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[QUOTE=qalex,23/3/2024, 16:15 ?t=80166181&st=0#entry670884697]
mamma mia che lavorone !
bello ricco e documentato, ricerca davvero ammirevole.
per me un gran aiuto dato che ero convinto che alcuni fossero asiatici
a titolo di censimento, questi brand posso considerarli aderenti allo spirito del topic di microbrand o sono off topic ?
se sì, prendo qualche foto dal web e la aggiungo
EK Watches
Tetra Watches
Vertigo watches
echo/neutra
Inceptum
Ennebi
Orologi Calamai
Lamberti
questi invece mi sembrano troppo noti o "storici" per essere considerati micro brands, vero ?
Out Of Order
Novecento Meccanografiche
Anonimo watches
U Boat Italo Fontana
Terra Cielo Mare
Colgo il tuo intervento per ricordare anche Officina Subacquea della quale io ho avuto l'Argonhaut da 1111 metri
Per quanto a mia conoscenza l'ultimo modello realizzato e che ho fotografato è stato presentato ad ottobre 2023 al WOI
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.Complimenti per il lavoro svolto e per la condivisione👍🏻
Tra i diver (uso questo termine per l’aspetto) che hai postato ce ne sono con misure tra 38 e 40 mm, o sono tutti sui 42?
Grazie in anticipo
Mi sembra che il Tulipe sia anche tra i 38 e i 40. -
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Discussione davvero molto interessante, che mi ha fatto conoscere alcuni marchi di cui ignoravo l'esistenza, mentre altri, come Trematic, non sapevo fossero italiani. Naturalmente Sante Castignani è un caso a parte: per molti versi può essere considerato l'alterego nostrano di Svend Andersen (e lo considero un complimento per entrambi).
Dato che si parla dell'attualità e del futuro a medio termine dei produttori italiani, grandi o piccoli che siano, è corretto e decisamente importante parlare anche della necessità di creare una filiera italiana per la produzione di casse, bracciali, vetri ecc..
Naturalmente questo richiede degli investimenti importanti, il coinvolgimento dello stato (in termini di impegno e di finanziamento, come credo abbiano fatto in Francia), la lungimiranza di qualche imprenditore, la creazione di una rete di imprese ecc., tutti argomenti che non possono essere discussi su un forum, ma dei quali potrei interessarmi professionalmente, anche a livello nazionale, se ci fossero almento tre o quattro imprenditori REALMENTE interessati.
Di fatto la rinascita di OISA, per quanto piccola possa essere considerata questa realtà, garantendo la presenza di un calibro italiano permette di pensare ad un orologio che possa fregiarsi del titolo di 100% Fatto in Italia (e, di grazia, scritto in lingua italiana!), una dichiarazione che ha ancora un grande fascino in tutto il mondo. Penso ad alcuni marchi che hanno ripreso la storia e l'identità dei modelli da incursore della Marina con calibro, cassa ecc. completamente italiani: secondo me andrebbero a ruba, a qualunque prezzo e in tutto il mondo! Inoltre, avendo una base tempo a carica manuale, diventa relativamente facile realizzare un automatico, dei complicati ecc..
Concludendo: la discussione è foriera di sviluppi industriali interessanti. Di solito si dice che le maison ci leggono, nel caso delle piccole realtà italiane credo che questo sia un dato reale: chi lo desidera può scrivermi in privato per avere qualche suggerimento iniziale pratico e gratuito.. -
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Molto interessante. Però davvero troppi diver. Possibile che la gente stia sempre in ammollo? . -
.Discussione davvero molto interessante, che mi ha fatto conoscere alcuni marchi di cui ignoravo l'esistenza, mentre altri, come Trematic, non sapevo fossero italiani. Naturalmente Sante Castignani è un caso a parte: per molti versi può essere considerato l'alterego nostrano di Svend Andersen (e lo considero un complimento per entrambi).
Dato che si parla dell'attualità e del futuro a medio termine dei produttori italiani, grandi o piccoli che siano, è corretto e decisamente importante parlare anche della necessità di creare una filiera italiana per la produzione di casse, bracciali, vetri ecc..
Naturalmente questo richiede degli investimenti importanti, il coinvolgimento dello stato (in termini di impegno e di finanziamento, come credo abbiano fatto in Francia), la lungimiranza di qualche imprenditore, la creazione di una rete di imprese ecc., tutti argomenti che non possono essere discussi su un forum, ma dei quali potrei interessarmi professionalmente, anche a livello nazionale, se ci fossero almento tre o quattro imprenditori REALMENTE interessati.
Di fatto la rinascita di OISA, per quanto piccola possa essere considerata questa realtà, garantendo la presenza di un calibro italiano permette di pensare ad un orologio che possa fregiarsi del titolo di 100% Fatto in Italia (e, di grazia, scritto in lingua italiana!), una dichiarazione che ha ancora un grande fascino in tutto il mondo. Penso ad alcuni marchi che hanno ripreso la storia e l'identità dei modelli da incursore della Marina con calibro, cassa ecc. completamente italiani: secondo me andrebbero a ruba, a qualunque prezzo e in tutto il mondo! Inoltre, avendo una base tempo a carica manuale, diventa relativamente facile realizzare un automatico, dei complicati ecc..
Concludendo: la discussione è foriera di sviluppi industriali interessanti. Di solito si dice che le maison ci leggono, nel caso delle piccole realtà italiane credo che questo sia un dato reale: chi lo desidera può scrivermi in privato per avere qualche suggerimento iniziale pratico e gratuito.
apprezzo molto tuo intervento e quanto hai detto, con me sfondi una porta aperta.
Per quanto io sappia l'associazione di cui Beltrandi è presidente onorario, sta lavorando con Federpreziosi per confederarsi a Confindustria.
Evidentemente, molti sono i passi da fare ed arduo il percorso , ma, credo, che con le giuste professionalità il risultato sia perseguibile.
L'importante, come in tutte le cose , è crederci e far sì che i soggetti destinatari dell'iniziativa siano convinti dell'importanza e convenienza di ciò che si propone.. -
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Lorenz può essere collocata nella lista? Anche se non è un microbrand. . -
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In primo luogo un ringraziamento per l'interessante reportage.
Da appassionato di hi-fi vedo nel nostro paese un forte parallelismo con il settore degli orologi.
In un mercato nostrano sempre più asfittico - come da report segnalato qualche giorno fa, -17,7% di export di orologi svizzeri in Italia - i pochi consumatori ancora interessati sono quelli con elevate capacità di spesa, che non battono ciglio, anzi talvolta plaudono, quando un'azienda decide aumenti di prezzo del 40% in due anni.
Come per l'alta fedeltà, è più semplice vendere una manciata di prodotti hi-end a pochi privilegiati piuttosto che puntare ad attirare nuovi clienti di fascia entry level, gli stessi che garantiranno il ricambio generazionale, diventando in futuro big spender.
È in quest'ottica da uovo oggi invece che gallina domani che nascono e cercano di inserirsi le piccole realtà artigianali. Tuttavia il local, per essere competitivo contro aziende già affermate, deve offrire di più a meno. Non è impossibile e, continuando il paragone, si pensi a Sonus Faber, ad i suoi umili inizi a gestione familiare, alla sua parabola imprenditoriale che la portò ad essere uno dei marchi italiani di diffusori più importanti a livello mondiale, prima di essere venduta ad un conglomerato (e ricominciare con altre premesse).
Il successo internazionale fu costruito negli anni, partendo dal basso, dal km zero.
L'impressione che danno i micro brand italiani di orologi è opposta, il voler bruciare le tappe, rivolgendosi al solito pubblico facoltoso - che certo non ringiovanisce - già appagato (annoiato?) da collezioni basate su marchi noti e che quindi si vuole togliere uno sfizio comprando "italiano", quindi largo a pezzi unici o comunque a prodotti non di primo prezzo.
Sull'interpretazione odierna di entry level si apre infatti un'altra questione essenziale. Entro mille euro? Duemila? Da tre a cinquemila?
Come in hi-fi l'impressione è che si sia perso il contatto con la realtà, ma se questo è per certi versi comprensibile per multinazionali che ragionano globalmente, meno lo è per le ditte nostrane che devono ancora affermarsi e che dovrebbero avere il polso del mercato italiano, non tanto orologiero quanto del lavoro in generale, delle retribuzioni medie, della perdita di capacità di potere d'acquisto di un ceto medio sempre più impoverito.
Sulla base delle suesposte considerazioni il modello di business dei microbrand italiani di orologi appare difficilmente sostenibile sul lungo periodo.
Edited by astral - 25/3/2024, 20:36. -
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apprezzo molto tuo intervento e quanto hai detto, con me sfondi una porta aperta.
Per quanto io sappia l'associazione di cui Beltrandi è presidente onorario, sta lavorando con Federpreziosi per confederarsi a Confindustria.
Evidentemente, molti sono i passi da fare ed arduo il percorso , ma, credo, che con le giuste professionalità il risultato sia perseguibile.
L'importante, come in tutte le cose , è crederci e far sì che i soggetti destinatari dell'iniziativa siano convinti dell'importanza e convenienza di ciò che si propone.
Ti ho risposto in privato.
Qui affermo, con convinzione e per ultra decennale esperienza personale, che la micro o piccola impresa deve confrontarsi con le associazioni di categoria più confacenti alla sua realtà ed alle sue esigenze. Nutro forti dubbi sul fatto che un'organizzazione datoriale abituata a confrontarsi sui problemi delle aziende con centinaia o migliaia di dipendenti possa trovare il modo di interagire con realtà dove i dipendenti assunti a tempo indeterminato possono essere pari a 0.. -
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Grazie mille per il post, e non posso non farti i complimenti per le fotografie che ci hai allegato!! . -
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Bellissima rassegna, grazie per la condivisione . -
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Mancano gli HTD? . -
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Un lavorone! Davvero complimenti! E grazie per questo prezioso arricchimento. . -
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Grazie.
Fatte le integrazioni citate prima però potrebbero essere fatte delle distinzioni.
Veriwatch, Trematic e Allemano non sono propriamente microbrands:
I primi 2, pur viaggiando oggigiorno su piccoli numeri, sono marchi rilevati e rinati (come Vulcain, Nivada o Aquastar) con una produzione storica.
Il terzo, Allemano, ancor meno visto che gli orologi che produce sono il prolungamento ed estensione della sua produzione, facente comunque parte di un marchio solido e con numeri non certo piccoli visto che fornisce strumentazioni tecniche ed equipaggiando auto, aerei, treni, navi, estintori, cisterne, camere iperbariche, caldaie, di tutto in pratica da oltre 1 secolo...cioè diamo a Cesare quel che è di Cesare.
Castignani, non me ne vogliate, anche se apprezzo la sua artigianalità non lo considererei un microbrand ma più che altro un appassionato artigiano di buon gusto e maestria che però me lo fa avvicinare più ad un modder che ad un vero e proprio microbrand o maestro orologiero, poi credo di no ma non so se abbia mai realizzato un suo calibro o movimento.
Certo che, senza nulla togliere, ma paragonarlo a Svend Andersen, mi sembra ci troviamo senza dubbio su livelli ben diversi...
Comunque bel topic che riunisce ed organizza i marchi nostrani, grazie.. -
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Certo che, senza nulla togliere, ma paragonarlo a Svend Andersen, mi sembra ci troviamo senza dubbio su livelli ben diversi...
Il paragone non era da intendersi in senso assoluto, ma ideale perchè, come il citato maestro, Sante Castignani punta sulla realizzazione di orologi ultrapersonalizzati dove il design e la ricerca dei materiali prevalgono sulla tecnica fine a se stessa. Esattamente come fa oggi la maison che porta il nome dell'orologiaio di origine danese.
Concordo invece sul fatto che le sue opere siano altissimo artigianato piuttosto che produzione in serie, per quanto piccola.. -
.In primo luogo un ringraziamento per l'interessante reportage.
Da appassionato di hi-fi vedo nel nostro paese un forte parallelismo con il settore degli orologi.
La tua disanima della realtà è sorpendentemente completa e vera, i miei piu' sentiti complimenti, non sarei riuscito ad esprimere il concetto come hai fatto..