Orologi e Passioni

Posts written by lucedoriente

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    CITAZIONE (baumare @ 9/5/2024, 05:52) 
    CITAZIONE (lucedoriente @ 8/5/2024, 14:42) 
    Ma è in quella zona che c'è Twilight Zone ?

    Si esatto ai Trapps, non lontano da questa via, credo che Twilight sia la più difficile trad dei Gunks

    Avevo messo il film della ripetizione . Si piazza da primo i friends . Uno dei film più belli come gesti e gestione della colonna sonora .
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    CITAZIONE (baumare @ 8/5/2024, 02:01) 
    Partecipo con una mia foto ai Gunks di NY, un passaggio non difficile ma fotogenico

    (IMG:https://upload.forumfree.net/i/ff12932494/...1902CFAA62.jpeg)

    Ma è in quella zona che c'è Twilight Zone ?
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    Gli Alpini del "Susa" da quando c'è la crisi Ucraina si addestrano nelle nostre valli coi Marines e Osprey ...
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    CITAZIONE (Nat123 @ 8/5/2024, 11:56) 
    CITAZIONE (lucedoriente @ 7/5/2024, 23:20) 

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    Olandesi?

    Team 1? SEAL Team ONE ha sede a Coronado, CA. Comandato da un Comandante della Marina (O-5), ha otto plotoni SEAL operativi e un elemento centrale. L'area geografica di concentrazione del SEAL Team ONE è il sud-est asiatico.
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    Fantastico e ottima regia

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    Decollare dal Torre non è da tutti , anche perché bisogna prima salirlo ...


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    Bellissimo racconto , che storia . Potente .

    p.s. mi hai fatto venire in mente quando Padre Pappelletto gesuita ci raccontò in uno dei suoi corsi
    che venne apostrofato da un conoscente sul fatto che fu visto passeggiare con una signora di umili vesti
    per le vie di Torino .
    Il suo conoscente non aveva riconosciuto l'enorme presenza di quella signora che era Madre Teresa ...
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    Gente con le palle@

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    “Non mollerò finché non l’avrò trovata”.
    La voce è quella di Giovanni Soldini, in quel momento ha 33 anni e sta correndo la Around Alone, la più dura regata intorno al mondo in solitaria mai concepita. Un uomo, una barca a vela, tre Oceani. Giovanni è terzo, dietro a Marc Thiercelin e Isabelle Autissier. È il 16 febbraio del 1999 e dalla radio di bordo arriva un Sos: l’imbarcazione Prb di Autissier, la prima classificata, si è cappottata e ora si trova alla deriva da qualche parte in mezzo al Pacifico, tra Auckland e Punta del Este, a 2000 miglia in linea d’aria circa da Capo Horn.

    Giovanni non ci pensa due volte. Abbandona la propria rotta sicura a nord e si dirige a sud con la sua “Fila”, dritto contro l’Oceano in tempesta. Un solo pensiero in testa: salvare Isabelle, l’amica Isabelle, l’avversaria di decine di regate. Giovanni ha solo un vago segnale di soccorso e un’area di 5 miglia quadrate da setacciare palmo a palmo. Trovare uno scafo rovesciato in un tratto di mare di quelle dimensioni, in balia di cavalloni alti 4 metri, tra i chiaroscuri di un’alba che non arriva mai, è un po’ come cercare una pallina da flipper in un campo da football. Ma Giovanni non si dà per vinto. Non può farlo. Ha deciso. “Non mollerò finché non l’avrò trovata”.

    Prima di essere un velista di fama mondiale, Giovanni è un marinaio, conosce le leggi del mare e i codici della navigazione. Giovanni non crede in Dio, ma sa che la vita là in mezzo è sacra. Dopo quasi un’ora di furibonda ricerca, alle 5.55 ora locale (le 15.25 in Italia), Giovanni trova la Prb, porta in salvo Isabelle e invia un succinto comunicato al centro operativo di gara: “Salve, qui Fila. Isa è a bordo con me. Stiamo tornando in gara.”

    Giovanni fa sul serio. Riprende la rotta a nord, recupera il tempo perso, rimonta chi nel frattempo l’ha superato, scavalca Thiercelin e, meno di due mesi più tardi, il 9 maggio dello stesso anno trionfa sul traguardo di Charleston (South Carolina). È il primo italiano ad aver vinto un giro del mondo in solitaria, il primo uomo ad averlo fatto dopo aver salvato una donna, una concorrente, un’amica. Un essere umano.

    Sono passati 25 anni esatti da allora e cinque dal post a cui sono in assoluto più legato. Giovanni tra pochi giorni compierà 58 anni, nel frattempo ha stabilito un’altra decina di primati e infranto ogni record in infinite specialità diverse. Al suo fianco, in ogni vittoria e nelle rare sconfitte, per cinque anni c’è stato un marinaio che di nome fa Tommaso Stella, 7 anni meno di Giovanni e una vita passata al timone.

    A un certo punto Tommaso ha salutato Giovanni ed è partito volontario per una nuova missione: salvare vite in mare con una ong nel Mediterraneo. Niente più gare, niente più record, nessun avversario da battere. Soltanto silenzio e acqua a perdita d’occhio, per miglia e miglia. E poi la disperazione umana che ti arriva addosso all’improvviso, insieme a 60 migranti a bordo di un gommone non più lungo di un pulmino e non più largo di una Panda, perso da qualche parte alla deriva, a mollo sopra un cimitero senza croci né lapidi, inseguito da una motovedetta libica carica di uomini armati.

    Tommaso carica i migranti a bordo della sua barca a vela, che si chiama Alex e curiosamente ricorda quella di Giovanni, e fa rotta verso l’Europa a tutta velocità, seminando i libici e il terrore e l’inferno dei lager, anche se quello non se ne va mai per davvero. A un certo punto sembra quasi una gara, come ai vecchi tempi con Giovanni, ma in palio ora non c’è un trofeo, e il cronometro segna solo il tempo che separa le persone dal limite di sopportazione umana. E gli arbitri non sono più giudici di gara, come un tempo, ma leggi disumane, governi spietati e ministri che giocano sulla pelle dei migranti, sulla pelle di tutti loro. E in quel momento Tommaso forse si ricorda di Isabella e di quella regata nel Pacifico di vent’anni anni prima e si chiede cosa avrebbe fatto Giovanni al suo posto. È un attimo, prima di puntare la prua verso il porto sicuro più vicino, senza chiedere il permesso a nessuno, senza chiedersi i rischi che corre, le multe che dovrà pagare, le leggi che violerà. In mare è tutta questione di tempo, e qui è scaduto da un pezzo, ogni attimo potrebbe essere decisivo. Tommaso attracca al molo di Lampedusa alle 5 di pomeriggio di un sabato di luglio di cinque anni fa, insieme ai 46 migranti rimasti e agli altri dieci uomini dell’equipaggio. Rimedia 16mila euro di multa e un’indagine per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma non è mai stato così felice nella sua vita. Si sente pieno, realizzato. Un uomo. Come mai gli era capitato prima di allora.

    Giovanni in quel momento è a casa, in attesa di preparare una nuova sfida, quando apprende, come tutti, dell’impresa del suo vecchio skipper e compagno di tante traversate. E, quando un giornalista gli chiede cosa ne pensa, lui che da quarant’anni solca i mari di tutto il globo e ha visto passare più acqua sotto lo scafo che tutti i leghisti, i razzisti e gli hater di Italia messi insieme, Giovanni dice solo due cose. Dice: “Bravo Tommaso, hai fatto il marinaio”. E poi spiega meglio: “Da migliaia di anni queste cose esistono. I romani e i greci tiravano su la gente, mica la lasciavano in mare. Quando trovi uno che galleggia per miracolo, intanto lo tiri sú. I distinguo, per quanto mi riguarda, si fanno a terra. Cinquanta persone su una barca da 18 metri sono una situazione di sopravvivenza. E, credetemi, se trascorri 48 ore in mare, i dubbi ti passano.”

    Uno di cognome fa Soldini, l’altro Stella. Sono capitani, sono marinai, sono italiani. Sono colleghi, sono vecchi amici che avresti voglia di abbracciare. Sono vita vissuta controvento, sono alberi maestri che non si piegano, sono pelle scottata al sole, sono storie di mare. Sono Storia di un Paese che vogliono cancellare, nascondere, censurare, infangare, incriminare, e che abbiamo il dovere di raccontare.
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    Un anziano ha guidato la sua nuova Corvette decappottabile fuori dalla concessionaria. Decollando lungo la strada, lo ha fatto arrivare a 80 km/h, godendosi il vento che soffiava attraverso quei piccoli capelli grigi che gli erano rimasti. Incredibile, pensò mentre volava sulla I-94, spingendo ancora di più il pedale.
    Guardando nel suo specchietto retrovisore, ha visto un agente di polizia dietro di lui, luci lampeggianti e sirena che accendevano. L'ha fatto arrivare a 100 miglia all'ora, poi 110, poi 120. Improvvisamente ha pensato: "Che sto facendo?" Sono troppo vecchio per questo, e mi sono fermato per aspettare l'arrivo del soldato.
    Accostandosi dietro di lui, il soldato si avvicinò alla Corvette, guardò il suo orologio e disse: "Signore, il mio turno finisce tra 30 minuti. Oggi è venerdì. Se riesci a darmi un motivo per eccesso di velocità che non ho mai sentito prima, ti lascerò andare. "
    Il vecchio signore si è fermato. Poi ha detto: "Anni fa, mia moglie è scappata con un agente di polizia. Pensavo che la stessi riportando indietro. "
    "Buona giornata signore", rispose il soldato 😁😁😁
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    CITAZIONE (Ma3dmax @ 5/5/2024, 17:13) 
    Brendon Grimshaw acquistò le Moyenne Island al largo della costa nord di Mahé, Seychelles, nei primi anni ’60 per soli 8.000 sterline (circa 9000 €) mentre lavorava come redattore di un giornale in Africa. Deciso a rifarsi una vita su quest’isola, nel 1973, si trasferì sulla sua nuova isola con nient’altro che un sogno.
    Al momento dell’acquisto l’isola era stata abbandonata per mezzo secolo ed era pesantemente ricoperta di vegetazione. Grimshaw, insieme a un seychellese di nome Rene Lafortune, iniziò a fare ciò che il suo cuore gli aveva sempre dettato di fare: proteggere l’ambiente e vivere più a stretto contatto con la natura. Nel corso di 40 anni, i due amici piantarono 16.000 alberi con le loro mani – tra cui 700 mogani che sono cresciuti fino a raggiungere anche 20 metri di altezza; inoltre costruirono circa 4,8 chilometri di sentieri naturali prima della scomparsa di Lafortune nel 2007.

    Brendon, da vero amante della natura, riuscì ad attirare anche circa 2.000 nuovi uccelli sull’isola, di cui poi si è preso cura. Divenne anche il custode di 120 tartarughe giganti. Inutile dire che, ad un certo punto, la sua isola arrivò a detenere più di due terzi di tutte le piante endemiche delle Seychelles (record che detiene ancora oggi).

    Un giorno gli furono offerti 50 milioni di dollari da un ricco signore, ma Brendon si rifiutò di vendere l’isola, dicendo che non voleva che diventasse una meta di vacanze per milionari, ma piuttosto un parco nazionale per tutti. Finalmente, nel giugno 2008, dopo anni di lotta per proteggere l’isola dalla privatizzazione, fu dichiarata Parco Nazionale delle Seychelles.

    Brendon ospitava turisti chiedendo loro di contribuire con circa 12 € a persona. Era sempre pronto a raccontare una storia ai viaggiatori che bussavano alla sua porta: storie di tesori nascosti e della progettazione della sua casa sull’isola e dei suoi instancabili sforzi di conservazione ambientale. Era la quintessenza dell’isolano e un devoto amante della natura che per quasi mezzo secolo ha dedicato tutto se stesso per la sua isola, le sue piante e i suoi animali. Purtroppo è morto a luglio del 2012.

    Ancora oggi si può ancora visitare l’isola secondo pratiche di turismo sostenibile. Con soli nove ettari, l’isola Moyenne è forse il più piccolo parco nazionale del mondo. Di proprietà della Fondazione Moyenne, una ONG privata, si trova all’interno del Parco Nazionale Marino Ste. Anne ed è l’unica isola del gruppo aperta ai visitatori e viaggiatori. Nonostante le sue dimensioni ridotte, è un tesoro ambientale. Circa 40 piante endemiche sono rappresentate, più della metà di quelle uniche delle isole granitiche. Moyenne è l’unico posto al mondo, oltre alla Vallée de Mai, dove si possono trovare tutte e sei le palme uniche delle Seychelles.

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    Ci sono persone illuminate che rendono la terra un luogo migliore .
    Grazie di averci raccontato la vita di uno di loro .
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    Complimenti alla mamma ...

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    CITAZIONE (angelofly @ 5/5/2024, 12:28) 
    Grazie ragazzi, io non ho un preferito, tutti mi hanno dato un emozione quando li realizzavo e ognuno ha una propria caratteristica che di realizzazione e di risultato finale che non sto qui a spiegare anche perché inquinerei il topic.
    Per chi mi definisce un'artista, dico solo che i diorami sono pieni di errori anche di dimensionamento che i veri professionisti non commettono e sono sempre alla ricerca della perfezione...io mi sono solo divertito per un breve periodo della mia vita a sfidare me stesso nel miglioramento della realizzazione...ora ho lasciato perdere nonostante abbia un Pattugliatore d'altura da iniziare

    Non oso pensare al numero di ore per dipingere e realizzare ; come dissi é una vera passione e non si controlla ...
11519 replies since 23/4/2007
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