Brexit: bocciato l'accordo.

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    io sono qua, guardo i tg e parlo con loro direttamente tutti i giorni, poi proprio perché curioso, chiedo il pensiero riguardo la politica attuale è quello che si evince, che a prescindere pro o contro trump, nessuno se la sente di criticare quello che sta facendo per il paese... siete voi ad avere una visione totalmente distorta della realtà, non bastano due grafici presi da internet o un gossip in tv, per capire il pensiero in questo paese

    1)trump piace
    2)imprenditori strafelici
    3)felici UK esce Europa
    4)contro impeachment, vissuta come una chiara bullshit per spodestare trump
    5)la gente lo segue su Instagram
    6)arrivano lettere di trump a casa ad i sostenitori

    Ora però, visto che NON state qua e non avete la facoltà dell’ubiquità, potete anche andare un po’ più cauti su affermazioni su chi sa o non sa, perché da quello che leggo, siete decisamente fuori strada.

    Allora, anche se sono stato fidanzato con un inglese (quindi mi dividevo tra UK ed Italia), oltre ad avere contatti con loro spessissimo per lavoro, faccio finta che avete ragione voi su Brexit, anche se il voto palesemente vi da torto e già questo porta l’evidenza dei fatti che non ci vogliono stare... poi nel tempo non ho visitato solo londra, ma anche il nord, sud è le periferie (es. luglio ero a Watford) e tutto questo degrado dichiarato non c’è ... poi pure se fosse, l’eccezione di un posto non è la regola
     
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    Nelle città US dove lavoro, mettiamola educata, Trump è visto in maniera pessima.

    Lasciamo perdere cosa ne pensino a New York o nelle città Californiane.

    Poi certo se tu ora sei in uno degli Stati suoi enclave, va beh, che vuoi sentire? Che ne parlino male?

    Sono felice che The Crown piaccia, è una gran bella serie di Netflix, perché a parte questa, che ci sia uno statunitense a cui possa fregare più di zero delle sorti UK, è pura fantascienza. Ha più possibilità di interessare l’Irlanda, per ovvi motivi fiscali, che l’isola dirimpettaia.
     
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  3. jatucka
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    CITAZIONE (Baldazzar @ 27/12/2019, 08:34) 
    Sono felice che The Crown piaccia, è una gran bella serie di Netflix, perché a parte questa, che ci sia uno statunitense a cui possa fregare più di zero delle sorti UK, è pura fantascienza. Ha più possibilità di interessare l’Irlanda, per ovvi motivi fiscali, che l’isola dirimpettaia.

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  4. jatucka
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    primi risultati di idee geniali

    “Una decisione miserabile, un furto alle giovani e future generazioni”

    www.repubblica.it/esteri/2020/01/0...403/?refresh_ce


    *

    bravi, così si fa

    che vergogna, il medio evo

    Tra le altre votazioni del pacchetto Brexit la scorsa notte alla Camera dei Comuni che hanno destato scandalo, c’è anche la rinuncia del governo Johnson all’impegno di accogliere bambini rifugiati non accompagnati. Un tema che ha destato scandalo oltremanica nelle ultime settimane ma sul quale l’esecutivo, ora forte di una supermaggioranza, non ha mollato di un centimetro. Come accaduto con l’Erasmus.



    cheers.

    Edited by jatucka - 9/1/2020, 14:17
     
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    CITAZIONE (jatucka @ 9/1/2020, 13:59) 
    primi risultati di idee geniali

    “Una decisione miserabile, un furto alle giovani e future generazioni”

    www.repubblica.it/esteri/2020/01/0...403/?refresh_ce


    *

    bravi, così si fa

    che vergogna, il medio evo

    Tra le altre votazioni del pacchetto Brexit la scorsa notte alla Camera dei Comuni che hanno destato scandalo, c’è anche la rinuncia del governo Johnson all’impegno di accogliere bambini rifugiati non accompagnati. Un tema che ha destato scandalo oltremanica nelle ultime settimane ma sul quale l’esecutivo, ora forte di una supermaggioranza, non ha mollato di un centimetro. Come accaduto con l’Erasmus.



    cheers.

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  6. jatucka
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    :EM14: :EM14: :EM14:

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    CITAZIONE (jatucka @ 12/1/2020, 16:27) 
    :EM14: :EM14: :EM14:

    cdqI8e


    cheers.

    E' ora che costoro comincino a capire che Brexit non significa solo negare a chi vuol andare in UK, ma anche vedersi negati privilegi passati se si vuole andare fuori UK.
    Credo che questo a molti non fosse chiaro...
     
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  8. jatucka
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    CITAZIONE (Giuliano57 @ 12/1/2020, 16:32) 
    E' ora che costoro comincino a capire che Brexit non significa solo negare a chi vuol andare in UK, ma anche vedersi negati privilegi passati se si vuole andare fuori UK.
    Credo che questo a molti non fosse chiaro...

    ci sarà da ridere con i visti/esta

    eppure potrebbe essere un danno anche per noi; se davvero si verificasse hard brexit quanti potenziali turisti inglesi rinuncerebbero per problemi appunto di visto, patente etc (soprattutto anziani, che al momento arrivano sempre in grande quantità nel nostro paese) ?


    cheers.
     
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    https://distribuzionemoderna.info/estero/unilever


    https://www.theguardian.com/business/2020/...-over-rotterdam


    E chi se l aspettava?!
     
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    ma gli inglesi non erano quelli che non ci capivano nulla :D fra un paio di giorno sono a Londra per poi spostarmi al sud, curioso di vedere tutta questa miseria
     
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    L'operazione Unilever ha molto poco a che spartire e con la Brexit e con l'accesso ai mercati. Ed è assai razionale, per quello che ne possa aver capito dal di fuori. E' una "razionalizzazione" partita nel 2018 e che, molto probabilmente, non è finita qui

    www.ilsole24ore.com/art/unilever-r...terdam-AEoWfsHG

    Unilever resta a Londra, i grandi azionisti dicono no a Rotterdam
     
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    Ma se Londra ormai è questo spauracchio, dove sarebbe la convenienza di restarci e non porre la base nella amichevole Olanda?

    Nel 2018 la possibilità della Brexit era elevata, eppure han continuato l iter per spostare la sede dall Olanda
    Secondo me l articolo del Sole non dice nulla
     
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    CITAZIONE (Arime @ 10/8/2020, 11:29) 
    Ma se Londra ormai è questo spauracchio, dove sarebbe la convenienza di restarci e non porre la base nella amichevole Olanda?

    Nel 2018 la possibilità della Brexit era elevata, eppure han continuato l iter per spostare la sede dall Olanda
    Secondo me l articolo del Sole non dice nulla

    Quell'articolo è di ottobre 2018, quando è stata presa la decisione, ed è basata su razionali "solidi"

    "5 ottobre 2018"

    La strategia “Go Dutch” è durata come gossip per qualche mese nel 2018

    www.theguardian.com/business/2018/...lands-rotterdam

    Paul Polman to step down after shareholder rebellion thwarted relocation of HQ to Rotterdam

    Ed ora stanno facendo lo step successivo, non credo finale
     
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  14. jatucka
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    CITAZIONE (TwilightSun @ 10/8/2020, 09:54) 
    L'operazione Unilever ha molto poco a che spartire e con la Brexit e con l'accesso ai mercati. Ed è assai razionale, per quello che ne possa aver capito dal di fuori. E' una "razionalizzazione" partita nel 2018 e che, molto probabilmente, non è finita qui

    www.ilsole24ore.com/art/unilever-r...terdam-AEoWfsHG

    Unilever resta a Londra, i grandi azionisti dicono no a Rotterdam

    basta leggere le motivazioni

    British investors had objected to Unilever shifting its domicile to the Netherlands because they feared it would result in the company being ejected from the FTSE 100. That would have forced funds that track the FTSE 100, and funds that buy only UK stocks, to sell their shares.

    If shareholders back the new plan, Unilever’s Dutch entity will be merged into its UK arm with Dutch investors receiving one Unilever plc share for each Unilever NV share they hold. The company will retain listings in London, Amsterdam and New York.

    Ian Forrest, investment research analyst at the Share Centre, said: “This is a positive move for investors as it simplifies the structure and removes the danger of the shares leaving the FTSE 100 index. It should make any demerger of the company’s tea business easier if that goes ahead and Unilever clearly expects opportunities to arise from the current economic situation so speed of action could be important.”



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  15. jatucka
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    oooopppss ...



    Financial Times, Bloomberg, Le Monde

    Johnson, il Nerone di Londra che sta incendiando un bene millenario: la reputazione degli inglesi

    Gianluca Mercuri


    Dice il Financial Times che «la reputazione del Regno Unito è stata messa a repentaglio»: qui in Europa lo si sapeva da tempo, ma se ora lo denuncia una grande istituzione britannica (ed europea) come il giornale della City, vuol dire che qualcuno ha passato il segno.

    Quel qualcuno è Boris Johnson, uno che questa newsletter non l'ha mai digerito, perché è il principale responsabile della deriva populista degli inglesi, o meglio dei suoi effetti drammatici: prima l'uscita dall'Europa, ora la concreta possibilità che quest'uscita avvenga nel modo più conflittuale, senza accordo, con dazi reciproci, file di camion a Dover e Calais, lunghi controlli aeroportuali, danni terribili all'export, danni reciproci ma un po' più gravi per chi ha scelto di combattere in 60 milioni contro 450.

    Tutto questo si sapeva e si temeva. Quello che non si poteva sapere né temere era che gli inglesi potessero tradire la parola data, mille anni di british fairness bruciati in un attimo, il Paese che con la sua storia gloriosa (e una buona propaganda capace di cancellare qualche nefandezza imperiale) era riuscito a rendersi l’epitome stessa della lealtà, e all'improvviso si dichiara apertamente imbroglione.

    Se ve lo siete perso, nei giorni scorsi è successo questo. Il ministro per l'Irlanda del Nord si è presentato in Parlamento e ha detto che gli impegni presi dal premier su quel territorio storicamente problematico all'improvviso erano carta straccia: pazienza se si trattava di previsioni sottoscritte personalmente da Johnson con la firma dell'accordo per l'uscita dal'Ue (in attesa di quello sulla nuova relazione commerciale, che a questo punto appare chimerico). Pazienza se, insomma, veniva violato un trattato internazionale: per il ministro Brandon Lewis e il suo capo la violazione c'è, ma ha una portata «specifica e limitata».

    Nel merito, la questione l’ha spiegata perfettamente Luigi Ippolito: «In pratica, si era stabilito che la provincia nordirlandese rimanesse nel mercato unico, per evitare il ritorno a un confine fisico con la Repubblica di Dublino a Sud: ma questo significava l'introduzione di controlli doganali, dunque di una “frontiera”, fra la Gran Bretagna e l'Irlanda del Nord. Per Londra questo è risultato alla fine inaccettabile, perché spezzava l'unità del Paese, e dunque arriva la legge che invalida gli accordi con Bruxelles».

    Il FT la vede così: al di là del merito, «violare un trattato internazionale - siglato dallo stesso primo ministro - è un momento pericoloso per il suo partito e per il Paese». Ed ecco la questione della reputazione: «Un elemento fondamentale di forza per il Regno Unito è la convinzione diffusa che mantenga la parola e rispetti il diritto. La questione sarà pure limitata e specifica. Il principio non lo è».

    Molto chiaro, vero? E siccome i più estremisti tra i conservatori britannici - la maggioranza - hanno costruito la retorica della Brexit sull'idea che, spezzate le catene europee, la Gran Bretagna riceverà il caldo abbraccio degli Stati Uniti con un accordo commerciale magicamente conveniente, è utile anche il commento di un'autorevole fonte americana come Bloomberg: «È qualcosa che i partner del Regno Unito potrebbero annotarsi: in futuro, quando la Gran Bretagna firma un trattato, mette in preventivo di mantenere la parola finché le conviene».

    Bloomberg aggiunge che tutto nasce dalla convinzione dei brexiter fanatici di poter avere tre cose - indipendenza commerciale, confine tra le due Irlande senza dogane e altrettanta assenza di controlli tra Irlanda del Nord e resto del Regno Unito - quando è evidente che a una bisogna rinunciare. E che se Londra cambia idea sull'Irlanda del Nord perché teme che l'impegno preso suoni come una rinuncia alla sovranità, mette a rischio gli accordi di pace (cosa che nessun candidato o presidente americano, con milioni di irlandesi votanti negli Usa, potrà mai avallare). Una contraddizione che ricalca quella iniziale e basilare di tutto il pasticcio Brexit, la pretesa di riprendersi la sovranità su commercio e immigrazione ma senza perdere i vantaggi del mercato unico europeo. Come no.

    Per fortuna ci sono i francesi, va detto: in questo periodo i francesi funzionano, hanno guidato alla grande il fronte mediterraneo nella guerra coi nordici sul Recovery Fund e sono un ottimo baluardo con quelle che Le Monde - con un bell'italianismo dall'Orlando Furioso - chiama le rodomontades di Johnson. Spacconate alla Rodomonte, o «impennate scioviniste che nascondono una serie di debolezze». E qui il giornale di Parigi si fa perfido: «Il premier britannico, che ha perso 26 punti nei sondaggi dall'inizio della pandemia, cerca di far dimenticare la gestione catastrofica del Covid-19». Così, «non gli resta che far vibrare la sua corda preferita, quella del nazionalismo. Intanto la crisi sanitaria rilancia la dinamica indipendentista in Scozia e la Brexit rende probabile una riunificazione dell'Irlanda». Il monito finale serve a ricordare che il 47% dell'export britannico va in Europa e l'8% di quello europeo in Gran Bretagna: chi si farebbe più male col no deal?

    Gli inglesi se la stanno cercando insomma, ma finché tra di loro si levano voci sensate come quella del FT si può sperare in gesti di resipiscenza. Il giornale dell'establishment finanziario fa appello alla parte senziente dei conservatori perché il loro partito non faccia la fine dei repubblicani americani, silenti e asserviti a un leader incendiario. Segnala, il FT, i continui attacchi di Johnson alle istituzioni di garanzia come la Corte Suprema, la Bbc o lo stesso Parlamento, che il premier vuole in teoria «sovrano» e in realtà piegato al governo. A Londra c'è un potenziale Nerone, prima sparisce meglio è.




    cheers.
     
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