Storia di un orologio: Project Grandrécif

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    Un saluto a tutti.
    Premessa anti - spoiler:
    Questo è un riassunto di quanto è cominciato circa a giugno del 2018 e sta continuando tutt'ora, pubblicato sulla pagina Facebook ufficiale di O&P.

    Per chi non avesse seguito, spero vi divertiate.

    Per chi già sa tutto, mi raccomando non anticipare nulla. Grazie 🙂


    Ciao a tutti, mi chiamo Andrea e sono un appassionato di orologi, principalmente vintage, frequentatore dei vari forum più o meno assiduamente da circa 12 anni.

    Circa un anno fa, nella mia continua e compulsiva ricerca di orologi, mi capita di acquistare una dozzina di movimenti NOS degli anni 60/70 calibro FE4612, prodotti dalla fabbrica Jeambrun Technic-Ébauche, parte del consorzio France Ébauches.
    IMG_20181212_131459


    Questi movimenti, probabilmente erano destinati a diventare orologi, ma per qualche motivo, sono rimasti a "dormire" in un magazzino per oltre 40 anni.

    L'idea, folle, che mi è passata per la mente è stata subito quella di fare un orologio, per ridare la giusta dignità a questi movimenti...per risvegliarli dal sonno, come se oggi fosse ieri...

    La cosa era assai folle e sulla carta irrealizzabile.
    12 pezzi non sono numeri industriali, che mi permettessero di ordinare qualcosa e farmelo produrre per questo progetto. In più, il sottoscritto parte sprovvisto di ogni competenza tecnica. Solo tanta passione e una grande voglia di vedere un piccolo sogno realizzato.

    Dunque tutto sarà realizzato con un po'di fornitura moderna, un po' di fornitura vintage, una grande parte di cose fatte a mano...e una buona dose di arte di arrangiarsi tutta italiana.


    Questa è la premessa. Fine prima parte.
     
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    L'idea di quale tipologia di orologio fare, era abbastanza chiara nella mia mente. Mi sarebbe piaciuto molto fare un orologio sportivo sullo stile dell'epoca di quei movimenti...uno skin diver, esteticamente dritto come una fucilata, dall'aspetto spartano e robusto.

    PicsArt_12-04-02PicsArt_10-24-08


    Tra le casse di produzione moderna in fornitura, di cui ci si deve accontentare in quanto visti i numeri non sono contemplati procedimenti industriali,
    tra la pletora infinita e noiosa di hommage Rolex/Tudor/Omega e dalla qualità piuttosto discutibile,

    spunta fuori questa, una cassa in acciaio, vetro zaffiro ghiera ceramica, dall'aspetto molto simile a quelle che sono le casse di una volta. Non ha la corona a vite e un vetro sottilissimo sul fondello, esteticamente poco rifinita, ci sarà da lavorarci e da spenderci qualche soldino...ma almeno come aspetto è una buona base.
    IMG_20180704_192359IMG_20180704_183113
     
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    Per quanto riguarda la scelta del quadrante, grazie a un po' di collage con Photoshop, dopo un sondaggio sul gruppo facebook tra 4 tipologie, vinse di distacco questa la soluzione che vedete in primo piano
    Screenshot_2018-12-12-13-54-45-627_com
     
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    Dunque, trovata una configurazione di base, ora bisognava passare dalla teoria alla pratica, dal collage alla realizzazione.

    Mi metto alla ricerca di qualche fabbrica che mi producesse i quadranti...ma si parte da minimo 300 unità...con specifiche tecniche, disegno CAD e altre cose non alla mia portata.

    Quindi, tra la disperazione e la follia decido di partire e fare il quadrante a mano.

    Già... partendo da una lamiera di ottone, carta, matita, calibro, taglierino e archetto...
    Così...prendo le misure dalla cassa e si comincia...
    IMG_20180705_001759IMG_20180705_225430IMG_20180704_225224IMG_20180704_221520IMG_20180705_001759_0
    IMG-20180709-WA0003
     
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    A questo punto va provato nella cassa.
    Qui già sorge il primo ostacolo, in quanto, inserendo il quadrante e il movimento nella cassa, le altezze non coincidevano.

    Il foro della corona non coincideva con la sede dell'albero e il fondello non chiudeva... Fine dei giochi.

    Ricordo che ero dal mio orologiaio per un consiglio. Lui mi dice che devo rinunciare, perché evidentemente la cassa non è adatta...
    Ma una vocina da dentro mi dice
    ...e se provassi a curvare il quadrante?
    Dunque mi metto davanti alla sua pressa per i vetri e provo a giocare un po'con i tasselli.
    Ed ecco qui che un quadrante piatto diventa un quadrante bombato o uno step-dial o pie pan...o come cavolo altro si dice 🙂 . Contemporaneamente questo espediente mi fa guadagnare millimetri necessari e da in aspetto più vintage al quadrante.

    Qui la genesi

    PicsArt_12-12-02PicsArt_12-12-02_0
     
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    CITAZIONE (Meino67 @ 12/12/2018, 14:29) 
    Vai avanti che mi piace!!!

    👍🏻👍🏻👍🏻
    Seguo con interesse pure io
     
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    Intanto arriva l'estate, si va al mare. I lavori sul quadrante vengono sospesi e mi concentro sul miglioramento della impermeabilità della cassa.

    Innanzitutto la corona che c'è da ridere, va sostituita con un tubo e corona a vite, decido di rivolgermi verso un prodotto italiano, Belloni, una fabbrica di corone di Cremona. Scelgo una corona classica e funzionale, dallo stile twin-lock.
    Sostituisco la corona e il vetro dietro con uno più spesso. Cambio la guarnizione sul fondello, che fa ridere, con una più performante e si parte con qualche test in laboratorio, sempre del mio orologiaio che ringrazio della disponibilità.
    PicsArt_12-12-02_1PicsArt2-12-02_2


    Tuttavia, chi ha un po'di familiarità con gli orologi subacquei, sa che le attrezzature da laboratorio, anche quelle più costose, e certificate dai centri assistenza etc, nella realtà non arrivano a più di 12 ATM.

    Potete infatti avere tutti i 300/500/1000 MT che volete, quando lo portate da un orologiaio o in assistenza per revisione, dopo la prova ve la faranno sempre massimo a 5 ATM, massimo a 10.

    Avendo comunque superato tutti i test in laboratorio cercavo qualcosa o qualcuno che mi facesse una prova almeno a 20ATM

    Non avendo, ovviamente, trovato nessuno, ho deciso di fare una cosa diversa, semplice da pensare...ma che succederà?


    Beh sta per arrivare una delle pagine più entusiasmanti di questa avventura...

    Al prossimo post.
     
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    Si preannuncia thread da applausi!
     
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    6 settembre 2018

    PROVA DI PROFONDITÀ IN MARE A 200mt.

    Eccomi dunque a raccontare questa esperienza, simpatica, divertente, appassionante al punto da avere voglia di rifarla ancora.
    Devo dare una delusione a quelli che speravano in una diretta Facebook o in un video...
    Nessun video purtroppo. Non era facile mantenersi in equilibrio, tenere la Barca ferma allo stesso punto, gestire 220mt circa di filo, garantire una discesa e risalita perpendicolare, e documentare un minimo il tutto...facendolo contemporaneamente tra l'altro. Inoltre l'operazione è andata avanti per circa un ora e mezza. La prova, tra calata e risalita è durata circa un'ora.
    È andata bene: il mio accompagnatore era un pescatore storico del borgo che conosceva i fondali come le sue tasche. La scelta di farmi accompagnare da un pescatore è stata voluta e azzeccata allo stesso tempo, avrei potuto scegliere una barca bella di qualche diportista o un gommone figo di qualche turista, non mi interessava fare foto fighe... Ma oltre l'esperienza e la conoscenza Delle acque, in previsione del fatto che se avessi avuto problemi con la corda tipo sbrogliare qualche matassa avrei risolto in nulla, e infatti puntualmente durante la calata il filo si è "ammollicato" più volte e in pochi secondi il problema è stato risolto. Facciamo però un passo indietro. Siamo nel Mar Ionio, golfo di Corigliano, nella baia di Capo Trionto,, anche conosciuta come "la Fossa". A circa 2 km in linea retta dalla costa. Te ne accorgi dal colore dell'acqua che sotto è profondo da far paura... Un blu che non è mai stato così vicino al nero...e io sopra sospeso...la sensazione è forte, soprattutto se penso che qualcosa che è adesso tra le mie mani, tra un attimo sparirà inghiottita in quell'immenso inferno nero/blu di acqua salata, dove c'è una pressione 10 volte quella di un pneumatico di una automobile, dove c'è un freddo indescrivibile, attraverso decine di correnti...e poi subito su, quando ad un essere umano servirebbero fino a 14 ore per risalire e sperare di sopravvivere dopo la depressurizzazione.
    Mentre pensi tutto questo, cerchi di non cadere in acqua...e provi a fare qualche foto col telefono...
    Dopo la calata, durata circa 30 minuti, abbiamo atteso che il filo si mettesse perpendicolare, segnale che la discesa era finita... ciò è avvenuto circa 10 minuti dopo.
    Durante questi pochi minuti mi è venuto in mente come questa operazione ricordasse molto da vicino quella di uno scandaglio. Lo scandaglio manuale è il più antico strumento di misurazione dei fondali marini, il cui uso è documentato già presso gli Egizi, e consisteva in una corda alla cui estremità era collegato un peso, strumento oggi soppiantato dai sonar e gli ecoscandagli digitali...ma chissà probabilmente in questo angolo di Magna Grecia, alla foce del mitico Traente, campo della storica guerra tra Sibari e Crotone, molti anni prima, qualcuno faceva questi stessi gesti, che io oggi ripeto a distanza di millenni, seppur per tutt'altro scopo.
    Comincia la faticosa risalita. Faticosa ma anche fiduciosa...la corda è pesante, vuol dire che il peso in cemento è ancora attaccato, sembra dunque che i nodi e le fascette abbiano tenuto...e la cassa ci sarà ancora?... Il cielo intanto si rannuvola e il tramonto si avvicina, l'acqua da blu scuro inizia ad avere riflessi grigi...che sia un cattivo presagio? Spero di no. Un nodo fatto al 50° metro viene fuori dall'acqua e mi dice che il grosso è fatto. Le braccia sono di fuoco e mi fanno male, il pescatore si offre di continuare al posto mio... gentilmente rifiuto...vuoi mettere la soddisfazione di tirarlo fuori dall'acqua da solo, manco fosse un tonno da 20kg...ero in trance, chissà il buon amico cosa avrà pensato di me... Ma chi se ne fotte dopotutto.
    Tirato su, però tuttavia il primo a fiondarsi sulla cassa non sono stato io ma proprio lui. Sono cose divertenti un po' per tutti allora, penso tra me e me, non sono pazzo, è un po' come tornare bambini: Menomale. Prendo il telefono e scatto qualche foto stendendomi sul paiolato, mentre l'amico ormai fa già rotta verso riva.
    È tempo di godermi il tramonto.
    Un saluto a tutti.PicsArt2-12-02_3PicsArt2-12-02_4PicsArt_12-12-03PicsArt_12-12-03_0PicsArt_12-12-03_1
    PicsArt2-12-03_2PicsArt2-12-03_4
    PicsArt2-12-03_3


    Continua...
     
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    Una cosa che mi lasciava ancora un po'perplesso era il fondello in vetro. Certo ha superato le prove di impermeabilità e mi tornava anche buono per il fatto che mostrasse il movimento vintage, ma...
    Ma gli skin diver dell'epoca riportato sul fondello in acciaio, inciso un piccolo sub. Caratteristica evocativa che mi sarebbe dispiaciuto perdere. Dunque scatta l'idea di decorare il vetro...ma come?
    Butto giù una bozza della decorazione, poi mi rivolgo ad un'impresa italiana di arti grafiche, la quale realizza in trasparenza su mia specifiche una pellicola da applicare nella parte interna del vetro dall'alta resistenza e garantita due anni all'esterno, quindi all'interno dalla durata indefinita. Non sono mai stato un grande disegnatore, l'idea nacque disegnando per mio figlio di 4 anni mentre guardavo un documentario sulla barriera corallina.

    PicsArt_12-07-09

    Intanto cambio anche il vetro dietro ancora una volta passando da un flat ad un single-domed o in italiano ottico lenticolare, per dare profondità alla, immagine, dando anche dietro all'orologio, la forma che ricordasse un batiscafo


    PicsArt_10-30-02
     
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    Ho seguito il progetto fin dall’inizio ... bavissimo Andrea, tanta stima!
     
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    Bravissimo Andrea, complimenti! :I:

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