Bauhaus e dintorni: Junghans Max Bill referenza 27/3701.04 ed i suoi amici

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    Espressione del minimalismo e della pulizia delle linee, nel corso degli anni il Max Bill a carica manuale è rimasto fedele alle sue origini e, dalla prima uscita nel 1961, non è soltanto uno dei tanti segnatempo solo-tempo, bensì rappresenta tutt'oggi l'emblema dello stile Bauhaus nel mondo dell'orologeria da parete e da polso.

    Dal catalogo della casa orologiera Junghans datato 1962:

    Junghans_Max_Bill_catalogue
    MAX_BILL_ORIGINAL_2

    Come si suole dire nel nostro gergo, da diverso tempo avevo messo nel mirino questo orologio ed alla fine ho deciso di colpire proprio quest'anno, in concomitanza del 60esimo anniversario dalla sua progettazione. Galeotto fu il topic aperto dal forumista Feno77, sebbene la sua assai gradita soffiata non diede gli esiti sperati. Tuttavia, il tarlo si era ormai insinuato prepotentemente e, complice il buon prezzo applicato da un concessionario locale, ho approfittato dell'inaspettata occasione, acquistando non solo l'orologio da polso, ma anche quello da parete (disegnato nel 1958, dopo i modelli da cucina del 1956).

    2158_0

    jpg

    Oggi, con il termine Bauhaus identifichiamo uno stile architettonico, un'opera d'arte o dell'ingegno, ma nei primi anni del Novecento la Staatliches Bauhaus costituì un vero e proprio movimento culturale e sociale nell'allora neonata Repubblica di Weimar. Il fondatore del movimento, il tedesco Walter Gropius, scrisse un autentico Manifesto programmatico, ispirato al moderno principio dell'alternanza scuola-lavoro che si concretizzava in un sistema di laboratori divisi per ogni disciplina e, nel 1919, contribuì personalmente all'apertura della prima sede, proprio nella città di Weimar.

    Gropius fu prima allievo e successivamente collega dell'architetto e designer tedesco Peter Behrens con il quale collaborò, tra le altre, per la realizzazione della Fabbrica di turbine AEG sita a Berlino. Parliamo proprio del Behrens da cui ha preso spunto la stessa casa orologiera indipendente Behrens Original con sede ad Hong Kong e che, da circa un anno, possiamo fregiarci di includere tra gli utenti del "nostro" Forum.

    Nel 1925, in seguito ad alcune divergenze con il consiglio comunale di Weimar, la sede della Bauhaus venne spostata a Dessau nel famoso edificio progettato dallo stesso Gropius che, nel 1928, decise di staccarsi dalla Scuola cedendo il posto da direttore allo stimato collega Hans Meyer.

    2-bauhaus-mhb-201204-general-3654

    Nel frattempo, in una Germania ancor più debole sotto l'aspetto politico ed economico, complice un'inflazione galoppante, il programma originario ideato da Gropius, basato sul concetto d'arte industriale, si era evoluto, in parte a suo discapito, assumendo dei contorni sempre più filosocialisti. La maggioranza degli studenti, e buona parte dei professori della Scuola, cominciarono ad essere invisi alle autorità nazionalsocialiste locali e, nel settembre del 1932, venne chiusa anche la sede di Dessau.

    La Scuola continuò per un breve periodo in quel di Berlino, dove venne trasferita verso la fine del 1932, per poi terminare la sua attività nel 1933, sebbene la definitiva chiusura venne ufficializzata soltanto nel 1935. Tra i professori, si possono annoverare l'architetto svizzero ed ex direttore della scuola Hans Meyer, l'architetto e designer tedesco Ludwig Hilberseimer, il loro collega ed ultimo direttore Ludwig Mies van der Rohe, l'architetto e designer ungherese Marcel Breuer, l'artista e pittore tedesco Ernst Paul Klee ed il pittore russo Wassily Kandinsky.

    Uno dei tanti progetti realizzati da Meyer insieme a Walter Gropius, le Officine Fagus, 1910-1912, riconosciuto come patrimonio dell'umanità dall'UNESCO e situato in Germania ad Alfed-an-der-Leine:

    Walter_Gropius_e_Adolf_Meyer_Officine_Fagus_1910-1912

    Uno degli edifici realizzati da Ludwig Mies van der Rohe con Ludwig Hilberseimer nel più ampio progetto del Lafayette Park di Detroit:

    Lafayette_Park_metroblossom

    Un'altra opera architettonica progettata da Ludwig Mies van der Rohe e dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, Villa Tugendhat situata a Brno in Repubblica Ceca:

    ludwig-mies-van-der-rohe_-villa-tugendhat

    Non possiamo poi non menzionare la famosa Poltrona Barcelona progettata sempre da Ludwig Mies van der Rohe con la sua ex amante, ma soprattutto fida collaboratrice, professoressa e designer Lilly Reich:

    poltrona_Barcelona

    Ed ecco il famoso Modello B3, in seguito rinominato Sedia Wassily dall'imprenditore e designer italiano Dino Gavina, realizzata dal progetto di Marcel Breuer datato nell'anno 1925:

    Knoll-International_Wassily-Marcel-Breuer-Sessel

    Dal 1922 al 1931, il pittore russo Wassily Kandinsky insegnò come professore di pittura e decorazione murale alla Staatliches Bauhaus. Giallo, rosso, blu è un dipinto ultimato nel 1925 e tra i più rappresentativi di quel periodo:

    Vassily_Kandinskij_Giallo_rosso_blu

    La schiacciante vittoria alle ultime elezioni federali tedesche tenute durante la Repubblica di Weimar nel 1933 sancì l'ascesa del partito nazionalsocialista e determinò la fine dell'esperienza del Bauhaus in Germania. Potrebbe quasi sembrare un paradosso, ma questo storico episodio, pur nella sua tragica brutalità, fece le fortune di questa corrente artistica e della maggior parte dei suoi esponenti. Gropius, Meyer, Hilberseimer, Mies van der Rohe, Breuer, e non solo, vennero chiamati a grande richiesta dalle più importanti università americane ed esportarono le loro conoscenze in tutto il mondo.

    Ed è così che l'architetto, designer, scultore e pittore svizzero Max Bill si inserisce finalmente nel nostro racconto. Nella metà degli anni '20, egli fu allievo a Dessau di buona parte dei sopracitati Maestri dai quali ne ereditò gli insegnamenti. All'inizio degli anni '50, Max Bill divenne uno dei cofondatori dell'Istituto Superiore per la progettazione nella città di Ulm in Germania, nonché rettore della scuola e direttore dell'indirizzo di architettura e grafica. Intorno alla metà degli anni '50, cominciò la sua collaborazione con l'azienda tedesca Junghans che, ai tempi, era il terzo produttore al mondo per quantità di cronografi fabbricati dopo le maison Rolex ed Omega.

    La prima commissione affidatagli dalla casa orologiera di Schramberg riguardava un orologio da cucina con timer. Ponendosi sulla scia dei suoi mentori, Max Bill riteneva che le dimensioni, le linee e le forme avrebbero dovuto seguire la funzione del prodotto. L'orologio doveva quindi avere un quadrante ampio e ben leggibile. Gli indici dovevano avere una linea essenziale e pulita, in particolare dovevano presentarsi rigorosamente separati e con tratti leggermente allungati per differenziare immediatamente la scala delle ore da quella dei minuti. Infine, la forma del quadrante doveva essere rigorosamente circolare, in quanto avrebbe dovuto seguire il tratto astrattamente descritto dallo scorrere delle lancette. Il timer doveva riprendere le stesse forme del quadrante principale, senza discostarsene nemmeno per quanto riguardava il carattere dei numeri arabi. La forma a goccia dello strumento riprendeva le linee delle gambe e del piano d'appoggio dei tavoli a tre gambe che tanto andavano di moda in quegli anni. L'orologio da cucina venne inizialmente proposto in due sole colorazioni, una variante di colore bianco e una seconda azzurro pastello in antitesi rispetto agli anni grigi che avevano contraddistinto la Grande Guerra da poco conclusa.

    Junghans_Kuchenuhr_mit_Kurzzeitmesser_Ref_31_0235_Max_Bill

    Max_Bill_different_clocks

    A stretto giro, dopo l'orologio da cucina del 1956, arrivarono gli orologi da scrivania e da parete, con e senza numeri arabi, ultimati nel 1958, sebbene i primi disegni e progetti fossero già risalenti a due anni prima. Ecco la riedizione con numeri arabi ed il mio nella riedizione senza numeri arabi:

    Ar__2_

    No_ar__2_

    Nel 1961 arrivarono i disegni finali del nuovo progetto di Max Bill in collaborazione con l'azienda della Foresta Nera, l'orologio da polso automatico con calibro di manifattura J83 e quello a carica manuale con calibro di manifattura J84. Il segnatempo da indossare al polso doveva riprendere gli stilemi che fino a quel momento avevano contraddistinto gli orologi da cucina e gli orologi da parete Junghans rispetto alla restante produzione delle case orologiere dell'epoca (uno su tutti, la particolarità del numero 4, una sorta di sedia capovolta pensata all'insegna della più pura arte industriale).

    DSC_23021

    DSC_2327

    DSC_2330

    DSC_2326

    Attualmente, il Max Bill a carica manuale incassa il calibro J805.1 su base ETA 2801-2 in versione elaboré. Si tratta di un calibro collaudato ed affidabile, dal diametro di 25.6 mm e con spessore di 3.35 mm. Riserva di carica pari a 42 ore e 28.800 oscillazioni per ora. Il concessionario ha garantito che il cuore dell'orologio batte ETA, tuttavia nutro qualche riserva, in quanto ho letto da più fonti attendibili che dal 2019 questi orologi incassano i corrispondenti calibri Sellita. Ho diversi orologi che incassano movimenti automatici Sellita, dunque per me non sarebbe affatto un problema possederne uno manuale, tanto più che ad oggi ho sempre riscontrato ottimi risultati in termini di precisione ed isocronismo. Ad ogni modo, non ho aperto il fondello dell'orologio, ed essendo nuovo non intendo farlo per il momento, ma nel caso in cui incassasse Sellita il calibro sarebbe un SW210-1 con 19 rubini, anziché i 25 del J805.1 su base ETA.

    DSC_2309

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    DSC_2323

    2173_0

    Negli ultimi trent'anni, la collezione Max Bill di Junghans si è allargata notevolmente, forse in alcuni casi snaturando l'idea di partenza, in un processo di evoluzione inesorabile e, comunque, probabilmente necessario per diversificare la produzione, aprendosi ai nuovi mercati e ai gusti della clientela di oggi. Dal 1997, Junghans ha deciso infatti di riaprire stabilmente la collezione Max Bill e nei successivi anni sono così arrivati, in ordine cronologico, il Max Bill Chronoscope, il Mega ed il Mega Solar. Da ultimo, oltre alle varie edizioni speciali in serie limitata, è uscita la riedizione automatica da 34 mm con datario.

    DSC_23133

    La lavorazione del quadrante chiaro opaco rivisita, ed allo stesso tempo riprende, quella originale della prima edizione, utilizzando materiali e tecniche moderne. Gli indici e i numeri arabi sono di colore nero, mentre le sfere argentate sono dotate di pasta luminescente Super-LumiNova, così come gli indici alle ore 3, 6, 9 e 12. La resistenza del lume è mediamente sufficiente per la durata di un concerto, di un'opera teatrale o di un lungo film al cinema, mentre lo ritroveremo quasi sempre spento al mattino. Il vetro plexiglass ripercorre la tradizione dei suoi primi antenati, ma da un paio d'anni si può scegliere con vetro zaffiro. La cassa lucida in acciaio inossidabile 316L misura 34 mm di diametro e 9 mm di spessore. Lo spazio in verticale da ansa ad ansa è pari a 37 mm. Fedelmente alla prima edizione, la piccola corona a pressione non presenta alcun logo. La corona è da manovrare con particolare cura e, ammetto, le mie dita devono ancora prendere piena dimestichezza con le sue dimensioni molto compatte. Il fondello è anch'esso in acciaio lucido inossidabile ed è serrato da 4 viti. L'orologio viene certificato come resistente fino ad una pressione massima di 3 bar. Il cinturino originale in pelle di vitello è di colore beige con fibbia in acciaio inossidabile logata Junghans. Il peso complessivo dell'orologio, comprensivo di cinturino, è di soli 33 grammi. Ora lascio spazio alle foto.

    jpg

    DSC_229222

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    DSC_2279__2_

    DSC_2281

    Nomos Glashütte è a mio parere una delle case indipendenti più interessanti nell'odierno panorama orologiero e si rifà al retaggio della Staatliches Bauhaus. Seguendo il famoso principio la forma segue la funzione, nel 1992 diedero alla luce Tangente, il loro primo segnatempo che, in seguito, diverrà la collezione più rappresentativa del marchio.

    DSC_2350

    DSC_2346

    Bauhaus e dintorni è il titolo che ho voluto dare al topic in quanto ci sono tante altre case orologiere che hanno proposto i propri segnatempo in versione Bauhaus, una di queste è Orient con la cosiddetta seconda generazione del Bambino nella sua terza versione che avevo acquistato nella configurazione con quadrante blu.

    DSC_236777

    Chi ha piacere può usare la discussione per pubblicare la foto dei suoi orologi in stile Bauhaus.
    Per me è stato un vero piacere scrivere questa presentazione. Un saluto a tutti.
     
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    Chapeau!
    Grazie
     
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    ..e un altrettanto vero grande piacere è stato anche leggerla e guardarla :)
     
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    Complimenti per la presentazione!
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    Peccato poter mettere un solo like...gran bella disamina, grazie mille!
     
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    Grazie anche a voi, fanno piacere i vostri complimenti!
    Se volete, quando avete tempo potete pubblicare le foto dei vostri orologi in stile Bauhaus.
     
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    Complimenti davvero, questa sì che è una presentazione seria. Belle anche le foto, in diverse si riesce finalmente ad apprezzare l'effetto argentato del quadrante, cosa che non avviene con la maggior parte delle foto che ho visto in rete. Contribuisco ripostando anche qui la foto del mio, più che altro per il particolare della sedia Wassily che ho in casa :) 20211130_204700_0
     
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    Una curiosità... Ma il quadrante è argento? Esiste anche la versione con quadrante bianco?
     
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    Una recensione molto bella ed istruttiva.
    Grazie
     
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    Bella disamina, che ho letto tutta d'un fiato! Adoro le contestualizzazioni, cosa più che opportuna in questo caso.
    Grazie!
     
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    Uno spettacolo, orologio e presentazione (un po' improprio chiamarla così, in verità un vero capitolo di storia ben raccontata e descritta da un appassionato).

    Voto: diesci! (Cit.)

    Complimenti vecio, adesso che ho scoperto che il 34 mm tutto quadrante del mio Seiko Crown copre bene anche il mio polso, se mi verrà voglia di Max Bill, penso che andrò proprio sul meccanico da 34.

    ;)

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    Orologio dall'estetica elegante,semplice e profonda al tempo stesso. io l'ho utilizzo come everyday watch da due anni ed è sempre bellissimo da guardare, si adatta in qualsiasi contesto, dai formali agli informali. con distinzione, poca ostentazione e carattere da vendere
    Attached Image
    20211204_104357~2

     
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    CITAZIONE (Mata74 @ 4/12/2021, 00:04) 
    Complimenti davvero, questa sì che è una presentazione seria. Belle anche le foto, in diverse si riesce finalmente ad apprezzare l'effetto argentato del quadrante, cosa che non avviene con la maggior parte delle foto che ho visto in rete. Contribuisco ripostando anche qui la foto del mio, più che altro per il particolare della sedia Wassily che ho in casa :) 20211130_204700_0

    Grazie! Graditissimo il repost della foto del tuo Max Bill. :)
    Complimenti per la Wassily e dai dettagli in foto si nota anche il tuo interesse per il design.
    Ho un paio di sedie Wassily in ufficio, dove ho appeso l'orologio da parete, e ad inizio gennaio non appena torneranno dal conciatore metterò la foto anche della mia con l'orologio :)
     
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    Bellissimo articolo. Inserimento perfetto nel contesto e nuova scimmia sulla spalla, che ero riuscito finora a tenere lontano, ma mi sa che dopo questa presentazione non c'è scampo. Non avendone, e avendo forse una scarsa cultura in campo di design, propongo un accostamento provocatorio. Avrebbe più correttamente dovuto essere sovietico, non ultimo perché gli ideali della Rivoluzione d'ottobre venivano direttamente dalla Germania di Marx ed Elgels, ma quello che ho è russo. Beh, a mio modo di vedere (da ignorante) anche questo richiama la Bauhaus.
    (La Bauhaus ha effettivamente avuto
    Corrispondenze in Russia in campo artistico - vedi il già citato Kandinsky - e architettonico, sia contemporaneamente che in seguito. Vedi la voce Vchutemas su Wikipedia e altre forme di razionalismo e modernismo in architettura)
    IMG_20211023_091019
     
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    CITAZIONE (Consonance @ 4/12/2021, 00:23) 
    Una curiosità... Ma il quadrante è argento? Esiste anche la versione con quadrante bianco?

    Sì, il quadrante è argento, risalta specie sotto una forte luce, mentre in condizioni di scarsa luminosità può sembrare anche color crema.
     
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