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Serendipity - è così che potrei definire, questa volta, l'approccio che c'è stato fra me e l'orologio oggetto della seguente presentazione.
Preparate i pop-corn, non sarà una cosa breve (ma nemmeno troppo lunga, tutto sommato) .
Ho accennato alla serendipità, perché? Beh perché si è trattata di una occasione non prevista, di un mero caso oserei dire fortuito. Potrei propinarvi di come fin dalla culla ho sempre sognato di avere un calendario perpetuo meccanico, ma la storia è ben diversa. Certo, è chiaro che da quando la passione orologiera forte è in me, la complicazione di cui sopra è sempre stata ben presente in mente, ma, ammetto, mai con quella che a posteriori posso dire la dovuta importanza. Come ho avuto modo di imparare, "capire" un QP (Quantième Perpétuel, passatemi il francesismo e l'abbreviazione) è già di per sé un'esperienza, un qualcosa che accresce la propria consapevolezza dell'Orologeria intesa come quella branca della meccanica, con i piedi saldi nella tecnica e lo sguardo rivolto all'arte .
Non divago troppo, e cerco di andare con ordine. Diciamo che mi sono messo a fare un po' di ricerche ed ecco quanto ho evinto della storia che si cela dietro la referenza proposta.
Sezione Storia
Siamo in un periodo storico che parte dalla fine degli anni 60 e si protrae per buona parte degli anni 80, un periodo un po' burrascoso per le case orologiere svizzere (in generale), in quella che oggi viene citata come la "crisi del quarzo". Pesante o meno, sicuramente l'introduzione di una tipologia di orologio elettronico è stata un "game changer" nel panorama mondiale, un dispositivo segnatempo dai costi irrisori (se paragonati ai "classici" orologi meccanici), dalla precisione superiore e di una manutenibilità esigua. Insomma, aveva tutti i vantaggi pratici per soppiantare ciò che fino a pochi anni prima era dominato dalla pura meccanica, fatta di tecnica, di manualità, di artigianalità (in gradi più o meno elevati, par chiaro). L'introduzione del quarzo ha portato, in una sorta di competizione per rimanere prominenti sul mercato, a una industrializzazione più o meno spinta delle meccaniche, che sono diventate in quegli anni, mediamente, meno "raffinate" ma più economiche delle meccaniche precedenti. Ovviamente non è tutto bianco o nero, se da un lato il quarzo ha provocato una sorta di impoverimento generale sulle finiture, dall'altro - ritengo - sia stato anche una spinta per sperimentare qualcosa oltre al solo progetto del movimento, ed ecco che guarda caso in questi anni (fine 60 - 70) si è avuta veramente un'esplosione sulla varietà dei design di casse, dial, e compagnia bella. Quando ogni tanto mi trovo a surfare fra le liste di orologi in qualche sito di aste, e capita il "famolo strano", si riconosce la provenienza da quel periodo storico lontano un miglio .
Sono insomma anni in cui Audemars Piguet (AP) non naviga in acque tranquille, anzi, lo spettro del fallimento è vicino come probabilmente non lo è stato mai. Sono stati gli anni in cui uscì il Royal Oak (1972), un design dell'arcinoto Genta, ma che, a dispetto del successo di cui gode ora, non fu inizialmente quel tripudio che ci aspetteremmo con gli occhi di oggi. Certo, il design spazzava letteralmente via quello che era il precedente corso, ma evidentemente era perfino troppo avanti coi tempi per essere capito fino in fondo. Non mi dilungo su questo argomento, in quanto esula dal tema principale, ma solo per dire che AP sembrava "stare a galla" nel mare di quegli anni, senza però prendere (o riprendere per meglio dire) il volo.
Nel 1977 tuttavia, la svolta: Grazie a un team di 3 maestri orologiai - Michel “Le Mic” Rochat, Jean-Daniel Golay e Wilfred Berney - che lavorarono in segreto all'insaputa del loro "padrone", e alla designer Jacqueline Dimier, venne presentato all'allora CEO AP Georges Golay un orologio, in completa controtendenza con l'orologeria del tempo:
Un orologio meccanico, con cassa in materiale prezioso, con una notevole complicazione come il QP. Ma fin qua, potrebbe essere ancora tutto regolare, ciò che colpisce, è che la meccanica fu ingegnerizzata in maniera tale da rimanere completamente nell'incredibile spessore di 3,95mm, che a sua volta permise di assemblare il tutto in cassa 36mm con uno spessore finale di 7mm.
Sì, avete letto bene, sette millimetri. Record mondiale dell'epoca per un calendario perpetuo automatico.
La proposta venne subito accolta con entusiasmo dal CEO, e la neo nata ref. 5548 venne messa in produzione dal 1978, e vi rimase fino al 1990/1. Dalle fonti consultate, risultano documentati 2183 esemplari prodotti, di cui la maggior parte (2066) in oro giallo. Questa ref. è unanimamente (unanimamente rispetto alle fonti consultate, NdR) riconosciuta come l'orologio che salvò AP dalla crisi del quarzo - AP che poi produsse numerose altre versioni e modelli che arricchirono la sua gamma di produzione, (ri-)diventando uno dei brand più affermati nell'alto di gamma; ma questo, lo saprete come e più di me.
George Golay - Courtesy of revolutionwatch.com
Michel Rochat - Courtesy of revolutionwatch.com
Jacqueline Dimier - Courtesy of revolutionwatch.com
La genialità, ripeto, fu quella di andare controcorrente rispetto alla moda dell'epoca: invece di cercare di produrre un orologio quanto più economicamente competitivo con i quarzi, AP si diresse nella direzione opposta, ma tenendo un occhio alle dimensioni ridotte che i neo-arrivati quarzi potevano raggiungere. Insomma, una sorta di prova di forza per dimostrare che anche la meccanica può ancora dire la sua nella pittura .
Ora, potrei fare una digressione manzoniana sui QP negli orologi da polso, ma, oltre a suggerire sempre un'attiva ricerca al lettore, ché la passione è anche questo, mi limiterò a dire che certamente il 5548 non fu il primo calendario perpetuo su un orologio, ci sono stati eminentissimi predecessori, non solo di AP, ma anche (e forse soprattutto) da Patek Philippe, che già nel 1941 con la leggendaria referenza 1156 introdusse il QP sul mercato (anche se in precedenza, QP pezzi unici prodotti c'erano stati)...dal '41 al '78 di anni ne sono passati, e di QP ce ne sono stati ovviamente, tuttavia solo dal 5548 la produzione di questa tipologia di complicati divenne "massiva": giusto per snocciolare qualche altro numerello, nel 1984 fu stimato che su 1066 QP prodotti in Svizzera, 675 furono gli AP 5548. Oltre il 60% della produzione insomma.
L'esemplare che sono onorato di presentare, è datato 1983, per cui all'incirca a metà del periodo di produzione, nondimeno presenta tutte le caratteristiche degli esemplari di prima serie (forma cassa/anse/correttori)
Early case (above) vs. later case (below) - Courtesy of watchbrotherslondon.com
Early case (above) vs. later case (below) - Courtesy of watchbrotherslondon.com
Early case (above) vs. later case (below) - Courtesy of watchbrotherslondon.com
Sezione tecnica
La magia è tutta nel calibro. Altro non è che il (a sua volta leggendario) base tempo JLC 920 con piastra perpetuale prodotta da Dubois Depraz (DD). Il tutto cade sotto il nome di calibro 2120/2800 (2120 = JLC 920, 2800 = piastra DD).
Perché la magia? Perché si fa uso di una architettura di base estremamente sottile - uno dei calibri più sottili mai prodotti, e rimasto insuperato per anni. Attenzione: non sto parlando del calibro più sottile in assoluto, ma del calibro automatico a rotore centrale più sottile mai prodotto. Tutti i successivi abbattimenti dei 2,45mm del JLC 920 sono stati ottenuti al costo di rinunciare al rotore centrale ed equipaggiare un microrotore piuttosto che un rotore periferico (Piaget, Patek, Bulgari), che non essendo al di sopra dei ruotismi ha permesso di guadagnare decimi di millimetro preziosi. Senza fare comunque una gara a chi ce l'ha più sottile, JLC 920 rimane una pietra miliare nella storia dell'orologeria, ha animato orologi storici come il primo Nautilus di PP, il primo Royal Oak di AP stessa o il 222 di VC. "Not too bad, eh?", come diceva Djokovic a un giornalista che gli sciorinava i suoi numerosi successi
Insomma, nulla da ridire sul suo curriculum. Incidentalmente (si fa per dire) è anche discretamente rifinito:
Courtesy of revolutionwatch.com
Côtes, anglage, perlage, viti lucidate a nero, colimaçonage, ritroviamo tutte le finiture più classiche dell'alta gamma.
[fun fact: il trattino tra le incisioni "Audemars" e "Piguet" sul rotore, a detta di AP è una curiosità unicamente di questo calibro (inteso come il 2120)]
Tecnicamente invece, faccio notare solo le seguenti:
- Inserto in oro (pesante) del rotore in posizione di recesso sulla platina, fatto per contenere lo spessore totale, mantenendo però una certa massa (leggasi inerzia o coppia per armare la molla al bariletto).
- Bilanciere inerziale con regolazione a 6 masselotte. NB: segnalo che nella produzione del 2120 dal 1978 al 1991, venne sostituito il bilanciere inerziale con uno con regolazione a racchetta (ref. 2120/1). Visto l'anno stimato di produzione del mio esemplare (1983) temo di avere equipaggiata la versione meno raffinata, ma questo lo assevererò solo aprendo il fondello...per gli amanti del lieto fine comunque, il bilanciere inerziale venne reintrodotto nella terza generazione di 2120 (aka 2120/2) dal 1991 al 2012.
- Aguzzando la vista, si nota l'assenza di un cuscinetto centrale per il rotore; esso infatti scorre su 4 (ma ho visto fonti riportare un 3) rubini periferici. Non ho trovato foto di questo assemblaggio, ma guardando il calibro par di capire che la pista su cui i rubini corrono sia quell'anello periferico posto fra la zona con i ponti e il recesso della platina in cui è alloggiato l'inserto del rotore. Anche intuitivamente, si capisce che un supporto congeniato in questo modo possa essere ben più resistente di un più piccolo cuscinetto centrale, fosse solo che induce minori flessioni sul rotore.
Ah dimenticavo, parliamo di un calibro del 1967
Non è finita: anche la piastra DD perpetuale ha il suo perché
Courtesy of revolutionwatch.com
Da notare:
- Molle ricavate dal pieno, NON a filo, molto molto sottili in alcuni punti (tecnologicamente sfidanti da produrre, per ragioni di tolleranze)
- Leveraggi anch'essi ricavati dal pieno (NON lamierini tranciati), decorati con bellissimi anglage
- Perlage esteso a tutta la piastra
- il meccanismo di gestione dei mesi/anni è realizzato tramite una ruota a 12 punte (si intravede a ore 12) + doppia camma e meccanismo a croce di Malta per lo scatto nell'anno bisestile. Una architettura profondamente diversa dalla più classica camma a 48 "scalini" che regola l'intero ciclo bisestile in un solo componente.
Cosa importante, lato dial su questa referenza non è presente l'indicazione dell'anno bisestile, il che farebbe supporre, a prima vista del quadrante, che si tratta "semplicemente" di un calendario completo, e invece...
Come molti, anzi quasi tutti, i calendari perpetui, il discorso regolazione è piuttosto delicato; un po' come per i Gremlins, ci sono delle regole base da osservare:
- mai regolare la data quando la sfera delle ore si trova fra le 18 e l'una del mattino - per sicurezza, mettiti a mezzogiorno
- per brevi fermi macchina, sotto i 3 giorni, usare la regolazione dell'ora da corona per riportarsi alla data corrente
- per fermi superiori ai 3 giorni, usare i correttori.
- per fermi molto lunghi (mesi/anni) meglio far fare la regolazione all'orologiaio per non stressare troppo i leveraggi con un uso intensivo (questa cosa non è esplicitamente contemplata dal manuale del calibro, forse è esagerato, ma meglio tenersi in favore di sicurezza)
Non a caso nel corredo originale AP forniva pure una scatola del tempo proprio per mantenere l'orologio in marcia il più possibile.
Sensazioni personali e percezione
Un pezzo di storia al polso. Questo si avverte fin dal primo momento. Nonostante il materiale della cassa, orologio sobrio e che sa passare perfino inosservato. Il bianco del dial rende la lettura chiara e anche relativamente immediata, avevo un po' il timore che le sfere in oro giallo fossero poco in contrasto ma mi sono dovuto ricredere, la leggibilità è chiara nella stragrande maggioranza delle condizioni di luce (al buio ovviamente no, perché non è orologio da pasta luminescente ). Anche le indicazioni del calendario sono ben segnalate dagli sferini azzurrati, di larghezza sufficiente a potersi distinguere nitidamente anche a distanza "lettura-dell-ora".
Che aggiungere poi, i dettagli delle scritte, tutte graziate con cura certosina, la relativa semplicità del quadrante, lo rendono decisamente piacevole al polso - riserva solo per il cinturino che evidentemente necessita di un pensionamento e un cambio degno (ma sulle colorazioni e sulla lavorazione, sono ancora work in progress).
Nota finale: il dial presenta alcune imperfezioni (crepe), a cui cercherò di porre rimedio nel prossimo futuro, ma essendo pressochè invisibili nell'uso quotidiano e considerando che quest'anno il pezzo ha appena compiuto 30 anni, non ne sono comunque ossessionato (già solo un anno fa non avrei mai detto che avrei fatto un'affermazione del genere, ma che vi devo dire... evidentemente sto invecchiando anche io )
Bibliografia
Stavolta faccio lo sforzo di citare le fonti
1. Wei ‘Le Wei’ Koh, 2020, The Complete History of the Audemars Piguet Perpetual Calendar, Revolution Watch, accessed 10 October 2023, <https://revolutionwatch.com/the-complete-history-of-the-audemars-piguet-perpetual-calendar/>
2. IWS Team, 2021, Guida IWS: Audemars Piguet e il calendario perpetuo, Italian Watch Spotter, accessed 10 October 2023, <https://italianwatchspotter.com/storia-audemars-piguet-calendario-perpetuo/>
3. Ben Dunn, 2023, Reference Talk — Audemars Piguet Quantième Perpétual, Watch Brothers London, accessed 10 October 2023, <https://www.watchbrotherslondon.com/articles/reference-talk-audemars-piguet-quantieme-perpetual-automatique>
4. Jorg Weppelink, 2023, La magia degli orologi automatici ultrasottili, Chrono24 Magazine, accessed 10 October 2023, <https://www.chrono24.it/magazine/la-magia-degli-orologi-automatici-ultrasottili-p_109269/#gref>
5. Audemars Piguet Heritage team, Le Brassus, 2023, Calibres 2120-2121, AP Chronicles, accessed 10 October 2023, <https://apchronicles.audemarspiguet.com/en/article/calibres-2120-2121>
6. Grail Watch Reference Team, 2019, AP 2120, Grail Watch Reference, accessed 10 October 2023, <https://reference.grail-watch.com/movement/ap-2120/>
7 Simon de Burton, 2021, The Battle for the World's Thinnest Watch, A Collected Man, accessed 10 October 2023, <https://www.acollectedman.com/blogs/journal/evolution-thinnest-watch>
Sezione fotine finali
Vabbè dai, giusto perché siete arrivati a leggere fino a qua, e vi siete sorbiti pure i titoli di coda...ecco la post-credit scene
Per ulteriori foto en plen air e con luce naturale...stay tuned
Edited by #Spesincoelis - 20/10/2023, 15:19. -
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Che belloooo . -
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Complimentissimi.
Mi sono sempre chiesto, visto che non c'è l'indicazione dell'anno bisestile, se non si sa come sia stato messo a punto. quando e da quanto, come fare? Ipotizzo far girare il calendario fino a individuare l'anno che fa fare febbraio 29, per poi rimetterlo da capo all'anno giusto e settarlo a oggi. Quindi significa arrivare al mese di febbraio, far avanzare i giorni fino a marzo e vedere che succede e così via. Una cosa del genere immagino.
Daniele. -
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Vivissimi complimenti per l'acquisto, per lo studio che gli hai dedicato e per la bibliografia che ci hai fornito.
In un epoca ed in un forum dominati (inevitabilmente?) dai quadranti colorati, dalle liste d'attesa e da altre facezie modaiole, legittime ma insulse, un raro esempio di passione consapevole.
Aggiungo che in una Collezione (con la maiuscola) che si rispetti un calendario perpetuo non deve mancare, se classico e con cassa in materiale prezioso, meglio!. -
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Parlano le foto e la storia.
Complimentissimi!!!
PS: La regolazione della data non era sconsigliata tra le 8 e le 3?
Edited by Gilbertans12 - 20/10/2023, 10:45. -
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Si può solo ammirare un bellissimo orologio . -
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Una domanda a #Spesincoelis: il tuo bellissimo esemplare è corredato di scatola, documenti e accessori?
Se si: potresti mostrarli?
Se no: alla luce della ricerca appassionata che hai svolto, come giudichi questa mancanza?. -
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Notevole, veramente tanti complimenti! . -
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Complimenti, orologio bellissimo 👍 . -
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Orologio semplicemente splendido, ma faccio i miei complimenti per la spiegazione, davvero bella, ben scritta e soprattutto interessantissima! . -
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... grande orologio e splendida presentazione! Complimenti!! . -
.Complimentissimi.
Mi sono sempre chiesto, visto che non c'è l'indicazione dell'anno bisestile, se non si sa come sia stato messo a punto. quando e da quanto, come fare? Ipotizzo far girare il calendario fino a individuare l'anno che fa fare febbraio 29, per poi rimetterlo da capo all'anno giusto e settarlo a oggi. Quindi significa arrivare al mese di febbraio, far avanzare i giorni fino a marzo e vedere che succede e così via. Una cosa del genere immagino.
Daniele
Ci ho pensato anch'io, ma in effetti in punto del racconto dice che per regolarlo è meglio portarlo dall'orologiaio
Bellissimo pezzo, impressionante lo spessore. -
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Scelta di gran classe. Un vero AP al di sopra di ogni moda e senza tempo. . -
.Scelta di gran classe. Un vero AP al di sopra di ogni moda e senza tempo.
Concordo assolutamente! Complimenti!. -
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Complimenti, molto bello .