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Allora, cominciamo con due parole di premessa. Qualche anno fa, dirigevo il Dipartimento di orologeria di una importante Casa d'Aste del Nord Italia, dipartimento che peraltro avevo fondato io. Un giorno, mi arriva sulla scrivania una scatola da scarpe un poco sgangherata, chiusa malamente con nastro da pacchi, su cui era presente la scritta: DI ANTONIO.
Il nostro magazziniere che me l'aveva portata mi disse che la proprietaria aveva chiesto cosa ne avrebbe potuto ricavare facendo fondere il metallo, ma poiché c'era anche roba in acciaio e oltre agli orologi 'roba strana', avevano portato tutto a me, per competenza.
Aprii la scatola e trovai degli orologi da tasca, un orologio da polso (un Reverso only, tanto per intenderci) e un set di strumenti tascabili: un barometro, un contapassi, un cronometro da corse ecc. Due orologi da tasca erano in argento e portavano sul fondello uno stemmino smaltato con l'inconfondibile marchio IF... Aprii l'orologio da tasca, in oro, di qualità. Dentro, una dedica ad Antonio per i suoi successi e - cosa romanticissima - un quadrifoglio secco.
Alzai il telefono e chiamai il mio amato consorte, appassionato di storia dell'automobilismo e gli chiesi: Daniele, scusa, ti risulta che in casa Isotta-Fraschini qualcuno si chiamasse Antonio? La risposta fu immediata: Sì, uno dei tre fratelli era Antonio.
Dalla scheda cliente risalii in un attimo al telefono della proprietaria e le chiesi: Signora buongiorno, scusi una domanda. Ma la sua famiglia, è imparentata con i Fraschini, quelli delle automobili? E la risposta fu: Ah, sì, certo, mia nonna era una Fraschini e tenne in casa tutta la vita il prozio Antonio, quello delle auto... Le chiesi se sarebbe stata disposta a sottoscrivere una dichiarazione sull'asse familiare, che sarebbe servita a dimostrare la provenienza degli orologi da Antonio Fraschini, contribuendo quindi ad aumentarne il valore significativamente. La risposta fu affermativa, ma colsi nelle sue parole un certo stupore. Forse non capiva...
Fu così che all'interno dell'asta potei creare un cammeo: un certo numero di lotti, che avevo provveduto a segnalare alle associazioni di appassionati di quel tipo di vetture e a far pubblicare in anteprima nei siti dei grandi collezionisti.
Di seguito, riporto il testo che accompagnava la sezione dedicata nel catalogo. I pezzi in questione sono ancora visibili nel catalogo, sono i lotti dal 982 al 1005, al seguente link:
www.ponteonline.com/it/auctions/lot-details/321-989/#
In sala, erano presenti (vennero per stringermi la mano) almeno tre fortunati proprietari di Isotta Fraschini! Battaglia, tutto venduto e tutti contenti. E i poveri orologi, salvati da una fine ignobile, che certamente non avrebbero meritato!
Ecco la scheda di introduzione, che avevo scritto per il comunicato stampa:
Dalla collezione personale di Antonio Fraschini, fondatore della casa automobilistica Isotta Fraschini
Il 27 gennaio 1900 nasce l'Accomandita Semplice Società Milanese di Automobili Isotta Fraschini & C., con lo scopo di diffondere l'uso dell'automobile mediante le vendite, l'esercizio di un garage e le riparazioni. Sono soci fondatori l'avvocato Cesare Isotta di Omegna, i fratelli Vincenzo, Oreste e Antonio Fraschini di Milano, Riccardo Bencetti, Paolo Meda e Ludovico Prinetti. La sede è fissata in via Francesco Melzi a Milano. All'inizio del XX secolo Milano è un centro di diffusione dell'auto non inferiore per importanza a Torino, con prodotti prevalentemente di importazione francese e tedesca. Gli alti costi doganali, però, spingono quasi subito alla produzione in loco, attraverso l'importazione di motori e altre parti o costruendo su licenza. In questi anni di inizio secolo, a causa della pletora di iniziative e dell'incapacità di proporre veicoli appetibili per il mercato, molte aziende che avevano tentato di affermarsi sono costrette a chiudere i battenti. La Isotta Fraschini, invece, prospera grazie ad alcuni fattori favorevoli: l'abbondanza di capitale, la costanza del credito, la genialità dei progettisti e, soprattutto, l'ottima fama goduta nel bel mondo dai suoi promotori, in particolare dalla famiglia Fraschini. La crescita è tale che alla fine del 1904 l’azienda si trasforma in Società Anonima. Il biennio 1907-1908 rappresenta un momento d'oro per l'attività sportiva della Casa, che vince il Gran Premio di Brescia, la Targa Florio e la Coppa Florio di Bologna, oltre ad affermarsi in molteplici competizioni negli USA. Nel 1910 Isotta Fraschini inizia a costruire motori per aerei e dirigibili, all'avanguardia grazie alla genialità del progettista Giustino Cattaneo, che sarà anche l'artefice di tutte le auto della Casa, sino alla mitica Tipo 8. Con la guerra di Libia iniziano le commesse governative, con la produzione di autocarri e omnibus, oltre ai motori aeronautici, commesse che aumentano ulteriormente con lo scoppio della prima guerra mondiale. Tra il 1916 ed il 1918 viene messa in cantiere un'auto di altissima classe, spinta da un motore 8 cilindri in linea tecnicamente molto avanzato: all'arrivo della crisi industriale del 1921, anziché rinunciare, la società prosegue nello sviluppo e nella commercializzazione, cessando la produzione di tutti i modelli inferiori. Questa mossa, apparentemente suicida, è in realtà sostenibile per la Isotta Fraschini che, fondamentalmente, è divenuta un produttore di motori aeronautici e di mezzi militari per il quale le auto rappresentano solo una frazione del fatturato. Nasce così, nel 1920, la Tipo 8, automobile straordinaria, che resta nella storia dell'automobile al fianco di Rolls Royce e di Bugatti, come massima espressione del lusso e della raffinatezza. Il 3 luglio 1921 muore Oreste Fraschini, da vari anni amministratore delegato della società. Nel capitale sono entrati, nel frattempo, altri gruppi e, in particolare, il clarense Ludovico Mazzotti, banchiere e presidente della Borsa di Milano, oltre che appassionato sostenitore della Mille Miglia; nel 1923 assume la presidenza della Isotta Fraschini. In occasione della morte di Oreste, i fratelli Antonio e Vincenzo lasciano la società, insieme all'avvocato Isotta.
I lotti da 982 a 1005 provengono, per lascito ereditario, dalla collezione personale di Antonio Fraschini. Alcuni sono pezzi antichi, forse acquisiti o pervenutigli attraverso legami familiari; il suo Reverso personale, un modello appena lanciato sul mercato, ci dimostra la sua sensibilità e l'attenzione all'innovazione meccanica anche al di fuori del settore in cui eccelleva. Gli strumenti con i quali misurava le prestazioni e i tempi di gara, o curava tempi e metodi della fabbrica, sapranno trasmettere certamente agli appassionati tante tra quelle emozioni che ancora abbiamo percepito, ad esempio, nei quadrifogli appassiti conservati tra cassa e controcassa del lotto 989, forse una sorta di talismano che lo ha accompagnato ai bordi di chissà quanti terreni di gara.
Edited by Marisa Addomine - 21/4/2020, 17:08
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