CITAZIONE (il falegname @ 27/4/2020, 11:21)
Noi oggi, immersi tra navigatori satellitari e telefonini, abbiamo completamente perso il senso dell'importanza dell'orologio nella vita di tutti i giorni, ma soprattutto in quella di aree specifiche in cui rappresentava un vero strumento in grado anche di salvare una vita.
Anticamente, fino a che si navigava nel solo Mediterraneo o quasi, conoscere la rotta della nave era tutto sommato relativamente poco importante. Bastava andare dritti e prima o poi si sarebbe avvistata una costa, ben riconoscibile e conosciuta dai marinai di buona esperienza.
Poi però Colombo aprì nuove rotte, indicò la strada per nuovi mondi, nuove scoperte e, in breve, nuovi commerci.
Ed ecco che venne il bisogno impellente di conosce esattamente la rotta della nave e di dove si stava in quel momento. Se nel Mediterraneo tempo al massimo 2-3 giorni si sarebbe avvistata una qualche costa, nell'Oceano Atlantico ci si sarebbe persi e si sarebbe probabilmente morti.
Ben presto prese così corpo il ruolo del "navigatore", cioè un marinaio esperto nel saper calcolare la rotta con grande precisione e capace di riportare su una carta geografica dove si era in quel momento. Parliamo del 1600 e 1700, secoli di grande espansione commerciale e grandi viaggi esplorativi.
Divennero così strumenti indispensabili, oltre alla bussola, il sestante e il libro delle effemeridi, quest'ultimo in grado di far vedere la posizione delle stelle nel cielo e le altezze del sole a mezzogiorno a varie latitudini e stagioni.
Ma rimaneva il problema di come calcolare la longitudine, da incrociare con la latitudine per fare il punto nave, per sapere dove ci si trovava in mezzo all'oceano.
Se la Terra in un giorno compie una rotazione di 360° e di 24 ore, ecco che una differenza oraria tra luogo conosciuto e luogo in cui si stava, poteva facilmente essere tramutato in angoli di rotazione della Terra e quindi latitudine. Ma serviva un orologio molto preciso per calcolare questa differenza in modo esatto, che potesse dare un risultato attendibile.
A partire dal XVII secolo, dunque, ci fu un continuo progresso che riguardò gli orologi da portare sulle navi, per farli diventare sempre più precisi e affidabili. E non parliamo della produzione artigianale di alcuni orologiai competenti, ma di studi e finanziamenti da parte degli stati che allora erano potenze mondiali ed economiche e che avevano tutto l'interesse affinché le proprie navi sciamassero in sicurezza in tutto il mondo. Imperatori, re e regine istituirono premi e diedero finanziamenti per dotare le proprie navi di orologi sempre più precisi e gli orologiai assunsero un'importanza strategica, creando così le basi per l'espansione di un'orologeria sempre più raffinata e alla portata di molti.
Ma come si faceva il punto nave, dunque? Se sulla nave avevo un orologio sull'ora di Roma, per esempio, una volta in mezzo all'oceano con il sestante riuscivo a calcolare l'ora del luogo in cui stavo in quel momento, la differenza oraria mi avrebbe dato di conseguenza una differenza in gradi di angolo, che poi non era altro che il meridiano in cui mi trovavo e quindi la longitudine. A mezzogiorno, alla sua massima altezza, in base alla stagione il sole mi avrebbe dato la latitudine, incrociavo i due risultati sulla carta geografica e sapevo dove stavo.
Ora facciamo un salto temporale e arriviamo al XX Secolo. Lo stesso problema si cominciò a presentare con gli aerei sempre più in grado di trasvolare gli oceani ed anche lì il navigatore assunse un'importanza determinante.
Il progresso permise di poter andare sott'acqua con le bombole, a esplorare per la prima volta le profondità marine negli scorsi anni '60 e '70, fino ad arrivare a doverci anche lavorare a gradi profondità. E la quantità d'aria disponibile prima di dove risalire e i tempi di decompressione durante la risalita, come pensate che venivano calcolati? Con un orologio subacqueo. Che se non avesse funzionato, saresti morto.
Per questo, nel 1920, Charles Edouard Guillaume, orologiaio svizzero, prese il Premio Nobel per la fisica, perché scoprì una lega metallica in grado di migliorare infinitamente precisione e affidabilità di un orologio, una lega che manteneva stabile la precisione anche se immersi in forti campi magnetici, al caldo e al freddo e che non si ossidava e non perdeva negli anni la sua elasticità.
Vinse il premio Nobel perché da secoli ormai un buon orologio ti salvava la vita.
Daniele