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Il Reverso del 60° in oro rosa. La genesi del progetto ed analisi tecnica.
I primi progetti di un Reverso commemorativo, destinato a celebrare nel 1991 il 60° anniversario dell’orologio, furono elaborati durante gli ultimi mesi dell’anno 1989, quando l’allora presidente del consiglio di Amministrazione della Jeager-LeCoultre, Gunter Blumlein, scomparso nel 2001, decise che di produrre un modello con caratteristiche uniche, con cassa in oro rosa, in serie limitata, dotato di complicazioni aggiuntive e di un fondello di vetro che per permetterne di ammirare il calibro, pur proteggendo il movimento (1).
Ma nella cassa del vecchio modello per uomo, il cui calibro 846 misurava 5 ¾ per 6 ¾ linee, pari a 12,0 x 15,2 mm, non c’era spazio sufficiente per aggiungere complicazioni meccaniche.
In verità, l’idea di un Reverso delicato era già stata contemplata già anni addietro; nel 1945 l’allora Capo Calibrista Reimod, su richiesta di Jacques-David LeCoultre, aveva segnalato che la Manifattura nel 1938 aveva realizzato un prototipo di movimento complicato, partendo dal calibro 410 - 11”’ U che all’epoca equipaggiava il Reverso, con calendario perpetuo e fasi di luna aggiungendo però che gli era impossibile indicare il costo di fabbricazione di quell’unico esemplare che in ogni caso sarebbe stato proibitivo (1).
Quel prototipo fu poi ritrovato e costituì la base di partenza per il progetto del Reverso complicato.
Sulla base di questo unico precedente, Günter Blümlein prese allora la decisione di ingrandire il Reverso, accrescendone le dimensioni della cassa originale in modo da potervi alloggiare i meccanismi di concezione del tutto inedita. Daniel Wild viene ricordato come il responsabile del progetto del Reverso del 60° (2), a capo di una equipe.
Il designer Janek Deleskiewicz ebbe, il compito di disegnare il quadrante del Reverso del 60°: il progetto lo impegnò a tempo pieno per diversi mesi perché si volevano mantenere le caratteristiche peculiari di riconoscibilità del Reverso.
Ogni dettaglio, anche minuscolo, costituiva un problema importante; inoltre, era necessario integrare nel quadrante l’indicazione della riserva di carica, la data ed i piccoli secondi senza alterare la fisionomia dell’orologio e senza comprometterne la leggibilità. Per questo motivo, pur essendo già stato definito nelle grandi linee, solo dopo mesi di discussioni su innumerevoli dettagli, l’orologio assunse il suo aspetto definitivo, dopo aver elaborato diversi progetti successivi, a cui di volta in volta furono apportati piccole ma significative modifiche, oggetto di ampie discussioni ed esami approfonditi (1, 4, 5).
Dopo aver determinato le nuove dimensioni del calibro del Reverso ingrandito, nonché le caratteristiche tecniche degli altri elementi quali il meccanismo del calendario, della riserva di carica e dei piccoli secondi, l’ingegnere Roger Guignard iniziò, quindi, con l’ausilio del computer, la progettazione del nuovo calibro, sulla base del calibro LeCoultre 818/4 da 9 linee con 18.000 alternanze; naturalmente, il nuovo movimento complicato fu realizzato posizionando ponti e ruote in modo diverso, in funzione dello spazio disponibile; inoltre, fu necessario disegnare ex novo le nuove complicazioni ossia il calendario con indicazione analogica della data e l’affissione della riserva di carica.
I disegni tecnici furono poi passati a Joël Pourcelot del reparto prototipi che realizzarono i primi esemplari, con un lavoro quanto mai impegnativo.
Il nuovo calibro 824 aveva caratteristiche uniche: le platine erano in oro, il bilanciere era sovradimensionato con antichoc e viti di equilibramento, lo scappamento era munito anch’esso di antichoc e 23 rubini, con regolazione micrometrica “spirofin”.
A ciò va aggiunto che i ponti del bariletto, del ruotismo, dell’ancora e del bilanciere del Reverso del 60° erano in oro 14 carati. Solo il piccolo ponte della ruota di scappamento fu realizzato in ottone, per accrescerne la rigidità, e rivestito poi d’oro rosa. Gli elementi del meccanismo del calendario e dell’ingranaggio differenziale per l’indicazione della riserva di carica, azionato dal bariletto, furono montati su una platina supplementare anch’essa in oro. Complessivamente i 193 componenti furono alloggiati in uno spazio che misura 7 ¾ per 10 “linee” di superficie e 4,14 millimetri d’altezza.
Daniel Wild, a capo del progetto, come abbiamo già ricordato, dopo essere stato il principale artefice del rinnovamento dell’orologio negli anni ‘80, dovette affrontare nuove difficoltà con il modello del 60°.
In fatti con l’adozione del fondello di vetro, fu necessario trovare una nuova soluzione per il suo montaggio. Come già detto, la parte inferiore del movimento del Reverso classico era stata resa impermeabile inserendo un giunto speciale tra l’anello di protezione (che funge da cassa interna) ed il fondello. Ma questo sistema non poteva essere utilizzato attraverso il fondello di vetro per evitare che si vedesse una brutta guarnizione di gomma nera piuttosto che un bellissimo movimento; la soluzione fu trovata da Daniel Wild con l’introduzione del castello del movimento che riempiva tutta la cassa, senza nessun giunto.
Aapplicando lo stesso principio al Reverso del 60°, egli inserì il movimento in un anello di incasso rettangolare munito di giunti periferici su ambedue le facce, con i perni e le molle del meccanismo del ribaltamento che sono alloggiati nei quattro fori praticati sui lati corti dell’anello d’incasso.
Ed fu stata proprio questa nuova dimensione della cassa a favorire la successiva vocazione del Reverso verso la realizzazione delle altre classiche complicazioni meccaniche, con l’innovativa soluzione grafica costituita dalla possibilità di avere indicazioni su due quadranti contrapposti.
Così, al Reverso del 60°, seguirono, altri cinque esemplari, tutti realizzati in una serie limitata di 500 pezzi con la stessa cassa unicamente in oro rosa: il Reverso Tourbillon del 1993 (calibro 828), il Reverso Répétition Minutes dell'anno seguente (calibro 943), il Reverso Chronographe Rétrograde del 1996 (calibro 829), il Reverso Géographique del 1998 (calibro 858) ed infine il Quantieme Perpetuel del 2000 (cal.855).
Ogni complicazione venne considerata separatamente. Il team composto da maestri orologiai, ingegneri, designer poteva concentrarsi su quella singola complicazione, distintiva di un preciso modello, considerandone tutte gli aspetti e gli elementi alla base del programma di realizzazione. I sei Reverso in serie limitata in oro rosa compendiavano tutti i talenti che esercitavano la loro attività all'interno della Manifattura come maestri orologiai (2, 6).
In ogni caso, come abbiamo visto, sebbene ci fossero singoli orologiai alla guida del progetto di un determinato orologio, come responsabili, l’intera produzione della serie dei Reverso in oro rosa fu uno sforzo collettivo in cui tutti erano coinvolti per imparare a costruire, migliorare, completare (7).
Tutti gli orologi dovevano essere a carica manuale per sottolineare lo stretto rapporto esistente tra l'orologio meccanico, che richiedeva la carica quotidiana, e chi lo indossava, come elemento di distinzione tra gli orologi meccanici e gli orologi al quarzo, che non avevano bisogno di ricarica (7).
Ammirate e desiderate dai collezionisti di tutto il mondo, queste realizzazioni hanno dato vita alla "Reverso Serie Limitata in oro rosa", collezione che, per originalità e prestigio, può essere considerata davvero unica nell'ambito dell'alta orologeria.
Biblio-webgrafia
1) Reverso, la leggenda vivente, M. Fritz, 1992, Braus ed. 2) Il libro della Manifattura Jaeger-LeCoultre, 2002-2003 3) Le collezioni - Orologi meccanici più prestigiosi del mondo n° 8, Tourbillon ed. 4) Orologi Le Misure del Tempo, n° 44, settembre 1991, Tecnimedia ed 5) L’Orologio, La Macchina del Tempo, n° 5, gennaio 1993, Argò s.r.l ed. 6) www.watchprozine.com/jaeger-lecoul...res-/6579918/2/ 7) www.watchprozine.com/jaeger-lecoul...erso/5873708/2/
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