Acquisto dai concessionari , riflessioni sul futuro

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    CITAZIONE (wei koh @ 21/10/2014, 01:55) 
    Se prezzi e distribuzione fossero bloccati e unificati globalmente attraverso le boutique sarebbe un sogno, valore reale e nessuna possibilità di speculazione.
    Boutique di ogni marca e vera concorrenza tra le varie Case porterebbero a un rapporto più veritiero tra costi di produzione/distribuzione e prezzo finale.

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    passato da Rocca a Milano per preventivo Regolatore di Luis Erard
    noto che in vetrina non c'è più
    entro e chiedo
    "li vendiamo ancora ma fino ad esaurimento, non siamo più concessionari"

    ora per L.E. rimane solo Salò (BS) e pochi altri qui in Lombardia

    bho
     
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    CITAZIONE (jinfizz2014 @ 21/10/2014, 09:13) 
    passato da Rocca a Milano per preventivo Regolatore di Luis Erard
    noto che in vetrina non c'è più
    entro e chiedo
    "li vendiamo ancora ma fino ad esaurimento, non siamo più concessionari"

    ora per L.E. rimane solo Salò (BS) e pochi altri qui in Lombardia

    bho

    Al di là delle specificità del caso, questa vicenda svela un altro problema dei grandi concessionari plurimarca: di solito non hanno quasi nulla di nessuna marca, a parte i modelli più commerciali. E gli orologi se non li fai vedere non li vendi.
     
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    CITAZIONE (mbelt @ 21/10/2014, 11:51) 
    Al di là delle specificità del caso, questa vicenda svela un altro problema dei grandi concessionari plurimarca: di solito non hanno quasi nulla di nessuna marca, a parte i modelli più commerciali. E gli orologi se non li fai vedere non li vendi.

    Verissimo.
     
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  5. Riverwild
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    CITAZIONE (mbelt @ 20/10/2014, 16:24)
    Per molti marchi di orologeria indipendente la via della boutique monomarca è una strada costosa ma obbligata. Perché io alla figura dell'orologiaio di fiducia che consiglia al meglio i clienti non credo più. I grandi concessionari multimarca hanno interesse economico a privilegiare poche marche a scapito delle altre: e lo si capisce anche solo dai diversi spazi espositivi. E poichè tendono sempre a privilegiare quelle che hanno meno bisogno perché più cool e riconosciute dal mercato è una cosa triste. In generale poi sempre meno sono le figure dei concessionari multi brand di alto livello anche solo a livello di competenza nel settore. Allora meglio la boutique. Poi si darà: ma i prezzi sono più alti. Vero, ma forse si riuscirebbe anche a rendere i listini un po' più veritieri in termini di prezzo di quanto siano oggi. Alla fine si spenderà più all'acquisto ma forse i nostri orologi terranno un po' di più il valore. Guardate Louis Vouitton: forse la sua fortuna sta proprio nel fatto che è riuscita a mantenere sotto controllo la distribuzione direttamente. Altrimenti anche lì sarebbero solo sconti selvaggi dappertutto. In sintesi quindi se questo servisse a rendere più serio il settore, ad esporre più orologi ai clienti, allora avrebbe la mia piena approvazione.

    D'accordissimo
     
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    il fatto che alcuni concessionari non hanno quasi nulla e' vero , mi e' capitato personalmente di entrare in negozi blasonati e rimanere un po' deluso , ma e' anche vero pero', che a volte alcune case destinano i modelli piu' riusciti in edizioni limitate solo per boutique o mandando questi con il contagocce lasciando i conc. a fare l'ufficio informazioni di propieta' , facendo cosi' oltre che tastare l'utente finale varcherebbero il sottile inizio dell'indipendenza vs esso ...che poi e' il motivo dell'apertura del topic
     
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  7. ciaca
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    Nella mia città i concessionari sono ormai ridotti a 2, uno Rolex (e Chopard) e uno Patek (e recentemente gruppo Richemont+Gruppo Swatch, il tutto in una bottega da 30mq :UH:) dopo che tutti i più grossi e storici commercianti della città hanno chiuso bottega o tirato i remi in barca.
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    Il mercato dell'orologio è al momento, in Europa, completamente saturo. E' evidente che nelle città di provincia e non turistiche i concessionari stiano boccheggiando a discapito dei vari commercianti di usato o semi nuovo o nuovo. Quando assistiamo poi al fenomeno del parallelo arriviamo al punto più basso dell'imprenditoria. Che senso ha tenere in piedi una scatola vuota, un finto negozio , per poi rivendere quasi tutto all'estero in stock, con due , tre transazioni all'anno e mantenere "solo di facciata" il negozio aperto sul corso principale della città? Questa è la morte civile del commercio e del commerciante. Personalmente credo che rimarranno concessionari prulimarca laddove le case non vorranno o non potranno arrivare. Molti grandi commercianti si sono già attrezzati con dei corner interni di vendita, a costo di enormi investimenti, ma la distribuzione solamente attraverso negozi di proprietà diventerebbe molto onerosa e costringerebbe le case a rinunciare alla capillarità della distribuzione. Louis Vuitton ed Hermes sono bravi, ma non sempre questo modello distributivo può essere replicabile per ogni categoria merceologica
     
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  9. ciaca
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    Il negozio fisico serve per avere credibilità sul mercato on line di ch24, fosse solo per le vendite su strada avrebbero già chiuso almeno il 70% degli esercizi commerciali del settore.

    Il modello distributivo di alcuni marchi del lusso come Hermes o LV non è in alcun modo replicabile sull'orologeria, se non in alcune piazze con particolare afflusso turistico.
     
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    CITAZIONE (ciaca @ 23/10/2014, 14:58) 
    Il negozio fisico serve per avere credibilità sul mercato on line di ch24, fosse solo per le vendite su strada avrebbero già chiuso almeno il 70% degli esercizi commerciali del settore.

    Il modello distributivo di alcuni marchi del lusso come Hermes o LV non è in alcun modo replicabile sull'orologeria, se non in alcune piazze con particolare afflusso turistico.

    Perché il modello di LV non sarebbe replicabile per gli orologi?
     
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    Buongiorno a mio avviso le case costruttrici di orologi stanno facendo uno sbaglio colossale, chiudendo i vari concessionari vanno a perdere la proposta dei loro marchi sul territorio e oltre a questo perdono anche la voglia( da parte del concessionario )di vendere il prodotto, conoscendone alcuni sono in grado di confermare che riescono a vendere il loro prodotto in maniera stupefacente (visto di persona clienti entrati convinti di acquistare un prodotto e uscire dal negozio con un altro)secondo le varie boutique le ho sempre trovate un pò fredde a livello umano un cliente si compra un orologio per passione e quindi è un piacere essere coccolati (dalle mie esperienze quando entri in una botique monomarca e si chiede un catalogo o qualcosa di simile ho sempre avuto delle risposte negative o quasi) terzo e forse la cosa che riesco a capire meno ci sono dei concessionari Grossi che fanno mercato parallelo quotidianamente ed è risaputo da tutti nel settore e tollerato dalle case costruttrici non riesco a capire il perchè visto che proprio questi in molte occasioni sputtanano il prodotto sul mercato.(sono sicuro che se venisse chiesto alle case costruttrici di questi comportamenti farebbero finta di cadere dalle nuvole) :( :(

    Edited by bistecca1 - 23/10/2014, 20:30
     
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  12. ciaca
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    CITAZIONE
    Perché il modello di LV non sarebbe replicabile per gli orologi?

    i motivi sono molteplici, il primo fra tutti è che è impossibile per un'azienda di orologeria presidiare un mercato in modo capillare solo con propri punti vendita, anche su territori di piccole dimensioni come quello italiano e tanto più a fronte di una domanda ormai quasi del tutto azzerata, per l'irrigidimento che ciò comporta alla struttura dei suoi costi e per l'elevato rischio che ne deriva da una vendita al dettaglio capillare piuttosto che una vendita all'ingrosso ad un numero relativamente modesto di operatori commerciali, oltre che per le rilevanze che quest'ultimo aspetto ha sia sulla programmazione della produzione che sulla logistica e, non ultimo, sui margini unitari.
    Alzare i listini, per fare un esempio, è il miglior modo che le case hanno per garantirsi i loro ricavi scaricando sulla RdV il rischio dell'invenduto.
    Una gestione diretta della RdV in questo caso ribalta completamente la prospettiva e accentra tale rischio in capo all'azienda.
    Le aziende di orologeria, se avulse dal contesto di holding, sono aziende di dimensioni relativamente piccole e chiaramente non in grado di accollarsi tali investimenti; di contro, le holding che potrebbero farlo non ha alcun senso che lo facciano perchè un factory store SWATCH GROUP, LVMH o Richemot sarebbero un ossimoro (il factory store esalta la forza del Brand, un fsctory store a livello holding annacqua i vari brand in un unico irriconoscibile calderone). E infatti è un modello di RdV che non hanno mai messo in atto, nemmeno su mercati molto più prolifici del nostro (ma anche territorialmente molto più vasti e diffusi).
    LV ed Hermes non producono nulla, sono solo marchi apposti su manufatti realizzati da altri altrove, spesso in unità produttive localizzate in luoghi limitrofi ai mercati di sbocco.
    Inoltre la capillarità della loro RdV non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella di una qualunque casa di orologeria, i punti vendita italiani credo siano poche unità, i concessionari Rolex (per citare il caso di un brand altrettanto forte, riconoscibile e con un suo elevato peso specifico, ossia gli unici in grado di giustificare potenzialmente la gestione diretta di factory store) sono centinaia, li trovi anche in paesi di poche migliaia di anime.
     
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    CITAZIONE (ciaca @ 23/10/2014, 19:17) 
    i motivi sono molteplici, il primo fra tutti è che è impossibile per un'azienda di orologeria presidiare un mercato in modo capillare solo con propri punti vendita, anche su territori di piccole dimensioni come quello italiano e tanto più a fronte di una domanda ormai quasi del tutto azzerata, per l'irrigidimento che ciò comporta alla struttura dei suoi costi e per l'elevato rischio che ne deriva da una vendita al dettaglio capillare piuttosto che una vendita all'ingrosso ad un numero relativamente modesto di operatori commerciali, oltre che per le rilevanze che quest'ultimo aspetto ha sia sulla programmazione della produzione che sulla logistica e, non ultimo, sui margini unitari.
    Alzare i listini, per fare un esempio, è il miglior modo che le case hanno per garantirsi i loro ricavi scaricando sulla RdV il rischio dell'invenduto.
    Una gestione diretta della RdV in questo caso ribalta completamente la prospettiva e accentra tale rischio in capo all'azienda.
    Le aziende di orologeria, se avulse dal contesto di holding, sono aziende di dimensioni relativamente piccole e chiaramente non in grado di accollarsi tali investimenti; di contro, le holding che potrebbero farlo non ha alcun senso che lo facciano perchè un factory store SWATCH GROUP, LVMH o Richemot sarebbero un ossimoro (il factory store esalta la forza del Brand, un fsctory store a livello holding annacqua i vari brand in un unico irriconoscibile calderone). E infatti è un modello di RdV che non hanno mai messo in atto, nemmeno su mercati molto più prolifici del nostro (ma anche territorialmente molto più vasti e diffusi).
    LV ed Hermes non producono nulla, sono solo marchi apposti su manufatti realizzati da altri altrove, spesso in unità produttive localizzate in luoghi limitrofi ai mercati di sbocco.
    Inoltre la capillarità della loro RdV non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella di una qualunque casa di orologeria, i punti vendita italiani credo siano poche unità, i concessionari Rolex (per citare il caso di un brand altrettanto forte, riconoscibile e con un suo elevato peso specifico, ossia gli unici in grado di giustificare potenzialmente la gestione diretta di factory store) sono centinaia, li trovi anche in paesi di poche migliaia di anime.

    Della argomentazioni che hai riportato quella che condivido maggiormente è il riferimento alla orma assenza di mercato italiano retail, assolutamente vero.
    Però avere una rete di boutique monomarca non vuol dire averle in ogni città. Nel mio modello ideale penso ad una piccola casa di orologeria dalla produzione limitata: piccoli numeri da intenditori. In quel caso il cliente può anche fare centinaia di km per raggiungere la boutique più vicina. Però LV è riuscita anche con una produzione molto elevata e tantissimi punti vendita. Teoricamente se ci riescono loro potrebbero anche farlo nell'orologeria, non credo che dipenda dal tipo di bene acquistato, sempre lusso è. Io penso che all'inizio resisteranno solo i multimarca più grossi e piazzati nelle città turistiche, poi non ce la faranno più neppure loro. Sarebbe assurdo avere boutique di gruppo, dovrebbe averle ogni marchio del gruppo.
    Certo è che se si hanno le boutique bisogna che siano forniti di tutti i modelli della casa. Da questo punto di vista, ad esempio, rimasi molto deluso dalla unica boutique Journe che ho visitato quella di Ginevra, che aveva una clamorosa scarsità di pezzi. Ecco, così non ha senso alcuno. Poi io sono giunto ad una conclusione: se Journe invece di fare 900 pezzi l'anno ne facesse 700, 600, sarebbe meglio penso per tutti. Poi capisco che pure le boutique vanno alimentate, ma io se facessi orologi sarei attentissimo ai numeri bassi di produzione, prima di aumentarli ci penserei tantissimo. E' sempre l'inizio della fine.
     
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  14. stinghiano
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    Le Boutique Louis Vuitton in Italia sono solo 19 , i concessionari Rolex più di 100 .... Fatevi un idea ... ;)
     
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    CITAZIONE (stinghiano @ 23/10/2014, 20:07) 
    Le Boutique Louis Vuitton in Italia sono solo 19 , i concessionari Rolex più di 100 .... Fatevi un idea ... ;)

    Se fai un milione di orologi l'anno per me non puoi distribuirli solo con boutique. No, io pensavo all'alta orologeria con numeri bassi.
     
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31 replies since 20/10/2014, 15:06   1497 views
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