Orologi e Passioni

Posts written by solotennis

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    Emanuele "Sioux" Blandamura!

    Campione di boxe con una incredibile storia.

    Fonte: www.instagram.com/p/CInXucSA2B4/

    Tradito e abbandonato.⁣
    Incubi e demoni.⁣

    Il vuoto.⁣
    Il baratro.⁣
    Il punto del non ritorno.⁣

    Luce.⁣
    Salvezza.⁣
    Redenzione.⁣

    Si può nascere al tappeto e finire a braccia alzate urlando al cielo.⁣
    L’inizio di una storia è importante ma è il finale a fare la differenza.⁣
    Nel mezzo la lotta.⁣
    Lunghi ed infiniti round.⁣
    Contro la vita, il destino, noi stessi.⁣

    Emanuele Blandamura è un uomo.⁣
    Nato a Udine e cresciuto a Roma con i nonni, Felice ed Isabella, dopo la separazione tra la madre e il padre avvenuta a pochi mesi dalla sua nascita.⁣
    Con loro e per loro ha trovato la forza di rinascere.⁣

    Emanuele Blandamura è un pugile.⁣
    La boxe lo ha salvato.⁣
    Nei valori e nei principi della Noble Art si è costruito e fortificato.⁣
    Il ring è stato ed è il suo mondo.⁣
    Ha vinto e perso.⁣
    Ha lottato.⁣
    Sempre.⁣

    Emanuele “Sioux” Blandamura è un campione.⁣
    Nello sport come detentore del titolo Europeo nel 2016 e 2017, e sfidante al titolo mondiale nel 2018 perso a Yokohama contro l’idolo di casa e campione olimpico Ryota Murata.⁣
    Nella vita come chi ha saputo, fin dal primo giorno, lottare e non mollare mai.⁣
    Ha reso fieri ed orgogliosi i suoi due eroi.⁣
    Nonno Felice sua vera roccia, rifugio e ispirazione.⁣
    Nonna Isabella, donna d’altri tempi, sempre presente e capace di dare tutto con poco o niente.⁣
    In età matura ha voluto riallacciare, non senza sofferenze e tribolazioni, i rapporti con sua madre e suo padre, cercando di dare un senso personale alla parola famiglia.⁣
    Ha vissuto ed affrontato la vita come un incontro: senza paura e a testa alta!⁣

    “I pugni fanno male, ma la vita spesso provoca più danni.”⁣
    Nonostante questo, nonostante tutto: “La vita è bella!”⁣
    “Io non conto le vittorie ma le sconfitte che ho vinto.”⁣

    Parole di Emanuele Blandamura.⁣
    Uomo. Pugile. Campione!
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    La corsa più straordinaria nella storia dell’atletica italiana.
    Un’impresa unica, indelebile ed indimenticabile.
    Un record del mondo leggendario.
    Il racconto in prima persona dei 19”72 che il 12 Settembre 1979 a Città del Messico consegnarono all’eternità Pietro Mennea da Barletta.

    “Ecco lo sparo. Parto veloce rialzandomi in spinta perfetta. Primi 100 metri, mi diranno poi, in 10”04 manuali, che significa 10”28 elettrici. Un tempo eccezionale trattandosi di corsa in curva.
    Controllo bene la sbandata che ne segue nel momento in cui dalla curva entro in rettilineo: i piedi e il braccio destro lavorano bene. Uno sbandamento giustificato: saprò poi che in quel momento stavo correndo a 36,511 km/h. Sì, non è un errore: trentasei chilometri all’ora con le mie gambe.
    Mi ero concentrato soprattutto su un obiettivo: cercare di raggiungere al più presto la massima velocità di cui ero capace e mantenerla il più a lungo possibile. Ed è qui che aggiungo qualcosa di mio, fuori da ogni previsione di Vittori o personale: un finale di gara che ancora oggi ha dell’incredibile.
    I secondi cento metri sono stati coperti in 9”44. Per arrivare a questo è necessario e inevitabile che nel tratto tra i 100 e i 150 metri io abbia toccato punte vicine ai quaranta chilometri orari.
    Smetto di spingere praticamente solo sulla linea d’arrivo. I miei avversari sono lontani.
    Mi piego su me stesso, chiudo gli occhi e ascolto…Pochi interminabili attimi interrotti dal violento boato della folla: 19”72.”
    [Estratto dal libro: La corsa non finisce mai – Pietro Mennea]


    Fonte: www.instagram.com/p/CFB4CZ8gA9c/
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    Fonte: www.instagram.com/p/B-_4xQAABqn/


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    Nessuno può farti sentire inferiore!
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    “Temo che suo figlio non farà niente di che nella vita, signora” dice il dottor Wax alla mamma di Michael, con il figlio seduto accanto.
    “E’ iperattivo e con forti disturbi dell’attenzione: sindrome da Adhd, capisce?”. La mamma di Michael capisce, ma non del tutto. Suo figlio è troppo veloce? Poco attento? Questo lo sapeva già.
    E’ esattamente il motivo per cui è andata a parlare con il dottore. Prende la confezione di Ritalin, uno psicofarmaco, e torna a casa. E mentre Michael corre lungo il vialetto controlla le dosi e le controindicazioni. Tre volte al giorno. E poi? Cosa succederà?
    Siamo a Baltimora. Sul campanello della porta c’è scritto “Phelps”. In casa vivono quattro persone: Debbie, la madre; Michael, il bambino problematico a cui il dottore ha già letto il futuro; e le sue due sorelle maggiori, Whitney e Hilary. Il padre, invece, se ne è andato senza nemmeno lasciar detto dove. Michael rompe le cose correndo, e a scuola ha pessimi voti. Cosa gli piace? Mangiare e dormire. E’ tutto quello che sa fare. I compagni lo chiamano “Dottor Spock” perché ha le orecchie a sventola. E’ un ragazzone dal fisico imponente e per certi versi spaventoso.
    Debbie non ha fiducia in quelle pastiglie, e così, quando il mese dopo si rende conto che non è cambiato, prova a seguire un altro consiglio, quello delle figlie: mandarlo in piscina, a nuotare.
    Forse, nell’acqua, avrebbe potuto sfogare tutta la sua energia e voglia di muoversi. Proviamo anche questa, si dice Debbie. E anche questa, nei primi tempi, non funziona.
    A Michael non piace tuffarsi e non sopporta immergere la testa. Le sorelle insistono e lo convincono a iniziare con il dorso, dove alla partenza non ti devi tuffare e la testa non va sott’acqua. E questo gli piace.
    Per la prima volta in vita sua, mentre guarda le luci sul soffitto, Michael non si distrae. E l’energia che possiede gli permette di macinare una vasca dopo l’altra.
    E’ Bob Bowman, un tecnico in cerca di un campione, a vederlo nuotare, avanti e indietro, avanti e indietro, come una macchina.
    Parla con Debbie, prende la bottiglietta di psicofarmaci e li butta nella spazzatura.
    In cambio, due auricolari.
    Che roba è? Domanda Michael.
    Musica, risponde Bob.
    Quello che ti serve è il ritmo.
    Così Michael comincia ad ascoltare Eminem, mentre Bob lo porta alle prime gare. E da quel momento lo “Squalo di Baltimora”, quello che per il dottor Wax non avrebbe combinato granché nella vita, vince ventitré medaglie d’oro alle Olimpiadi (tredici individuali e dieci nelle staffette) e ventisei ai Mondiali, diventando il più grande nuotatore di sempre. Nel 2008, ai Giochi Olimpici di Pechino, dopo aver appena conquistato l’ottavo oro di quell’edizione (superando il record di sette del baffuto Mark Spitz), quando gli chiedono che cosa gli piace fare, Michael risponde:
    Mangiare, dormire e nuotare: è tutto quello che so fare!
    [Estratto dal libro: Goals – 98 storie + 1 per affrontare le sfide più difficili]
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    “Lo so che a qualcuno qui in Albania sembrerà strano che 30 medici della nostra piccola armata in tenuta bianca, partano oggi per la linea del fuoco in Italia. So che questi medici non equilibreranno il rapporto tra la forza micidiale del nemico invisibile e le forze in tenuta bianca che lo stanno combattendo dall'altra parte del mare. Ma so anche che laggiù è ormai anche casa nostra, da quando i nostri fratelli italiani ci hanno salvati, ospitati e adottati in casa loro. Quando l'Albania bruciava di dolori immensi. Noi stiamo combattendo lo stesso nemico invisibile e le nostre risorse risorse umane e logistiche della nostra guerra non sono illimitate. Ma oggi noi abbiamo delle forza di riserva che non possono restare in attesa, soprattutto quando in Italia ne hanno un enorme bisogno. In Italia dove stanno curando anche albanesi. E' vero che tutti sono rinchiusi dentro le loro frontiere, ed anche che Paesi ricchissimi hanno girato la schiena agli altri, ma forse, proprio perché noi non siamo ricchi ma neanche privi di memoria, non possiamo permetterci di non dimostrare all'Italia che gli albanesi e l'Albania non abbandonano mai l'amico in difficoltà. Questa è una guerra dove nessuno può vincere da solo. E voi, cari membri coraggiosi di questa missione per la vita, state partendo per una guerra che è anche la nostra. E l'Italia deve vincere e vincerà questa guerra anche per noi, anche per l'Europa e per il mondo intero".

    Queste sono state le parole che il premier albanese Edi Rama ha pronunciato, in perfetto italiano, alla partenza di 30 medici e infermieri albanesi in soccorso degli ospedali italiani.
    In foto l'ufficio di Edi Rama che, oltre a guidare il Paese, è un ex giocatore professionista di basket, che ha militato anche nella Dinamo Tirana nella Serie A albanese. Un grande amore per la pallacanestro, soprattutto quella italiana, che non ha mai dimenticato neanche durante la carriera politica.
    Non solo da italiani, ma da cittadini del mondo, lo ringraziamo per queste parole ricche di umanità e sentimento. Parole illuminanti che dovrebbero far riflettere tutti, anche alcuni italiani, in un periodo davvero terribile.


    Fonte: www.instagram.com/p/B-W7dj4gdaX/
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    Tratto dalla pagina Instagram POESIA SPORTIVA

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    “Giocavo in C e dicevano che non potevo. Sono arrivato in A e dicevano che un grande club non mi avrebbe mai preso. Giocavo qui e dicevano che con me non si andava da nessuna parte. Conosco il disco, ma adesso suono il mio. Ho vinto, e da protagonista. Sono un pagliaccio, ma sono il numero uno dei pagliacci.”
    [Gianmarco Pozzecco – estratto da un’intervista rilasciata nel 1999 a La Repubblica dopo la vittoria dello Scudetto con Varese]
    🏀❤️🌟📸⛹🏻‍♂️🇮🇹🏀
    Un giocatore all’apparenza normale ma tutto era e tutto è stato tranne che “normale”.
    Chi ha avuto la fortuna di assistere ai suoi “magic moments” non può non aver vissuto puri, idilliaci ed indimenticabili attimi di estasi sportiva.
    Con lui sul parquet tutti sapevano, compagni, avversari e spettatori, che qualcosa di straordinario sarebbe accaduto. E come per magia, puntualmente, accadeva sempre.
    Una finta, un assist, un tiro, una giocata, poteva succedere di tutto con quella amata palla a spicchi tra le sue mani.
    Un qualcosa di impossibile per tutti gli altri ma non per lui.
    Pensava più veloce di chiunque altro e vedeva cose che altri non riuscivano nemmeno ad immaginare.
    Talento, classe e genio allo stato puro.
    Un normale Supereroe senza apparenti superpoteri ma tutto era e tutto è stato tranne che “normale”.
    Nel giorno del suo addio al basket giocato, travolto da una inevitabile e quanto mai meritata standing ovation, salutò tutti con queste poche ma semplici parole scritte sulla canotta:
    “Grazie per avermi sopportato. Grazie a tutti”.
    Caro Poz, non ti abbiamo sopportato.
    Ti abbiamo amato!
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    Pura meraviglia

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    Edited by Tifeo Pluto - 16/3/2019, 23:30
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    Pura meraviglia

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    Fonte caps:https://www.instagram.com/federicamasolinfan/
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    www.instagram.com/federicamasolinfan/
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    Grazie per aver spostato nella corretta sezione!

    Vi propongo un'altra straordinaria foto di Federica.

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    Credit foto: www.instagram.com/federicamasolinfan/
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    La più bella e competente giornalista sportiva italiana.
    Federica Masolin è la Regina della Formula 1 ed è bellezza allo stato puro.

    Altre esclusive foto solo su: www.instagram.com/federicamasolinfan/

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    La Regina della Formula 1....Federica Masolin!!!
    Link per altre foto: www.instagram.com/federicamasolinfan/

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    Poesia per il compleanno di Schumacher:

    “Ho sempre creduto che non ci si debba mai, mai arrendere e continuare a lottare anche quando c’è una piccola, piccolissima chance.”
    [Michael Schumacher]
    ❤️🏆🏎📸🙏💫🏁
    I nostri occhi ti hanno visto vincere.
    I nostri occhi ti hanno visto dominare.
    I nostri occhi ti hanno visto divenire il pilota più vincente della storia della Formula 1 e demolire ogni sorta di record esistente.
    I nostri occhi ti hanno visto ritirarti, tornare e ritirarti una seconda e definitiva volta.
    Poi il silenzio, la lotta e la speranza!
    I tuoi occhi ci hanno visto esultare e gioire.
    I tuoi occhi ci hanno visto piangere.
    I tuoi occhi ci hanno visto vivere emozioni uniche ed indimenticabili.
    I tuoi occhi ci hanno visto ringraziarti e salutarti una prima ed una seconda volta.
    Poi il silenzio, la lotta e la speranza!
    Le parole possono tanto, gli occhi possono tutto.
    A loro, ai loro ricordi, alle loro emozioni, affidiamo, silenziosamente e con rispetto, i nostri più grandi, sinceri e migliori auguri.

    Fonte: www.instagram.com/p/BsK5y-9Ad3t/
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    “Per vincere Pantani non ha bisogno del doping ma ha bisogno delle salite.”
    [Marco Pantani]

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    Il 2 Agosto 1998 il mondo era tutto lì, sugli Champs-Élysées di Parigi, ad applaudire l’impresa leggendaria di un Pirata italiano di giallo vestito.
    Esattamente vent’anni fa Marco Pantani si aggiudicava il Tour De France 1998 diventando il settimo ciclista della storia capace di vincere nello stesso anno, a distanza di pochi mesi, il Giro d’Italia e la Grande Boucle.
    Chi ha avuto la fortuna di vivere quei giorni intensi ed appassionanti come pochi altri, non potrà mai dimenticare le emozioni vissute durante quel Tour, quando Marco decise, alla sua maniera, di staccare tutti e di scalare in maglia gialla la salita che porta alla leggenda.

    Fonte: www.instagram.com/poesia_sportiva
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    Al termine di una due giorni ricca di tensioni ed emozioni l’Italia può festeggiare la permanenza nel World group di Fed Cup grazie al successo ottenuto nello spareggio contro gli Stati Uniti sconfitti sulla terra rossa di Brindisi con il punteggio finale di 3-2.
    Protagoniste indiscusse del successo azzurro e della festa tricolore scoppiata sulle tribune del Circolo Tennis Brindisi Flavia Pennetta e Sara Errani capaci entrambe di conquistare un punto nei match di singolare e poi nel momento decisivo di superare nella sfida di doppio le americane Serena Williams ed Alison Riske.
    e Stati Uniti ha vissuto il suo epilogo finale, con la coppia azzurra formata da Flavia Pennetta e Sara Errani vittoriose con un netto e perentorio 6-0 6-3 sulla coppia statunitense formata da Serena Williams ed Alison Riske.
    Grazie al sofferto, prezioso e meritato successo odierno la nazionale italiana formata dalle eroiche Flavia Pennetta e Sara Errani e dalle bravissime Camila Giorgi e Karin Knapp, tutte sapientemente guidate da Corrado Barazzutti, può festeggiare l’inattesa vittoria sulla n° 1 al mondo Serena Williams e sulla nazionale degli Stati Uniti ma sopratutto può festeggiare la permanenza nel gotha del tennis mondiale e potrà prendere parte insieme alle altre sette migliori nazionali del mondo al world group della Fed Cup 2016.

    Articolo completo + statistiche + video:
    http://www.tennisteitaliane.it/fed-cup-ita...a-gioia-azzurra


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    ottima guida
16 replies since 22/2/2015
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