuno disse nulla, nessuno aprì procedimenti disciplinari, tutti fermi e zitti. Poteva mancare sul Corriere l'illuminato parere di Antonio Polito? No che non poteva. Eccolo infatti avventurarsi pericolosamente su un terreno a lui ignoto - il diritto - con corbellerie sesquipedali. Invoca le solite "riforme della giustizia", ignorando che se ne son fatte 110 in 20 anni.
    Blatera di "sanzione disciplinare", ignorando che questi illeciti sono tipizzati con precisione dal nuovo ordinamento giudiziario n. 269 del 2006 (a proposito di riforme della giustizia), che punisce "le pubbliche dichiarazioni o interviste che riguardino soggetti coinvolti negli affari in corso di trattazione", non in quelli già chiusi con sentenza definitiva. Del resto se Polito, per punire Esposito, invoca una nuova legge, vuol dire che lo sa anche lui che con quella attuale non lo si può punire, visto che l'ha rispettata. Alla fine El Drito si supera: Esposito non doveva parlare perché, essendo "un giudice e non un accusatore", è "obbligato alla terzietà": sì, ma prima del processo, non dopo. Un giudice che condanna, o assolve, non è più terzo: avete mai visto accusare l'arbitro di non essere più terzo rispetto a un fallo da rigore per aver fischiato un rigore e aver detto che era rigore?

    Ma la farsa non finisce qui, perché la premiata ditta B&Coppi&Ghedini vuole ricorrere alla Corte europea dei Diritti del-l'Uomo. Grande idea. Oltre ad aver respinto tre ricorsi di Previti contro le sue condanne per Imi-Sir e Mondadori, la Corte di Strasburgo il 29 maggio 2012 ha dato ragione a un pm del-l'Estonia accusato di aver rilasciato interviste e dichiarazioni alla stampa e alla tv su una sua indagine contro un giudice corrotto, condizionando i giudici e violando la presunzione di innocenza. E, secondo la Corte, fece benissimo perché l'opinione pubblica "dev'essere informata su questioni di interesse collettivo", come le inchieste su personaggi pubblici; e, se il magistrato indica "le accuse all'imputato", non pregiudica i suoi diritti. Figurarsi se un giudice parla di un pregiudicato. Si spera dunque vivamente che B. ci vada davvero, a Strasburgo. Troverà pane per i suoi denti: fortuna vuole che Strasburgo non sia in Italia.
  15. .
    CITAZIONE (President Reserve @ 7/8/2013, 10:04) 
    CITAZIONE (incursore61 @ 7/8/2013, 09:17) 
    ...

    vi sembra normale ....?????

    No, come non lo è questo.

    link

    Diciamo che il più pulito ha la rogna.
    Paesuncolo in cui pure i pidocchi hanno la tosse.

    tu puoi (ricordi le credenziali no?), leggi anche l'altra campana ;)
8100 replies since 27/6/2006
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