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CITAZIONE (robertortolani @ 22/2/2010, 18:57) CITAZIONE (nicola1960 @ 22/2/2010, 18:01) Bellissimo Naturalmente conosci chi ha progettato il calibro.... L'unico nome che mi viene in mente in casa Zenith è Ephrem Jobin. Roberto La Grande Depressione degli anni 30 non ebbe gravi ripercussioni sulle condizioni finanziarie della Zenith: James Favre-Jacot si era ritirato nel 1925 ed era stato sostituito alla guida della Zenith da Ernst Strahm e Fritz Cosandier, mentre la Banca Cantonale di Neuchâtel aveva rilevato la diretta e completa proprietà dell’Azienda, come compenso ai suoi ingenti investimenti finanziari.
Un cambiamento importante si presentò all'inizio della Seconda Guerra Mondiale, quando il pacchetto azionario, che precedentemente era di proprietà dalla Banca Cantonale, fu venduto a Georges Perrenoud (1885-1952), un fornitore su grande scala di Neuchâtel, che già sedeva nel Consiglio di Amministrazione della Zenith dal 1933.
Fra le sue altre Aziende, Perrenoud possedeva anche la ditta denominata Dixi: quest’ultima, durante il conflitto, aveva riconvertito parte della sua produzione tecnica verso strumenti di utilizzo militare come i fusibili ad azione ritardata delle granate, strumenti della cabina di guida degli aerei militari e tachimetri per i carri armati ed i camion. Si disse persino che Le Locle era stata selezionata come obiettivo potenziale per un bombardamento aereo alleato (la Svizzera era neutrale), ma fortunatamente, l'attacco temuto non avvenne mai.
Perrenoud si è trovò in difficoltà finanziarie dopo la Guerra; inoltre, la Zenith nel 1945 era stata posta nella lista nera dagli Americani come impresa che aveva avuto scambi commerciali con la Germania nazista; sotto la pressione delle autorità politiche, Perrenoud decise, quindi, nel 1948 di vendere La Zenith alla Banca privata Dupasquier-De Montmollin (Dupa.MO), la quale non solo, sorprendentemente, mantenne la precedente Amministrazione, ma negli anni successivi, sotto la guida del Direttore Jean-Pierre de Montmollin, ebbe grande successo economico, anche per merito del gran numero di premi e riconoscimenti che la Zenith seppe conquistare in quegli anni nei concorsi di cronometria dell'osservatorio di Neuchâtel mediante nuovi movimenti sviluppati dalla generosa Divisione Ricerca dell’Azienda.
Infatti, come è noto, gli orologi dei partecipanti alla Gare di Cronometria dell’Osservatorio di Neuchâtel erano raggruppati, sulla base delle loro dimensioni, in tre categorie: la categoria A (70-43 mm), categoria B ( 43-38 mm) e la categoria C (sotto 38mm). Nel 1944, fu introdotta la categoria D, per gli orologi da polso, con diametro di 30mm per movimenti rotondi, o 707 millimetri quadrati per i movimenti di forma Lo scopo di queste prove era di stimolare la concorrenza e l'innovazione, diffondere le informazioni tecniche e le scoperte per far avanzare la ricerca sui cronometri e, naturalmente, dare lustro e fama all’Azienda produttrice, pubblicizzando gli orologi in vendita, destinati al mercato ordinario.
La Zenith decide, quindi, intorno al 1946, di partecipare ai Concorsi anche con orologi che rientravano in tale ultima categoria e fu richiesta, pertanto, da parte del Direttore Tecnico, la progettazione di un calibro di qualità cronometrica della misura di 30 mm di diametro.
Nella equipe della Divisione Ricerca e Sviluppo prestava la sua opera Ephrem Jobin.
Nato il 29 novembre 1909, è senza dubbio il più anziano Maestro orologiaio ancora in vita; si descrive lui stesso come un cancro che suo padre ha destinato all’orologeria, iscrivendolo al “Ecole d’ Horlogerie – Technicum” di Le Locle, diretto da James R. Pellaton, solo dopo averlo visto capace di riparare pendoli ed occuparsi di meccanica, senza mai averla studiata, inseguendo il sogno di diventare orologiaio anche contro la volontà del padre. Dopo aver concluso gli studi con ottimi risultati, diventa rapidamente uno degli orologiai più dotati: concluso una breve esperienza lavorativa presso Cupillard, Ephrem Jobin, alla fine degli anni ’40, viene notato dal Direttore Tecnico della Zenith che lo assume nella Manifattura, ove progetta orologi memorabili che faranno la gloria di Zenith.
Il primo tra questi è il calibro 135 che presentava numerose caratteristiche innovative e molto raffinate che gli permisero di aggiudicarsi numerosi premi per la cronometria durante i diversi concorsi indetti dall’Osservatorio di Neuchâtel, cinque dei quali sono furono i vinti in anni successivi, dal 1950 al 1954. Grazie a questo esclusivo meccanismo, Zenith ottenne oltre 200 riconoscimenti individuali, aggiudicandosi il primo posto nei due terzi delle occasioni, e cinque premi per le serie.
Il successo del calibro 135 risiedeva principalmente in un nuovo approccio all’architettura del movimento che faceva la differenza rispetto ai calibri messi in gara dagli altri concorrenti avversari come in particolare Péseux 260: il decentramento della ruota dei minuti rispetto all’asse centrale permise di avere lo spazio necessario ad accogliere nell’impiego di un bariletto più grande, che ne aumenta la riserva di carica fino a 50 ore e di un bilanciere sovradimensionato delle ragguardevoli dimensioni di 14 mm, sui 30 complessivi del calibro che, facendo parte dell’organo regolatore, detiene un ruolo fondamentale ai fini di una maggiore precisione.
La versione presentata in occasione dei Concorsi dell’Osservatorio di Neuchâtel, il Calibro 135.0, era dotata di un bilanciere Guillaume, con viti di regolazione in oro, di una racchetta di regolazione con indice singolo o doppio ed era privo di antiurto. Charles Flecks, impiegato alla Zenith dal 1925 fino al 1955, quando si ritirò all’età di 72 anni fu l’ orologiaio regolatore, che oltre ad aver reso celebre il calibro cronometrico 261 sia a Neuchatel sia a Kew-Teddington, fu l’artefice delle “Cinque vittorie in cinque anni consecutivi” con il calibro 135.
La versione commerciale differiva dalla prima con una racchetta a disco eccentrico o a chiocciola, caratteristico degli orologi Zenith fin dal 1904 (su brevetto di Hermann Roost di St. Imier), per l’utilizzo di bilanciere monometallico con viti ed un sistema antiurto Incablock. La precisione cronometrica del Calibro 135 ne limitò limitato la produzione e l’esclusivo movimento fu riservato solo ai modelli di alta orologeria, con una la produzione totale pari a 11.000 esemplari.
In verità, gli i primi rarissimi esemplari, risalenti agli anni 1948-49, erano caratterizzati da un movimento dorato ed un bilanciere bimetallico tagliato.
Pochi movimenti hanno conseguito altrettante vittorie e la Zenith pensò di utilizzare tale fama anche a scopo di propaganda, con manifesti che pubblicizzavano la precisione dei propri orologi in vendita, destinati al mercato ordinario, anche se non dotati del celebre calibro cronometrico.
Ancora oggi, a 60 anni di distanza da quegli eventi, Jobin fa il modesto e spiega che egli “non ha a fatto nient’altro che rispondere alla richiesta del direttore tecnico di creare una calibro di qualità per i concorsi cronometrici della misura di 30 mm”.
Nel 1951 Ephem Jobin partecipa in prima persona alla realizzazione del calibro Zenith 133, di concezione innovativa: il movimento automatico con massa oscillante “a martello” con movimento limitato da molle; lo spostamento del bariletto e dei rotismi verso l’esterno consente di ricavare spazio per l’utilizzo di un bilanciere di diametro elevato che assicura precisione e regolarità di marcia; il movimento dello spessore di 4,9 mm ne fa l’automatico con secondi al centro più sottile del momento; la lancetta dei secondi è guidata direttamente dalla propria ruota, collocata al centro del movimento al posto della ruota dei minuti, con un tipo di dislocazione che viene denominata “ a secondi al centro diretti”, assicurando la regolarità di marcia della relativa lancetta; la racchetta di regolazione, progettata con la collaborazione di Flecks, presentava un indice doppio, con lo scopo di aumentare l'attrito tra la l’indice ed il ponte del bilanciere, ottenuta con l’aumento della superficie dell’indice medesimo; lo spostamento dell’indice diventava così più controllabile (anche se più difficoltoso !) permettendo una regolazione fine della racchetta, senza utilizzare sistemi aggiuntivi e complementari come la molla di ritegno a collo di cigno.
Il calibro e la racchetta furono oggetto di brevetto.
Nel 1952 la frequenza di oscillazione del bilanciere verrà elevata a 21.600 Alt/h e la nuova versione del movimento, denominata 133.8 verrà utilizzata sui modelli dotati di certificato cronometrico, la cui definizione viene modificata proprio in quell’anno: da quel momento in poi, si potrà definire “cronometro un orologio di precisione, regolato in diverse posizioni e temperature che abbia conseguito un certificato ufficiale di marcia”.
Nel 1954, sempre ad opera di Jobin, verrà presentato il calibro Zenith 71 che aggiunge al movimento di base 133.8 la funzione di calendario con scatto semi-istantaneo della data, oggetto di brevetto(?).
Ephrem Jobin, conclusa la sua carriera di orologiaio, diventa nel 1959, il primo conservatore del museo di Château des Monts di Le Locle. Vi resterà fino al 1977 ed durante quell’incarico, tra l’altro, ebbe modo di incontrare il giovanissimo Michel Parmigiani, incoraggiandolo a seguire le sue orme e a restaurare preziose collezioni, opera dei geni dell’orologeria del passato, che gli permisero di conoscere esemplari dal valore inestimabile, su incarico dei collezionisti che hanno voluto che fossero restaurate.
Il 30 novembre 2009, la Zenith ha voluto celebrare degnamente i 100 anni di età Ephrem Jobin, preparando una cerimonia in cui ha invitato, a sorpresa, tutta la stampa specializzata internazionale per rendergli omaggio. Si è venuti dal mondo intero a salutare a Le Locle questo orologiaio fuori dal comune e Jean-Frédéric Dufour, CEO di Zenith, ha deciso in questa occasione di offrire a suo geniale orologiaio, in suo onore, il numero 100 di un cronometro automatico, prodotto in serie limitata.
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