CITAZIONE (Palantir @ 4/2/2015, 06:35)
"Vi sono dei momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre".
Questa piccola donna, questa grande donna, ci insegnò qualche anno fa ad alzare la testa, appiattita da Italia1 e dalla totali idiozie che ci circondano e che accogliamo come se fossero importanti.
Questo donna fu presa in giro, vilipesa, offesa, perseguita.
Pochi se ne fecero sostenitori dinanzi agli altri, perché incapaci di sopportare il dileggio delle "cicale" che li avrebbero bollati di "inferiorità mentale", di idiozia, di follia; qualcuno (forse non pochissimi, a dire il vero, viste le copie vendute) la prese comunque in giro pubblicamente ma ne condivise il pensiero nell'intimo del proprio soggiorno, come un topino vigliacco.
Meno male, meno male che nel mio studio il suo volto in fotografia, con sotto scritta proprio la frase che ho messo in apertura, campeggia da subito dopo l'undici settembre, a dar prova che insieme al suo condividerla ora ero presente anche allora, a portare idealmente con lei la croce dello scherno.
Oggi, qualcuno in più sporge il capino da sotto lo strato di sterco che seppellisce la sua povera vita, si rende conto che l'isola dei famosi non la cosa più rilevante di quest'epoca storica e inizia a dire a se stesso "però, l'Oriana no...non diceva poi tante sciocchezze".
Ecco: il pensiero di questa grande donna, di questa grande persona, di questo immenso scrittore (perché, ragazzi miei: avete visto come scrive? vi siete resi conto della potenza espressiva, del piacere che provoca leggere parole messe in fila in quel modo? io sono un povero ignorante, non ho la patente di critico...però ho letto qualche libro; e secondo me, in Italia, negli ultimi diciamo 30 anni?? non ci sono state voci così oltre la sua), deve essere un lume nella notte della ragione, una corda su cui aggrapparsi con le mani prima di finire dentro il pozzo che vaneggia dinanzi a noi.
Questo pensiero deve servire per tener desta la nostra dignità e per spingerci ad aver voglia di difendere noi stessi e la nostra identità, insieme ai nostri valori: a far capire agli immigrati che arrivano che non siamo un popolo di beoti, ma che i valori di questo Paese sono antichi come la civiltà in quanto tale: e che noi li conosciamo, li pratichiamo, li difendiamo: solo così (forse) si identificheranno anche loro con questi valori e non invece con quelli dei vari califfi, ai quali faranno riferimento se invece in noi vedranno solo la generazione televisiva, delle droghe, dei matrimoni gay, delle idiozie totali che sentiamo ogni santo giorno.
insieme a questo scatto di dignità (..di decenza, dai: dignità è ancora troppo "eroico" per un popolino come noi, abituato a sputare nel proprio piatto e poi mangiare simulando orgasmo), deve esserci una ulteriore e forse più grande ancora consapevolezza: il messaggio che arriva da Papa Francesco...il messaggio vero - a mio giudizio: Dio è uno! Rendiamocene conto noi, riscoprendo il Dio cristiano; il dio induista, il totem...quello che vogliamo; e nel frattempo, sentendo questa attestazione, se ne rendano conto i tanti musulmani "normali": e si accorgano che il terrorismo li porterà all'estinzione (perché, idioti che siamo, sopportiamo sopportiamo, ma alla fine un confetto atomico glielo faremo arrivare, magari quando sarà troppo tardi per salvare noi stessi, ma manderemo a picco anche loro) e allora, chissà...potrebbero iniziare a svegliarsi. Devono farlo loro. Il Papa glielo sta dicendo.
Sono poche le forze in campo contro questa minaccia assai grande: il Vaticano, con la politica che ho tentato di descrivere (qualche amico qui potrà intervenire a darmi maggiore spessore); Israele, che rimane ultimo e solo baluardo militare (perché con quel Presidente gli USA si sono giocati la dignità loro); le nostre singole persone, se sapranno destarsi dal torpore.
Parlavo giusto ieri sera con mia figlia, a proposito del poveraccio dato alle fiamme: loro - i ventenni - non rimangono esterrefatti come noi, perché la scena la associano a CSI, ai film, alla simulazione.
Per noi, quindi, svegliarci include il dovere di svegliare anche loro: portiamoli a fare un giro all'ospedale pediatrico, alla casa di riposo, al cimitero; a vedere una Chiesa, una piscina terapeutica...un po' di mondo vero dove le lacrime sono autentiche.
Alla fine, torno sempre al punto di partenza: dobbiamo alzare il nostro personale sederone dal divano: chiudere la televisione; prendere per mano i nostri figli - che non ne avranno neanche voglia - e uscire fuori: andare a cercare il fascino della realtà, di una passeggiata, di un gelato, del piacere di portare la borsa della spesa ad una vecchia, di un libro, di un sorriso, di un abbraccio.
La comodità di ha stregati: siamo troppo distanti dalla radice del nostro benessere per ricordare che la nostra libertà è nata nel sangue e che se non lo ricordiamo finiremo per tornarci dentro.
buona giornata a tutti.